Intervista ad Angelo Ferrillo, ideatore del sito web “La Terra dei Fuochi”: “Politica e magistratura latitano mentre i cittadini muoiono.
La Camorra? I clan che sono sul territorio lasciano fare senza opporsi. Bisogna indagare per capire i legami”
Cartolina da Napoli: comuni attaccati l’uno all’altro, non si capisce bene dove finisca il primo e cominci il secondo. Un’immensa colata di mattoni e cemento: Scampia, Melito, Giugliano, Sant’Antimo, Aversa, e via lungo la strade che portano a Capua e Caserta. Nella cintura periferica il verde è un miraggio. Da quel poco scampato all’edilizia selvaggia si alzano immense colonne di fumo nero. Ogni giorno, stesso luogo, stessa ora. Rifiuti, plastica, copertoni, eternit. Non manca davvero niente. La notizia del rogo appiccato nei pressi del campo rom fra Scampia e Mugnano è di pochi giorni fa, ma non si tratta certo di un caso isolato. La plastica brucia, si scioglie, si ricava il rame che viene poi rivenduto. Meccanismo semplice e brutale per i polmoni di chi vorrebbe solo avere il diritto di respirare. E intanto le istituzioni, le forze dell’ordine, la Asl cosa fanno? Lo abbiamo chiesto ad Angelo Ferrillo, ideatore e organizzatore dell’associazione di cittadini “La Terra dei Fuochi”, da anni in prima linea nel denunciare attentati alla salute e acquiescenza delle istituzioni in quel martirizzato tratto di terra a Nord di Napoli.
La vostra associazione ha approntato denunce collettive nei confronti di amministrazioni, Prefettura, Asl competenti e perfino ai Ministeri dell’Interno e della Salute per omessa tutela del territorio. Com’è stata la risposta dei cittadini?
Non è vero che i cittadini sono omertosi e non vogliono vedere né sentire. La partecipazione c’è ed è crescente, lo dimostrano le denunce che stiamo raccogliendo. Finora i moduli scaricati dal sito web sono stati un centinaio ed ognuno viene sottoscritto da almeno una decina di persone. Nel novembre del 2008 ci fu una delle prime denunce di gruppo che presentammo insieme ai residenti del comitato di Scampia “gli affumicati” presso la Procura di Napoli, notificando le copie ai massimi vertici istituzionali, compresa la Presidenza della Repubblica e quella del Consiglio dei Ministri. Già in quell’occasione raccogliemmo ben 709 firme, che sono ancora in attesa di una risposta.
Qual è stata, quindi, la risposta di politica e magistratura?
Nessuna, come se il problema non esistesse. Davanti a palesi responsabilità delle amministrazioni locali e gravissimi illeciti penali, ovvero i roghi tossici, sia la politica ma soprattutto la magistratura campana latitano in modo evidente, e la vicenda giace in un totale silenzio, relegata al massimo nei trafiletti dei giornali locali. Nel 2009 la Procura partenopea fece un grande scalpore per la vicenda dell’inquinamento nella grotta azzurra di Capri. Quest’anno, invece, i magistrati si sono accorti che nell’isola non funzionava l’impianto di depurazione delle acque. Qui sulla terra ferma i depuratori non hanno mai funzionato! Il dovere dei cittadini non può andare oltre certi limiti. Se la magistratura conta ancora qualcosa, è ora che lo dimostri dando una forte risposta alla crescente domanda per il ripristino della legalità. Altrimenti non ci resta davvero che fare tutti le valigie e lasciare questa regione al suo destino.
Gli incendi di rifiuti sono ormai all’ordine del giorno. Chi è ad appiccarli?
I roghi si sviluppano in tutta la regione, ma registriamo una particolare frequenza nei pressi dei maggiori campi nomadi intorno alle province di Napoli e Caserta. Questo è un dato di fatto documentato da foto e video che ogni giorno pubblichiamo attraverso il sito web dell’associazione. Ho ricevuto accuse false e gratuite di razzismo da chi tutela i diritti dei rom, ma non lottiamo affatto contro di loro. Anzi, all’interno di quelle comunità ci sono persone che hanno firmato i nostri esposti. Anche loro sono stanchi di vivere in questo modo. Purtroppo, però, c’è anche chi vive e si sostenta solo mediante il commercio abusivo del rame, ricavato dalla plastica e dai rifiuti che si bruciano ogni giorno.
Non credi che alle spalle ci siano gli affari della camorra e delle eco-mafie?
