“La liberazione di Amanda Knox ha dato il via ad una incredibile quantità di sciocchezze che si sono rincorse da una parte all’altra dell’Atlantico”.
10 ottobre 2011
10 ottobre 1981
la Francia abolisce la pena di morte
Una virulenta malattia infettiva ha colpito in forma grave le morbose trasmissioni televisive del pomeriggio e della tarda serata. La liberazione di Amanda Knox ha dato il via ad una incredibile quantità di sciocchezze che si sono rincorse da una parte all’altra dell’Atlantico. I commentatori americani, scambiando per giurati i giudici popolari, hanno mostrato di sapere ben poco del sistema giudiziario italiano, mentre i nostri hanno ancora una volta dimostrato la loro assoluta ignoranza di quello statunitense. Non ho alcuna speranza di riuscire a cambiare questo stato di cose, ma per puro puntiglio voglio ancora una volta ricordare che quella che gli americani chiamano giustizia è molto, ma molto diversa da quanto si vede nei telefilm.
Il Sistema giudiziario americano sembra funzionare così bene perché non fa i processi, non fa gli appelli e non motiva le sentenze.
Infatti codesto sistema non rimane schiacciato dai 15 milioni di arresti che ogni anno compiono le 18.000 polizie americane perché il 95% del milione e duecentomila condanne annuali è ottenuto (senza contare i piccoli reati) con il patteggiamento. Le giurie, nel raro caso in cui qualcuno si prenda il disturbo di interrogarle, non devono argomentare le loro decisioni. L’appello è concesso molto raramente e consiste nella revisione meramente formale del verbale del processo di merito, senza la presunzione d’innocenza. Per le condanne a morte l’appello è invece obbligatorio, complesso e lunghissimo e questo è possibile perché la prescrizione americana si interrompe con l’inizio dell’azione giudiziaria e NON riparte più.
Qualcuno pensa che Foxy Noxy sia stata vittima di un errore giudiziario. Lo penso anch’io, ma questo errore lo colloco al secondo processo.
Comunque siamo stati costretti ad assistere alla solita manfrina dell’ “adesso chi paga”. Ovviamente nessun americano avrebbe detto una cosa così stupida. Intanto per non trovarsi davanti a un giudice a rispondere di insulto alla corte, poi perché, proprio nei giorni gloriosi di Amanda, l’America era squassata da una raffica di liberazioni, infine perché Giudici e Procuratori sono assolutamente immuni da cause civili. Anche se hanno commesso dei reati nell’esercizio delle loro funzioni non possono essere chiamati a rispondere civilmente delle loro decisioni. Possono essere perseguiti per via amministrativa o penale, ma NON possono esserlo in via civile.
Dott. Claudio Giusti
http://www.osservatoriosullalegalita.org/special/penam.htm
Membro del Comitato Scientifico dell’Osservatorio sulla Legalità e i Diritti, Claudio Giusti ha avuto il privilegio e l’onore di partecipare al primo congresso della sezione italiana di Amnesty International ed è stato uno dei fondatori della World Coalition Against The Death Penalty.
P.S.
Il sistema giudiziario penale americano si caratterizza per la sua assoluta arbitrarietà, incoerenza e imprevedibilità ed è impossibile dire cosa sarebbe accaduto all’attraente americanina se l’assassinio di Meredith Kercher fosse avvenuto nello Stato di Washington, ma ho ipotizzato due scenari.
Inizio togliendo di mezzo la polemica sulla polizia scientifica e i forensic laboratories e ribadendo che gli americani farebbero meglio a guardare in casa loro, dove una quantità di laboratori di polizia sono stati investiti da furiose polemiche e da inchieste che hanno riempito le pagine dei giornali. Mi limito a ricordare che il laboratorio dello Houston Police Department è stato chiuso d’autorità. Fra le molte ragioni quella che ci pioveva dentro, come del resto pioveva in quello di Dallas. Quelle due contee hanno avuto fatto più del 10% delle esecuzioni americane e la condizione della scienza forense texana (vedi Cameron Todd Willingham) è così penosa da avere indotto il Parlamento del Texas a istituire una commissione d’inchiesta.
