Il sistema giudiziario statunitense funzione perché non fa i processi, non fa gli appelli e non motiva le sentenze.
Il processo americano più che breve è inesistente.
4 marzo 1947 Ultime fucilazioni in Italia (Quelli di Villarbasse)
Il sistema giudiziario statunitense funzione perché non fa i processi, non fa gli appelli e non motiva le sentenze.
Ogni anno (anche se metà dei crimini gravi non è denunciata alle autorità) le 18.000 polizie americane effettuano 15 milioni di arresti che però si riducono a 155.000 processi (di cui un terzo civili). Questo miracolo si spiega col fatto che il 96% delle condanne è ottenuto con il patteggiamento e che solo una parte piccolissima dei procedimenti giudiziari civili e penali arriva in aula.
Qui le cose avvengono rapidamente sia perché le udienze preliminari hanno fatto piazza pulita di tutti gli impicci procedurali, sia perché l’imputato non ha vantaggi nel dilazionare il dibattimento, dato che la prescrizione si è interrotta per sempre con l’inizio dell’azione giudiziaria, sia perché i giudici, quasi tutti ex procuratori, non amano perdersi in chiacchiere.
La giuria non deve motivare la sua decisione. Che vi spediscano sulla forca o vi mandino libero a dispetto dell’evidenza la decisione è finale e “the show is over” (come del resto accade quando vi siete dichiarato colpevole). Sono solo quei fortunelli dei condannati a morte che hanno la certezza di una revisione formale del verbale del processo. L’appello americano, civile e penale, può diventare una messa cantata pluridecennale, ma la stragrande quantità dei casi è decisa dall’unico giudizio di merito.
A onor del vero è doveroso far notare che non sempre le cose sono così spicciative. Le prigioni americane traboccano di decine di migliaia di detenuti in attesa di giudizio. Poveracci che non sono in grado di pagare la cauzione e preferiscono dichiararsi colpevoli di un crimine che non hanno commesso, pur di non attendere per mesi il giudizio.
Anche per i crimini gravi ci vuole il suo tempo ed è raro che un omicidio di primo grado arrivi al dibattimento prima di due o tre anni. L’estate scorsa un padre, accusato dell’assassinio della figlia, è stato rimesso in libertà dopo più di cinque anni di detenzione cautelare.
Dott. Claudio Giusti