Associazione Nazionale Nuova Colombia

Clamori dalla Colombia

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03/08 – AMMESSO L’HABEAS CORPUS PER JULIÁN CONRADO

Lo scorso 31 maggio, in un operativo congiunto della polizia venezuelana e di quella colombiana, è stato sequestrato e fatto prigioniero illegalmente in Venezuela, nello stato di Barinas, il cantautore rivoluzionario colombiano Julián Conrado. Dopo 51 giorni di sequestro, durante i quali gli è stata impedita qualunque comunicazione in aperta violazione dei suoi diritti umani, una dichiarazione della Coordinamento “Que no calle el cantor”, che
dall’11 giugno ha assunto la difesa di Julián, comunica che in data 21 luglio “è stata ammessa la domanda presentata dagli avvocati per la tutela giudiziaria della libertà e la sicurezza personale (Habeas Corpus) a favore del cittadino Guillermo Enrique Torres Cueter, in conformità a quanto stabilito nell’articolo 27 della Costituzione della Repubblica Bolivariana del Venezuela, ed agli articoli 38, 39, 40 e 41 della legge Organica di Tutela dei Diritti o Garanzie Costituzionali”. Si tratta di un passo in avanti per evitare la criminale consegna di Julián Conrado al governo fascista della Colombia, paese in cui attualmente si trovano in condizioni disumane 7500 prigionieri politici, rinchiusi dalla feroce repressione messa in campo dal regime per annientare la crescente resistenza popolare organizzata. Come ci ricorda lo stesso Julián, un’eventuale sua consegna allo Stato t! errorista della Colombia equivarrebbe a “tortura e morte”. Dalla prigionia, tramite una lettera di ringraziamento inviata a tutti i giusti del mondo coscienti del valore della solidarietà e della difesa dei diritti umani, Julián Conrado ricorda che  “…nessuna ragion di Stato può essere posta al di sopra dei diritti inerenti alla persona umana e ai principi rivoluzionari…”. La solidarietà nei confronti di Julián Conrado, che peraltro soffre di una seria malattia, di tutti i prigionieri politici colombiani è un imperativo politico e morale: la loro causa è la causa di un intero popolo che, di fronte ad uno Stato criminale che reprime, sequestra, assassina e fa sparire gli oppositori, si è sollevato per dire basta.

 

 

06/08 – COLONNELLO DELLA POLIZIA COLOMBIANA ACCUSATO DI TORTURE

Un magistrato del Tribunale Superiore di Bogotá ha diramato un mandato di cattura per il colonnello della Polizia Luis Gonzaga Enciso Barón, accusato di tortura e attualmente latitante.
I fatti risalgono al 24 agosto del 1994 , quando Wilson Gutiérrez Soler,  arrestato nel Chapinero, quartiere a nord della capitale, fu sottoposto a torture da parte di un gruppo di

poliziotti comandati dal colonnello Gonzaga.
La vittima ha indicato che gli agenti lo sottoposero a torture indicibili, arrivando a ustionargli i genitali e a farlo oggetto di gravi aggressioni sessuali.Le torture che ha subito da parte degli agenti dell’Unità Antiestorsione e Antisequestro avevano lo scopo di fargli confessare presunti casi di estorsione; la pressione fisica e psicologica fu tale che Wilson Gutiérrez Soler confessò reati non commessi.
Per questo caso, la Commissione Interamericana dei Diritti Umani aveva condannato lo Stato colombiano e, il 17 settembre del 2008, la corte Suprema di Giustizia ha dato ordine di riaprire le indagini, poi conclusesi con la condanna del colonnello Luis Gonzaga Enciso Barón.
La violazione dei diritti umani da parte di Forze Armate e Polizia colombiane è una pratica sistematica e pressochè impunita nel Paese, poiché le indagini e le condanne sono pochissime rispetto all’enorme numero delle denunce; il che dimostra, per l’ennesima volta, il carattere terrorista del fascista regime colombiano.
E quando qualche ufficiale dei corpi repressivi dello Stato viene condannato e privato della libertà, è “rinchiuso” non nelle carceri in cui marciscono oltre 7500 oppositori al regime oligarchico, bensì in centri di “detenzione” dell’Esercito attrezzati per fare invidia ai resort turistici dei Caraibi o delle Maldive.

 

 

09/08 – FRA SCANDALI E ARRESTI IL REGIME COLOMBIANO MOSTRA IL SUO VERO VOLTO

Il generale Mario Montoya è stato costretto a rinunciare al suo incarico diplomatico nella Repubblica Dominicana; responsabile di diverse esecuzioni extragiudiziali di giovani inermi del municipio di Soacha, massacrati e presentati come ‘guerriglieri abbattuti in combattimento’, sotto accusa per violazioni dei diritti umani e per aver strettamente collaborato con i paramilitari delle AUC, coinvolto nella farsa della falsa smobilitazione
di 62 persone presentate come fantomatica colonna “Cacica Gaitana” delle FARC, ben rappresenta l’istituzione militare colombiana. Sul versante politico, si distinguono l’ex segretario del fascista Uribe, Bernardo Moreno, oggi in carcere per il caso delle intercettazioni illegali ai danni di magistrati, giornalisti e parlamentari dell’opposizione, nonché l’ex ministro dell’agricoltura  Andrés Felipe Arias, sospeso e inabilitato dagli incarichi pubblici per sedici anni, in quanto responsabile di Agro Ingreso Seguro, il programma statale per elargire sussidi statali ai contadini al fine di “ridurre la diseguaglianza nel settore agricolo”, utilizzato come strumento per malversazioni e corruzioni di ogni tipo.
Il regime colombiano cade a pezzi: i più stretti collaboratori del narco expresidente Álvaro Uribe Vélez, politici, funzionari o militari travolti dagli scandali, vedono repentinamente eclissarsi la loro oscura carriera, e mostrano il vero volto di un regime corrotto, violento, e inestricabilmente legato al paramilitarismo ed al narcotraffico.

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