Legambiente Lazio ha inviato un Esposto alle autorità competenti per conoscere le ragioni per cui nei giorni scorsi sia stata effettivamente concessa l’autorizzazione per abbattere la cosiddetta palma di Goethe. Questo, nonostante l’albero, alto circa 20 metri e con 200 anni di storia, pur trovandosi all’interno di un giardino privato, fosse sottoposto a vincolo, tanto più che rappresentava una specie rarissima nella Capitale, e rivestiva dunque un particolare valore ambientale, storico, antropologico e culturale.
La palma, come hanno specificato gli esperti, non apparteneva infatti alla comune specie Phoenix Canariensis, arrivata dalla Francia nel 1860, ma alla splendida famiglia della Phoenix Silvestris, conosciuta anche come “palma da zucchero dell’India”, di cui a Roma sono rimasti solo tre o quattro esemplari, e sarebbe stato proprio Goethe, secondo la “leggenda”, a piantarla durante il suo celebre “Viaggio in Italia”. “Duecento anni di storia e venti metri di altezza, un pezzo di storia e dell’architettura della città spazzati via così, in un solo colpo, senza ascoltare le proteste dei residenti – ha dichiarato Lorenzo Parlati, Presidente di Legambiente Lazio –. Vogliamo verificare la regolarità dell’abbattimento e nel caso conoscere quali siano state le motivazioni che l’hanno autorizzato, indagando inoltre se davvero un privato cittadino può decidere da solo per il taglio di un albero posto nella sua proprietà, ma sottoposto a vincolo. Ci chiediamo se è pos sibile che la pianta fosse malata visto che si trattava di una specie praticamente inattaccabile dal punteruolo rosso, che sta minacciando la sopravvivenza delle palme di tutta Italia. E riteniamo che se anche fosse questo il caso, bisognava fare tutto il possibile per salvare un esemplare che rappresentava una rarità nella nostra città, prima di abbatterne la chioma, la parte fondamentale per una specie che cresce solo dalla “testa”. Le nostre sono domande per cui ci attendiamo al più presto una risposta, chiedendo che azioni del genere avvengano con un processo più trasparente.”