Ben poco e’ stato fatto per proteggere i giornalisti e i difensori dei diritti umani che osano denunciare le violazioni dei diritti umani in Russia o criticare le autorita’ di Mosca.
COMUNICATO STAMPA
RUSSIA: CINQUE ANNI DOPO L’OMICIDIO DI ANNA POLITKOVSKAYA, I DIFENSORI DEI DIRITTI UMANI CONTINUANO A SUBIRE MINACCE
A cinque anni dall’omicidio della giornalista Anna Politkovskaya, Amnesty International ha dichiarato che ben poco e’ stato fatto per proteggere i giornalisti e i difensori dei diritti umani che osano denunciare le violazioni dei diritti umani in Russia o criticare le autorita’ di Mosca.
‘In Russia i giornalisti, i difensori dei diritti umani e gli attivisti della societa’ civile sono perseguitati e spesso uccisi a causa del loro lavoro. Questo e’ intollerabile. Gli attacchi nei loro confronti non sono sottoposti a indagini complete e imparziali e i responsabili non vengono portati di fronte alla giustizia’ – ha dichiarato John Dalhuisen, direttore per l’Europa e l’Asia centrale di Amnesty International. ‘Se e fino a quando queste voci critiche non riceveranno il riconoscimento e la protezione di cui hanno bisogno e diritto, la Russia non avra’ una societa’ civile di cui necessita. Al suo posto, continueranno a propagarsi corruzione, abusi di potere e violazioni dei diritti umani’.
Sebbene vi sia stato qualche passo avanti nell’inchiesta sull’omicidio di Anna Politkovskaya del 7 ottobre 2006, non vi e’ ancora la garanzia che tutte le persone coinvolte, comprese quelle che ordinarono la sua uccisione, siano portate in tribunale.
Nel frattempo, difensori dei diritti umani e attivisti della societa’ civile continuano a subire minacce e intimidazioni perche’ coraggiosamente svelano le violazioni dei diritti umani e la corruzione nella Federazione russa. Dal 2006, diversi di loro sono stati attaccati, picchiati brutalmente o assassinati.
Solo nel caso del duplice omicidio dell’avvocato Stanislav Markelov e della giornalista Anastasia Baburova, l’inchiesta e’ andata avanti con successo e i responsabili sono stati condannati. Altri casi, invece, come il rapimento e l’uccisione della difensora dei diritti umani Natalia Estemirova, il brutale pestaggio del giornalista del Kommersant Oleg Kashin o del direttore della Khimkinshaia Pravda Mikhail Beketov, rimangono irrisolti.
FINE DEL COMUNICATO
Roma, 7 ottobre 2011