“Giù le mani dal Parco dell’Appia Antica, quelle tra Roma e Marino sono aree di valore mondiale che devono diventare parco”.
“Nessuna trasversalità per distruggere l’ambiente e fare l’ennesimo favore al cemento -afferma Maurizio Gubbiotti, coordinatore della Segreteria Nazionale di Legambiente. Chiediamo lo stop immediato all’Ordine del giorno bipartisan presentato sul tema, dopo tanti anni di discussione per proteggere quel luogo meraviglioso accanto al basolato dell’Appia antica, non può proprio essere questo l’ultimo atto del Consiglio regionale.”
Così Legambiente commenta la proposta di OdG, che sarebbe stata presentata in queste ore, che nel testo prevede si dia mandato al vice presidente e alla Giunta regionale di ‘coordinare (…) le attività istituzionali necessarie alla ricomposizione condivisa delle strategie di salvaguardia territoriale, urbanistiche ed edilizie, in corso e previste, nel Comune di Marino’ nonché di ‘modificare la proposta (…) di ampliamento del Parco Regionale dell’Appia Antica’. Una proposta bipartisan, a firma di esponenti del Partito Democratico (Carapella, Moscardelli, Perilli), del Popolo della Libertà (Celori), dell’Italia dei Valori (Colagrossi), della Lista Civica (Mariani) e di Sinistra Ecologia e Libertà (Fontana).
“Le splendide aree di campagna dei castelli romani comprese nei 120 ettari del Divino Amore e dell’ambito archeologico di Mugilla vanno salvate dall’incubo di 1.200.000 metri cubi di cemento -dichiara Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio-. Il Piano Territoriale Paesistico Regionale, adottato in Giunta, ha considerato gli interventi edificatori previsti dal piano regolatore di Marino “incompatibili con le esigenze di tutela paesaggistica”, così come ha fatto anche il Piano Territoriale di Coordinamento approvato dalla Provincia di Roma che considera quegli ambiti parte integrante della proposta di Piano d’Assetto del Parco e della stessa proposta di ampliamento. Chiamiamo alla mobilitazione i cittadini, bisogna contrastare questa assurda cementificazione.”
Roma 5 Febbraio 2010
Ufficio Stampa
Legambiente Lazio ONLUS