Legambiente: per battere il rischio e valorizzare il bacino, a partire dall’area laziale istituire il Parco Fluviale Interregionale del Tevere, ma stop al Porto di Fiumicino.
Nel Comune di Roma sono ben 552,66 gli ettari classificati come a “rischio idrogeologico molto elevato” R4 ricadenti nel bacino del Tevere, un territorio fragile tra Ponte Milvio, le aree dell’Aniene e la foce del fiume del quale tornare ad occuparsi nei momenti lontani dalle drammatiche emergenze per alluvioni e frane. E’ questo uno dei temi centrali messi a fuoco nell’ambito del Convegno “Un patto per il Tevere. Proposte e azioni per la riduzione del rischio idrogeologico” organizzato oggi presso la Sala della Mercede della Camera dei deputati, dove Legambiente e Anci hanno sottoscritto il Patto per il territorio, con dieci impegni per la concreta azione di mitigazione del rischio.
“Se il territorio è la più importante infrastruttura del Paese, la sua gestione, volta alla mitigazione del rischio idrogeologico, è tra le più importanti opere pubbliche –ha dichiarato Maurizio Gubbiotti, coordinatore della Segreteria nazionale di Legambiente-. Basta gridare all’emergenza dopo i disastri, puntiamo piuttosto a proposte per una concreta azione di messa in sicurezza, secondo le parole d’ordine riqualificazione del territorio, diminuzione del consumo di suolo, delocalizzazione dei beni esposti. Per questo, proponiamo sin dagli anni ’90 la creazione del parco inter-regionale del Tevere, uno strumento di tutela e valorizzazione degli ambiti fluviali ed un’occasione di sviluppo e pianificazione sostenibile del territorio intorno al fiume. E ribadiamo invece il nostro fermo no al nuovo porto di Fiumicino, un gigante di cemento nel pieno della foce del Tevere, uno di quei progetti assurdi e sbagliati che continuano ad essere approvati, anche purtroppo con il benestare dall’Autorità di Bacino.”
Proprio per battere il rischio idrogeologico e valorizzare il bacino, Legambiente ha riproposto l’istituzione del Parco Fluviale Interregionale del Tevere, un’idea strategica che fu inserita proprio su proposta di Legambiente tra le priorità della Legge Regionale sui parchi vigente nel Lazio. Ma allo stesso tempo non si può continuare ad approvare progetti devastanti come quello del nuovo Porto di Fiumicino, il più grande porto del Lazio e d’Europa, in una splendida area classificata a “rischio idrogeologico molto elevato (R4)”, per un totale di circa 129mila metri cubi di cemento, 105 ettari di demanio consumati e 1.445 posti barca.
Il bacino del Tevere, di 17.375 kmq di estensione, racchiude luoghi importanti e meravigliosi: i 7.194 kmq che ricadono nel Lazio, coinvolgono 201 Comuni (il 53,3% su 377 complessivi), per un totale di 1.076 frazioni o centri abitati, che ospitano oltre 3 milioni di abitanti. Un territorio ricco della storia, della natura e della cultura che in migliaia di anni si sono stratificate in un modo irripetibile: oltre 200 luoghi di interesse storico e naturalistico, con almeno 60 diversi prodotti tipici e quasi 80 sagre e mercatini di artigianato, secondo uno studio di Legambiente.
“Basta compromessi sulla pelle del Tevere e dei suoi abitanti. Il clima cambiato sta portando ad eventi estremi sempre più frequenti e pericolosi, bisogna allora cambiare passo per rispondere a questa nuova situazione – ha dichiarato Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio – La pianificazione di bacino coglie molto bene tutti questi aspetti, va resa operativa stoppando progetti scellerati e rispettando i vincoli, con precise misure di salvaguardia, cogliendo la fragilità di questi territori come una grande opportunità per il futuro del Lazio. Servono scelte politiche chiare e vanno investiti i fondi per raggiungere il risultato, visto che ad oggi sono stati stanziati solo 60 milioni di 1,7 miliardi di Euro stimati dall’Autorità di bacino del Tevere nel Piano di Assetto Idrogeologico.”
Solo il 4% del totale degli investimenti per il PAI è stato reperito, per gli interventi da attuare per le aree a rischio frana, a rischio idraulico, per la manutenzione ordinaria e contro i dissesti di basso rischio per il reticolo minore. A dimostrazione di come le risorse in questo settore sono sempre più difficilmente reperibili e come sinora, invece, all’aumentare delle spese per una presunta messa in sicurezza, è corrisposta una contemporanea crescita delle spese in interventi straordinari per alluvioni, con una una dissipazione di risorse economiche. Complessivamente nel Comune di Roma sono a rischio oltre 1.800 ettari, ricadenti nel bacino del Tevere: ai 552,66 ettari classificati a “rischio idrogeologico molto elevato” R4, se ne aggiungono 319,48 a “rischio elevato” (R3, 0,27%) e 935,10 a “rischio medio” (R2, 0,79%).
Roma, 16 Marzo 2010
Ufficio Stampa
Legambiente Lazio ONLUS