Ho trascorso gli anni più belli della vita battendomi per la libertà di religione in Unione Sovietica e so che questa libertà non si può ridurre ad una mera libertà di culto.
Lettera aperta alla
Corte Europea dei Diritti Umani
Consiglio d’Europa, Strasburgo.
Ho trascorso gli anni più belli della vita battendomi per la libertà di religione in Unione Sovietica e so che questa libertà non si può ridurre ad una mera libertà di culto. Ma altrettanto bene so che la libertà di religione trova il suo limite nella libertà di credo o di non religione degli altri. Considero umiliante dovere ancora una volta ricordare che questa libertà deve essere da tutti e per tutti rispettata. Chiedo quindi a gran voce che nel nostro Paese sia infine riconosciuta l’indispensabile necessità di avere dei luoghi “neutri”. Luoghi nei quali ognuno di noi non sia né credente né ateo, ma cittadino. Riaffermo quindi l’urgente dovere della rimozione delle simbologie sacre dai luoghi pubblici, in particolare dai tribunali.
Dott. Claudio Giusti
http://www.osservatoriosullalegalita.org/special/penam.htm
Claudio Giusti ha avuto il privilegio e l’onore di partecipare al primo congresso della sezione italiana di Amnesty International ed è stato uno dei fondatori della World Coalition Against The Death Penalty. Fa parte del Comitato Scientifico dell’Osservatorio sulla Legalità e i Diritti.
NOTA
La libertà di religione è una delle fondamenta su cui si reggono i Diritti Umani Universali e la civile convivenza. Il diritto ad avere, non avere, cambiare religione è sancito dall’Articolo 18 della Dichiarazione del 1948 e questo diritto è considerato così importante da non poter essere sospeso per nessuna ragione al mondo (Art 4.2 e Art. 18 del ICCPR).
http://www.volint.it/scuolevis/dirittiumani/patto_dir_civ.htm
Ovviamente per libertà di religione si intende qualcosa che va ben al di là di una mera libertà di culto. Ma libertà non significa abuso e obbligo. La libertà dei credenti termina dove comincia quella dei non credenti o di chi pratica una diversa religione. La logica conseguenza di questi elementari principi è la necessità, per ogni paese decente, di rispettare i diritti di tutti e di avere alcuni luoghi “neutri”, cioè privi di simboli e riferimenti religiosi. Questo purtroppo in Italia non accade.
Con la risibile scusa che la maggioranza dei cittadini apparterrebbe al cattolicesimo il simbolo di questa religione viene imposto in ogni luogo pubblico, mentre i diritti dei non cattolici sono ben poco rispettati. Nei tribunali e nelle scuole i simboli cattolici devono essere esposti e la Signora Lautsi si è rivolta alla giustizia italiana per ottenere il rispetto dei diritti dei suoi figli. Le risposte sono state surreali. http://www.osservatoriosullalegalita.org/06/acom/02feb2/1633ritastatolaico.htm
Ma per fortuna ci sono dei giudici a Strasburgo e la sentenza Lautsi c. Italie ha rimesso le cose a posto. Voglio sperare che la Grande Chambre confermerà la sentenza permettendo a tutti i cittadini italiani di iniziare a fruire di quei diritti che da troppo tempo gli sono negati.
17 marzo 2011
17 marzo 1959
Il Dalai Lama lascia il Tibet