Monitoraggio e bonifica siti contaminati da ordigni bellici chimici

Legambiente Lazio aderisce a coordinamento per monitoraggio e bonifica di siti contaminati da ordigni bellici chimici.

Legambiente Lazio – Comunicato stampa

Roma, 28 marzo 2011
A partire dai problemi emersi al Lago di Vico, Legambiente Lazio ha aderito al coordinamento per il monitoraggio e la bonifica dei siti contaminati da ordigni bellici chimici costituitosi in questi giorni. Il conflitto in Libia rilancia l’allarme sullo spettro delle armi chimiche accumulate da Gheddafi, ma ci sono diversi comuni italiani che da almeno settant’anni sono certamente vittime degli stessi veleni. Dal Lazio alla Puglia, dalle Marche alla Lombardia e fino alla Campania, terreni, stabilimenti e discariche sottomarine continuano a ospitare l’eredità del colossale arsenale di armi chimiche creato dal fascismo e troppo nascosto dai governi della Repubblica.
Per chiedere che questa scia di morte venga spezzata, un gruppo di associazioni e comitati ha deciso di riunirsi, invocando che venga finalmente fatta chiarezza sui rischi di questa bomba sepolta nel mare e nel terreno del nostro paese. Il Coordinamento Nazionale per il monitoraggio e la bonifica dei siti contaminati da ordigni bellici chimici inabissati o interrati durante e dopo il secondo conflitto mondiale si è riunito per la prima volta la scorsa settimana proprio nella sede di Legambiente Lazio. Il Coordinamento è formato da rappresentati di associazioni e comitati operanti nelle zone più colpite in Italia: Lago di Vico, Molfetta, Colleferro, Ischia, Pesaro e Cattolica. Presto entreranno a far parte del Coordinamento nuove realtà in rappresentanza di altre aree fortemente colpite in Lombardia, Piemonte, Lazio e Abruzzo.
Nel caso del Lago di Vico, la dimensione del problema è nota da tempo grazie all’azione di denuncia di Legambiente e delle associazioni ambientaliste, degli enti locali, dei ricercatori dell’Università della Tuscia, ma il problema dei residuati bellici ha origini lontane: l’arsenale chimico venne creato dal regime fascista all’inizio degli anni Trenta ed è stato il cuore di un programma industriale di armamento colossale, con impianti per distillare gas letali come iprite, arsenico e fosgene in decine di fabbriche costruite dalla Puglia alla Lombardia. Alla fine del conflitto queste armi sono state nascoste e dimenticate, senza bonificare i siti dove si producevano o le discariche dove sono state sepolte. Una quantità colossale di ordigni è stata gettata in mare dagli americani davanti alle coste di Ischia e a quelle di Molfetta, dai tedeschi davanti a quella di Pesaro mentre l’esercito italiano ha continuato per anni a custodire i gas letali nei boschi del Lago di Vico e persino nel centro di Roma, a pochi passi dalla Sapienza.
Una realtà svelata nel volume-inchiesta “Veleni di stato” del giornalista Gianluca Di Feo, pubblicato da Rizzoli nel 2009, che porta a conoscenza documenti inediti e secretati e dà voce a denunce inascoltate e testimonianze dirette. Grazie a questa pubblicazione, scrupolosa e mai smentita, molti comitati locali che avevano già iniziato un lavoro di ricerca e di denuncia sui danni ambientali e sulle conseguenze per la salute dei cittadini, hanno trovato la conferma a quanto sostenevano da tempo. Ma soprattutto hanno preso coscienza del carattere nazionale di questo enorme problema, tuttora nascosto alla maggior parte delle persone, e hanno deciso di unirsi in un Coordinamento per rafforzare le azioni e le richieste di monitoraggio e bonifica portate avanti dalle singole realtà, tuttora eluse da laconiche risposte del Ministero della Difesa che continua a negare informazioni e collaborazione.
Quelle armi sono state progettate per resistere nei decenni e mantengono ancora oggi i loro poteri velenosi, soprattutto l’arsenico che si è disperso nei suoli come dimostrano le analisi condotte dalle forze armate nella zona del Lago di Vico o gli esami degli organismi sanitari a Melegnano (Milano). Perché solo una minuscola parte delle strutture militari attive nel dopoguerra è stata parzialmente bonificata: la gran parte degli ordigni è stata nascosta in mare e in terra dal segreto.

Il Coordinamento Nazionale Bonifica Armi Chimiche

Informazioni e contatti:
info@velenidistato.it
www.velenidistato.it
www.youtube.com/user/velenidistato

Ufficio stampa Legambiente Lazio
www.legambientelazio.it

 

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