In tutte le attività illecite del nostro territorio non si possono mai escludere gli interessi dei clan, ma per certi aspetti, coinvolgere in tutti i roghi mafia e camorra è ridicolo. Il fenomeno criminale dei roghi tossici di rifiuti è soprattutto un mix di illegalità diffusa e semplice criminalità organizzata, non è detto che dietro ogni rogo ci sia l’interesse specifico di qualche clan, poiché in molti casi si tratta di criminalità di basso profilo. Parliamoci chiaro, la Camorra non si sostiene certo col business dei copertoni esausti. Chi dice diversamente fa disinformazione e contribuisce ad alimentare leggende metropolitane che non esistono.
Quindi credi che i clan non c’entrino nulla?
Purtroppo sul nostro territorio i clan c’entrano sempre. “Non si muove foglia che Camorra non voglia”, è una realtà sempre presente. Faccio un esempio: se io, insieme ad altre persone, decido di mettere su una piazza di spaccio non facendo parte del sistema, la Camorra non lo permetterà. Nel caso dei rifiuti bruciati, invece, i clan lasciano fare. Bisogna quindi indagare quali siano legami e collusioni. E’ quanto meno ipotizzabile che dietro ci siano scambi di favori o una sorta di patto. Torno a sottolineare, in un paese civile queste sono domande alle quali la magistratura dovrebbe dar delle risposte e la politica delle soluzioni, non certo un semplice cittadino come me.
I rifiuti bruciano, ma per farlo devono pur provenire da qualche parte…
Qui entra anche in gioco l’inciviltà di alcuni cittadini, che spesso esasperati dalle disfunzioni e dal cattivo funzionamento dei servizi di raccolta, lasciano gli ingombranti in mezzo alla strada oppure smaltiscono in modo fai da te i pericolosi scarti di lavorazione di innumerevoli attività produttive. Il servizio di raccolta non è sempre funzionante. Ad esempio, a volte capita che gli ingombranti come gli imballaggi restino abbandonati per giorni e giorni. Così, prima che si porti a termine la raccolta, chi ha interesse a bruciarli ha tutto il tempo per recuperarli, caricare il tutto su un furgoncino e accatastarli in aree adibite ai roghi.
Roghi che avvengono sempre negli stessi luoghi, alla stessa ora. Com’è possibile che nessuno intervenga?
Si, è come se facessero sempre una rapina nello stesso posto malgrado le denunce. La cosa paradossale è che tra Scampia e Giugliano ci sono caserme di carabinieri e finanza di rilevanza regionale. Non c’è volontà di agire per salvaguardare il territorio. In conclusione, l’ignoranza è anche di chi è preposto per legge alla tutela dell’ordine pubblico e la sicurezza dei cittadini. Mentre ci stanno letteralmente avvelenando, non è possibile vedere che fatti simili accadano sotto gli occhi di forze dell’ordine impegnate a fare controlli per infrazioni al codice stradale.
Quindi la responsabilità è di chi non controlla?
I primi responsabili sono i sindaci, a cui è affidata la tutela dei territori e della salute pubblica dei residenti. Poi c’è il generale disinteresse di tutti, delle Asl, dell’Arpac, le omissioni della Prefettura da cui per decreto del Ministro dell’Interno Maroni dipende la questione e la tutela delle popolazioni nomadi. In generale possiamo dire che siamo di fronte a una vera e propria catastrofe, non di emergenza. Quest’ultima si verifica in periodi di tempo limitati, può essere un terremoto, o un’alluvione. I roghi, invece, vanno avanti da 20 anni grazie soprattutto all’indifferenza politica e istituzionale.
A proposito di sindaci: il ministero dell’Interno ha recentemente sciolto il Comune casertano di Camigliano, dove si raggiunge il 70 percento di raccolta differenziata. A Giugliano e dintorni, invece, sono ancora tutti al loro posto…
Ciò dimostra solo una cosa: questa politica non è più degna del nostro rispetto. Hanno svenduto il territorio, e nella maggior parte dei casi i partiti rappresentano solo un tornaconto privato in disaccordo con la collettività. Di fatto cacciano via un sindaco come Vincenzo Cenname e lasciano al loro posto sindaci di Comuni dove non si raggiunge nemmeno il 20 percento di riciclo. Oppure, ancora peggio, altri Sindaci per cui sono state fatte richieste di arresto, prontamente respinte dalla giunta dell’immunità del Senato. Alla faccia della legge è uguale per tutti! Non c’è bisogno del lodo Alfano, in Italia la giustizia è ferma al medioevo. Ormai siamo attori in un “Truman Show” dove tutti recitano la parte dei buoni ben sapendo come vanno le cose. Per questo noi ci proponiamo di scuotere la coscienza civile dei cittadini. La politica, come associazione, non ci è mai interessata. Ma ora, dopo 3 anni di attività, se necessario penseremo anche a questo con la formazione di una lista civica. Se la politica non si interessa a noi saranno i cittadini a interessarsi delle politica, perché “La Terra dei Fuochi” non è altro che l’emblema di un territorio e di un paese completamente da rifare.
08/09/2010
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