Cittadini mobilitati a difesa acqua come bene comune da garantire a tutti, non merce da governare secondo logica del profitto; nel Lazio già sperimentate fallimentari conseguenze della gestione privata
Legambiente aderisce al vasto comitato, guidato dal Forum italiano dei movimenti per l’acqua, che da oggi promuove la raccolta firme per i referendum contro la privatizzazione dell’acqua, con centinaia di iniziative sparse su tutto il territorio nazionale. L’obiettivo è ambizioso, scongiurare la corsa all’oro blu come prevede il Decreto Ronchi, che ha reso obbligatoria la dismissione delle quote pubbliche nelle società di gestione di risorse pubbliche, e garantire invece l’accesso ad un bene che è di tutti, e non una merce da cui trarre profitto.
Scarsi o nulli miglioramenti della qualità della risorsa e del servizio, anzi piani e progetti continuamente disattesi, rimandati nel tempo, a cui si aggiungono aumenti delle tariffe e sospensione dell’erogazione. Queste le fallimentari conseguenze, nel Lazio, della già sperimentata gestione privata del servizio idrico, in situazioni dove la maggioranza rimaneva pubblica, ma hanno sempre prevalso le logiche della ricerca di profitto. In provincia di Latina, con la multinazionale francese Veolia coinvolta nella gestione dell’acqua, i costi per i cittadini sono aumentati anche del 300%. A Frosinone, l’arrivo di Acea Ato 5 non ha risolto la mancanza di acqua a Sora e nella Valle del Liri, né la pessima qualità della depurazione. A Roma ora si profila la privatizzazione di Acea, con la maggioranza del Consiglio comunale capitolino che, senza atten dere le scadenze del Decreto, ha già approvato una mozione che prevede in sostanza la cessione del 21% delle quote comunali della società.
“L’acqua non è un servizio pubblico qualsiasi, non può essere gestita con la logica del profitto, è un bene comune indispensabile alla nostra sopravvivenza, da garantire a tutti, sempre e comunque –ha dichiarato Cristiana Avenali, direttrice di Legambiente Lazio–. Per questo Legambiente promuove con forza la raccolta firme e per tre mesi chiede a tutti i cittadini di diventare difensori del bene comune. A Roma, il Sindaco Alemanno non può assolutamente procedere alla privatizzazione di Acea, svendendo il futuro dell’acqua e dei suoi cittadini, un’azienda che serve il territorio della Capitale e del Lazio Centrale con circa 3,5 milioni abitanti e un totale di 500mila utenze.”
Disastrosi ad oggi i dati laziali sul servizio idrico, con perdite di rete che rimangono al 55% a Latina, al 54% a Rieti, al 48% a Frosinone e al 25% a Roma, mentre i consumi hanno sfondato i 236 litri per abitante al giorno nella Capitale, i 226 a Viterbo e i 164 a Rieti (Ecosistema urbano). Il 21% degli scarichi civili non è allacciato alla rete fognaria, mentre il 29,5% non è sottoposto a depurazione. Molto debole inoltre il controllo pubblico: le conferenze delle Province e dei Sindaci spesso si sono limitate ad approvare i bilanci piuttosto che a compiere azione di verifica; non sono ancora state istituite tutte le consulte dei cittadini; il garante regionale del servizio ha lavorato bene ma è stato messo in condizione di incidere poco.
Roma, 24 Aprile 2010
Ufficio Stampa
Legambiente Lazio