In Somalia è carestia: cosi affermano il Food Security and Nutrition Analysis Unit e il Famine Early Warming Systems Network.
E’ CARESTIA: SERVE UNA RISPOSTA IMMINENTE
In Somalia è carestia: cosi affermano il Food Security and Nutrition Analysis Unit e il Famine Early Warming Systems Network. Piu di 3.7 milioni di somali, meta dell’intera popolazione del paese, necessitano di assistenza umanitaria: in alcune aree del Centro-Sud piu della meta della popolazione è denutrita e piu di un quarto è in condizioni di grave malnutrizione. Si tratta di piu del doppio rispetto alla soglia di emergenza umanitaria e il più alto tasso di malnutrizione a livello mondiale. Circa un quarto della popolazione somala è rifugiata. La situazione è destinata a peggiorare fino a gennaio 2012: adesso servono cibo, acqua pulita, servizi igienici, assistenza sanitaria, mezzi di sostentamento, protezione e un luogo in cui potersi rifugiare.
Nelle regioni di Gedo e Lower Shabelle, dove il COSV gestisce programmi alimentari e sanitari, centri di salute materno-infantile, interventi idrici e progetti di educazione primaria, i livelli di malnutrizione sono tra i più gravi del Paese, con un bambino su quattro estremamente denutrito. Il conflitto esaspera la situazione, impedendo agli aiuti umanitari di raggiungere la popolazione.
L’impatto della crisi sulla sicurezza alimentare, la nutrizione, la salute e l’educazione è devastante, come hanno comunicato gli operatori COSV in Somalia. Se le condizioni legate al commercio del bestiame e dei mezzi di sussistenza non miglioreranno in tempi rapidi, l’insicurezza alimentare è destinata a peggiorare: si prevede un rapido deterioramento dello stato di nutrizione delle persone nell’arco di un mese. Nell’ospedale di Elwak (Regione di Gedo) i casi di profonda malnutrizione crescono giornalmente. L’effetto peggiore si ripercuote sui bambini, aumentando esponenzialmente la loro vulnerabilità ai problemi sanitari e nutrizionali.
Gli ospedali locali non riescono a coprire tutte le necessita di sanita di base, anche perché l’instabile situazione politica ha interrotto la fornitura di servizi sanitari tra l’aprile e il maggio 2011. Nei villaggi di Elbanda e Qabanwa (Regione di Gedo) nessuna struttura sanitaria è risultata operativa e i bambini, a causa delle pessime condizioni igieniche, sono colpiti dal freddo, diarrea e infezioni della pelle. La grave carenza di acqua sta peggiorando la situazione: nei pozzi la poca acqua disponibile non è adatta al consumo e cresce il rischio di una diffusione di epidemie.
Questa crisi è andata oltre alle possibilita della comunita di far fronte alla situazione e bisogna agire in fretta per rispondere all’emergenza. Il COSV sta rafforzando gli interventi già in atto per fronteggiare la crisi, con distribuzione di generi di prima necessità, aumento degli aiuti sanitari e ampliamento dei programmi alimentari nelle scuole.
Nel Centro di Salute Materno Infantile che l’ong sostiene nell’area di KM 50 (distretto di Merka) e nell’adiacente campo sfollati, costituito dalle autorita’ locali per contenere il gran numero di rifugiati, è iniziata una distribuzione integrativa di generi di prima necessita. Il numero di nuclei familiari che si e’ riversato nelle ultime settimane nella citta’ di Merka è aumentato da 2.450 – registrati da COSV nel corso della visita dell’ 8 luglio – a 6.000 (30,000 persone circa) e nel campo mancano totalmente beni e servizi primari. La stessa situazione si presenta a Deemay, Brava e Kurtunwarey (Lower Shabelle) – dove il COSV gestisce tre centri sanitari, al momento sovraffollati: gli operatori stanno lavorando per realizzare nell’immediato attivita’ integrative di supporto in ambito salute e nutrizione.
Occorre intervenire tempestivamente su diversi fronti: aiuti alimentari, per stabilizzare l’insicurezza alimentare e ridurre il numero di bambini sotto i 5 anni denutriti; accessibilità all’acqua pulita; rafforzamento del servizio sanitario nei centri di salute primaria locali, con la fornitura di farmaci di base e con nuove cliniche mobili; beni agricoli e attività lavorative immediate per i rifugiati e le comunità che li ospitano.
In parallelo, per rispondere alla crisi alimentare, da maggio 2011 il COSV ha attivato un programma di alimentazione di emergenza in sette scuole primarie nelle città di Merka, nel Lower Shabelle, con il sostegno dell’Emergency Response Fund dell’Ufficio di Coordinamento per gli Affari comunitari delle nazioni Unite. Ad oggi più di 2000 studenti, 112 insegnanti e 44 persone tra il personale non docente stanno ricevendo una razione giornaliera di cibo. Le famiglie sono in tal modo incoraggiate a mandare a scuola i bambini, in particolare le ragazze e gli orfani. L’importanza del programma è legato anche alla costruzione di una coesione sociale e al ripristino di un senso di normalita, necessari per poter affrontare al di fuori della scuola lo stress del conflitto e dei disastri.
E’ necessario ora intensificare il piano di alimentazione di emergenza, estendendolo ai bambini in età scolare nei nuovi insediamenti di sfollati a Merka. Occorre inoltre riuscire a garantire una remunerazione minima agli insegnanti, che hanno un ruolo chiave nel fornire un’educazione ai bambini in situazioni di emergenza e sono importanti modelli all’interno e al di fuori delle classi. Nelle sette scuole del programma, gli insegnanti dipendono dal contributo della comunità o dai piccoli incentivi che il COSV riesce a fornire: senza un salario, la crisi umanitaria sta mettendo a dura prova anche il loro impegno.
Per vedere le gallerie fotografiche:
– emergenza nel Lower Shabelle e Gedo
– programma di emergenza alimentare
– Area KM50: Centro di Salute Materno Infantile e campo sfollati
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