Si è conclusa il 31 gennaio la stagione venatoria 2010/2011. Dal 1° settembre, giorno di apertura, sono passati cinque mesi in cui gli animali selvatici sono stati fatti oggetto del passatempo sanguinario dei cacciatori.
Si è conclusa il 31 gennaio la stagione venatoria 2010/2011. Dal 1° settembre, giorno di apertura, sono passati cinque mesi in cui gli animali selvatici sono stati fatti oggetto del passatempo sanguinario dei cacciatori. Tutti i giorni, con esclusione del solo martedì e venerdì, il nostro ambiente naturale è stato testimone di un massacro costato la vita a milioni di animali, nonostante il recente sondaggio Eurispes confermi, una volta di più, che la stragrande maggioranza degli italiani è contraria alla caccia. E tutto ciò a fronte di un risicato 1% di popolazione rappresentato dai cacciatori, da coloro che negli animali vedono solamente prede da abbattere a qualsiasi costo, a volte anche della vita dei propri compagni di battuta.
Gli animali selvatici sono sempre più ostaggio del piombo dei cacciatori e degli appetiti elettorali dei politici locali. Questi ultimi, costantemente alla ricerca del consenso, tentano di ingraziarsi il favore dei cacciatori con concessioni illegittime, irrispettose delle leggi nazionali e delle direttive europee.
“Sono decine gli atti amministrativi in materia di caccia, impugnati davanti ai TAR di tutta Italia dall’ufficio legale della LAV – commenta Massimo Vitturi, responsabile del settore caccia e fauna selvatica dell’associazione – atti che sono poi stati sospesi a causa dei numerosi profili d’illegittimità in essi contenuti”.
Ma la chiusura della stagione venatoria non significa affatto che sia terminata la mattanza: caccia di selezione agli ungulati, uccisione di nutrie e volpi nelle tane, abbattimento di colombi, sono preziose opportunità di sterminio fornite dalle amministrazioni locali ai cacciatori.
E’ ora che la politica legiferi tenendo democraticamente conto dell’interesse della maggioranza dei cittadini, così come indicata dai numerosi sondaggi in tema di caccia. L’abolizione dell’art.842 del codice civile, che consente solamente ai cacciatori di invadere i terreni privati anche senza il benestare dei proprietari, è il primo passo verso il ripristino del diritto e la definitiva abolizione della caccia.
“I dati ISTAT confermano che il numero dei cacciatori è in continua diminuzione – conclude Vitturi – l’unica specie dalla cui estinzione l’ambiente naturale e gli animali trarranno grandissimo giovamento”.
31 gennaio 2011
Ufficio stampa LAV www.lav.it