L’Associazione Vittime della Caccia chiede la sospensione della caccia su tutto il territorio nazionale in via cautelativa
COMUNICATO STAMPA
Associazione Vittime della Caccia – 10 gennaio 2011
Morìa di uccelli: l’Associazione Vittime della Caccia chiede la sospensione della caccia su tutto il territorio nazionale in via cautelativa
Inquietanti le notizie che rimbalzano in questi giorni sulla morìa di uccelli (e pesci) in tutto il mondo. Sì, in tutto il mondo, l’aspetto allarmante è questo.
Tanti casi isolati e contemporanei per una rara coincidenza oppure la causa è da cercare altrove?Chi può saperlo? Non sarà una magia? Un anticipo del 2012? ET? Il Polo che si sposta?
Nel 2011, a fronte di questo fenomeno il vuoto dell’informazione è ancora più inquietante del fenomeno stesso e lascia addosso una bigia sensazione da tempi bui… E com’è legittimo che sia, qualche dubbio su cosa ci viene solitamente propinato dai media e cosa invece non ci viene detto, sorge.
Anche perchè non mancano certo i mezzi di comunicazione. E’ infatti dai blog che la gente si fa le più svariate e legittime domande sull’origine di questa strage globale di avifauna…
Tortore morte (Ansa)Se le cause non fossero pertinenti all’inesplorato, magari non sarebbe il caso di chiarire scientificamente gli esiti delle analisi cliniche effettuate sulle centinaia di Tortore stecchite a Faenza, la cui morte veniva attribuita presumibilmente a…”indigestione”? Non sarà il caso di effettuare test mirati ad evidenziare eventualmente la presenza di virus aviari? Certamente sono stati fatti. Possiamo stare tranquilli?
Il silenzio in questo caso è uno spauracchio minaccioso da scacciare con la necessaria informazione da parte delle Istutuzioni competenti.
E’ al Ministero della Salute che infatti rivolgiamo alcune domande ed una richiesta: se dal fenomeno globale della morìa di uccelli, e nello specifico quanto accaduto in Italia, sono da escludere relazioni con il virus aviario di tipo A sottotipo H5N1?
Si domanda anche di conoscere la fase ed il livello di allerta dichiarati dall’OMS per la pandemìa influenzale che ancora colpisce molti italiani, secondo quanto stabilito dal “Piano Nazionale di preparazione e risposta ad una pandemia” del Ministero della Salute e quali siano i ceppi sinora isolati riscontrati sugli umani. A tal proposito, l’ultimo aggiornamento del Ministero della Salute risale al 29 dicembre 2010 (http://www.salute.gov.it/influenza/influenza.jsp). Relativamente alla corrente stagione, negli ultimi aggiornamenti si segnalano, in quanto isolati, i virus influenzali come quello di tipo A, sottotipo H1N1v ed alcuni virus influenzali di tipo A, a tale data non ancora sottotipizzati.
Alla luce degli accadimenti che vedono ingenti quantità di uccelli e pesci morire improvvisamente in massa, “misterioso” fenomeno che si presenta contemporaneamente ad innumerevoli altri casi in tutto il mondo, ci preoccupa e ci esorta a chiedere formalmente ai Ministeri competenti (Ministero della Salute, Ministero dell’Ambiente, Ministero dell’Agricoltura e Foreste) se non ritengano IN FORMA CAUTELATIVA di DOVER SOSPENDERE L’ATTIVITA’ VENATORIA SU TUTTO IL TERRITORIO NAZIONALE in attesa di più certi ed ampi riscontri sanitari, ricordando che non è tanto il passaggio e la sosta di uccelli infetti a costituire potenziale rischio di contagio, quanto invece lo è se gli uccelli ammalati vengono abbattuti e manipolati, talvolta dispersi nell’ambiente.
“Il contatto stretto della popolazione umana con animali infetti rappresenta un grave fattore di rischio per la salute pubblica. A tal proposito l’OMS e altri organismi europei (ECDC,) in collaborazione con il CCM, hanno puntato l’attenzione sulla necessità di attuare sistemi efficaci di prevenzione del contagio soprattutto per quanto riguarda la popolazione identificata a rischio”.
I cacciatori sono una categoria a rischio. Poiché è innegabile che i cacciatori entrino in contatto con uccelli selvatici potenzialmente infetti. Cosa rischiano raccogliendoli appena abbattuti, toccando il loro sangue o le feci, respirando le polveri, spiumandoli ed eviscerandoli? Cosa rischiano i suoi familiari e la collettività tutta?
Perché nessuna istituzione sanitaria o scientifica non ha mai adottato misure preventive specifiche per preservare una delle categorie più esposte al rischio di contagio da parte dell’avifauna selvatica?
In compenso, sono molto dettagliate e rigorose le indicazioni e le regole igienico-sanitarie cui si deve attenere un ricercatore, dettate nella circolare dell’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica del 2 settembre 2005, (Prot. 6478 / TC-10) all’allegato E, destinate appunto agli operatori per la cattura e l’inanellamento della fauna selvatica da osservare.
Inoltre c’è da considerare la possibilità che gli uccelli infetti abbattuti non siano raccolti, qualora non vengano ritrovati dal cacciatore, e si crei così la possibilità che il virus si insedi tra le specie selvatiche in natura. Infatti la dispersione nell’ambiente di parti infette comporterebbe un ulteriore rischio di contagio anche per gli altri animali selvatici sani, nonché per tutte le altre specie sensibili ai virus influenzali (i suìdi e gli altri volatili, in modo particolare il germano, l’alzavola, il codone, il fischione, la canapiglia, la marzaiola, la folaga, il mestolone, la quaglia, la starna, il fagiano, la pernice), offrendo così il contesto ideale al virus di mutare nel tempo ed arrivare, nella peggiore delle ipotesi, al tanto temuto “salto di specie” genetico.
L’Associazione Vittime della Caccia ribadisce pertanto l’urgenza di un’informazione chiara e tempestiva, nonché l’adozione di tutte le misure cautelative necessarie, quale la sospensione della stagione venatoria su tutto il territorio nazionale, nella speranza che si risolvano i “misteri” e la preoccupazione rientri, ma resti responsabilmente alta la vigilanza.
Ufficio Stampa, Associazione Vittime della Caccia – 10 gennaio 2011
http://media.causes.com/ribbon/981548