Amnesty International ha raccolto prove che le forze leali al colonnello Gheddafi hanno ucciso numerosi detenuti in due campi militari a Tripoli, il 23 e 24 agosto.
COMUNICATO STAMPA CS80-2011
LIBIA: DETENUTI UCCISI DAI FEDELI A GHEDDAFI
Testimonianze oculari di detenuti evasi hanno descritto come le truppe lealiste hanno usato granate e armi da fuoco su decine di prigionieri in un campo mentre le guardie dell’altro campo hanno sparato a morte a cinque detenuti, che erano trattenuti in isolamento.
“Le forze lealiste in Libia devono immediatamente fermare queste uccisioni di prigionieri, ed entrambe le parti devono impegnarsi ad assicurare l’incolumita’ dei prigionieri in custodia” – ha dichiarato Amnesty International.
“Anche se il colonnello Gheddafi e’ con le spalle al muro, con un mandato di arresto della Corte penale internazionale per crimini contro l’umanita’, le sue truppe continuano nel loro flagrante disprezzo della vita umana e del diritto internazionale umanitario”.
Torturare o uccidere prigionieri e’ un crimine di guerra per ognuna delle parti in conflitto.
Evasione da Khilit al-Ferjan
Detenuti evasi dal campo militare a Khilit al-Ferjan, a sud-ovest di Tripoli, hanno descritto come la sera del 23 agosto circa 160 detenuti hanno iniziato a fuggire dall’hangar di metallo dove erano trattenuti. Due guardie hanno detto loro che i cancelli erano aperti.
Mentre i detenuti spingevano i cancelli, altre due guardie hanno aperto il fuoco e lanciato cinque granate a mano nel mucchio. Non e’ chiaro come molti siano sopravvissuti ma, secondo le informazioni in possesso di Amnesty International, almeno 23 detenuti sono riusciti a scappare, compresi quattro che hanno ricevuto trattamenti sanitari nell’ospedale di Tripoli.
Hussein al-Lafi, 40 anni di al-Zawiya, padre di cinque figli, e’ sopravvissuto. Ha raccontato ad Amnesty International come i suoi tre fratelli sono stati uccisi mentre tentavano di fuggire:
“Ero appoggiato alla porta quando ho visto due guardie. Immediatamente hanno aperto il fuoco e una di loro afferrava una granata a mano. Qualche secondo dopo, ho sentito un’esplosione, seguita da altre quattro. Sono caduto a terra, a faccia in giu’. Altri mi sono caduti addosso e ho potuto sentire il loro sangue caldo. Non riuscivo a vedere niente per via del fumo. Le persone gridavano e ci sono stati diversi altri colpi. Quando la sparatoria si e’ fermata, mi sono alzato e ho iniziato a cercare i miei fratelli. Ho visto per primo il corpo di Jamal [44 anni]. Era morto. Poi ho trovato Osama [31 anni], che parlava ancora. Non ce l’ha fatta; era stato colpito al cuore e aveva altre ferite alla gamba. Mio fratello Mohamed [52 anni] non e’ morto subito. Ho tentato di fermare l’emorragia della coscia, ma non ci sono riuscito. Allora sono scappato con altre tre persone dalla parte posteriore dell’hangar. Non ho idea di cosa sia successo ai corpi dei miei fratelli”.
Hussein al-Lafi e i suoi tre fratelli erano stati arrestati dai soldati lealisti nella loro fattoria ad al-Zawiya il 29 giugno, perche’ sospettati di sostenere l’opposizione. Ha dichiarato che erano stati spesso picchiati durante la detenzione.
Un altro ex prigioniero di Khilit al-Ferjan, Akram Mohamed Saleh, e’ stato tenuto in un hangar per circa due mesi. Durante l’evasione, e’ rimasto ferito alla gamba sinistra per un colpo d’arma da fuoco e anche alla testa a causa dell’esplosione di granate.
Saleh e altri 19 detenuti sono riusciti a fuggire ma almeno quattro di loro hanno fatto ricorso a cure mediche all’ospedale di Tripoli.
Ha dichiarato ad Amnesty International: “Ero sotto shock quando sono esplose le granate. C’era così tanta confusione intorno a me, fumo ovunque, persone che urlavano e che cercavano di scappare. Ho visto decine di corpi e avevo addosso sangue e carne umana”.
Uccisioni a Qasr Ben Ghashir
Il 24 agosto, a cinque chilometri dal campo militare Qasr Ben Ghashir, guardie fedeli al colonnello Gheddafi hanno ucciso a colpi d’arma da fuoco cinque detenuti che erano trattenuti in celle d’isolamento. In questo campo militare c’erano circa 75 persone catturate durante il conflitto.
Ex detenuti hanno poi detto ad Amnesty International di aver udito le guardie che aprivano cinque celle e subito dopo gli spari.
I detenuti, presi dal panico, sono scappati dalle loro celle, temendo che sarebbero stati uccisi. Mentre uscivano, le cinque guardie di turno sono fuggite, lasciandosi dietro i corpi delle cinque vittime.
Tra loro c’erano tre uomini provenienti da Zliten, una citta’ tra Tripoli e Misurata, e due dottori. Si ritiene che uno dei due dottori sia Ali al-Darrat, di Misurata, fatto prigioniero vicino al fronte orientale a luglio e del quale non si era saputo piu’ niente da allora.
Ex detenuti hanno dichiarato ad Amnesty International che, nei giorni prima delle uccisioni, le guardie avevano promesso a tutti i prigionieri che sarebbero stati rilasciati prima dei festeggiamenti per l’Eid, alla fine di agosto.
Stando alle fonti, entrambi i campi, sia Khilit al-Ferjan che Qasr Ben Ghashir, sono stati usati dalla brigata Khamis Katiba, guidata da Khamis Gheddafi, figlio del colonnello Gheddafi.
FINE DEL COMUNICATO Roma, 26 agosto 2011