Tornando a Perugia iniziamo notando che il sistema giudiziario americano è completamente diverso dal nostro (come lo è dagli altri sistemi di common law) ed è basato sull’assoluta libertà d’azione di cui dispone il District Attorney. E’ il Procuratore che decide chi incriminare e per quali reati ed è sempre lui che decide se patteggiare e in che termini. Questa incondizionata autonomia consente una enorme pressione sugli accusati e produce una totale arbitrarietà nell’imposizione della pena.
La Procura ha il completo controllo della situazione e decide se chiedere o meno la pena di morte (magari dopo essersi consultata con la famiglia della vittima) o se utilizzarne la minaccia per spingere a un patteggiamento. In Europa lo chiamiamo torturare la gente, ma in America accade spesso che le cose vadano così:
”Sei in prigione da due anni in attesa del processo quando si presenta un tizio che dice: – Se ti dichiari colpevole questa è la condanna e fra due anni sei fuori, ma, se ti ostini a proclamarti innocente, fra un anno c’è il processo e se vinciamo noi ti ammazziamo – Voi cosa fareste?”
Questo immenso potere consente di patteggiare il 70% delle condanne per omicidio e il 95% di quelle per i felonies (crimini che prevedono una pena superiore all’anno).
Il processo americano è da tempo una specie in via d’estinzione e i 15 milioni di arresti si riducono a 100.000 processi penali.
Nei casi di omicidio con più complici la funzione del Procuratore è stata accostata a quella di un regista che assegna le parti in una recita teatrale. Il paragone è calzante, non tanto perché è lui che decide tutto, quanto perché gli americani spezzettano il processo in tanti procedimenti quanti sono gli imputati, ognuno dei quali avrà il suo dibattimento. In ognuno di questi la Procura si sente libera di presentare alle giurie una versione dei fatti completamente diversa dalle altre, come di costringere un imputato, in cambio del patteggiamento, a fornire la testimonianza adatta alla sua parte. (vedi Jesse DeWayne Jacobs e Napoleon Beazley)
Questa recita è allestita a beneficio di un pubblico esiguo ma scelto: i dodici giurati, le loro fobie e pregiudizi: con il vantaggio che il loro gradimento non è motivato, perché essi non devono spiegare le ragioni per cui accettano le tesi di una parte e non quelle dell’altra. I giurati decidono all’unanimità se l’imputato è colpevole o non colpevole del reato ascrittogli, ma non devono spiegare il ragionamento che li porta a tale conclusione.
Nel processo americano (che non conosce la parte civile) vince chi inizia con gli opening statements più facilmente comprensibili e conclude con l’arringa (closing argument) che racconta una storia semplice da capire e ricordare. Quello che convince una giuria non è la solidità delle prove, ma la coerenza del racconto. Se la storia che le viene presentata funziona sotto l’aspetto narrativo è difficile che la giuria vada a vedere se ci sono prove sufficienti della colpevolezza dell’imputato. Solo così si spiegano certe condanne: la giuria ha gradito di più il racconto che le ha fatto l’Accusa.
Più che un processo un premio letterario.
In America, i tre di Perugia, sarebbero stati passibili di pena capitale, ma ben difficilmente questa sarebbe chiesta per tutti e gli scenari possibili erano almeno due.
Nella prima sceneggiatura, che chiameremo “Impicca il negro”, la parte principale è assegnata all’imputato di colore, per il quale si chiede la pena di morte. Al ragazzo bianco sarà invece data la parte del complice pentito che, in cambio di una condanna all’ergastolo, fornisce alla giuria una versione concordata con l’Accusa. La ragazza, in questa versione della recita, se la caverebbe con poco o nulla; l’importante è che si atteggi a vittima delle circostanze.
La seconda sceneggiatura è ben più intrigante e originale della prima e ha per titolo “Morte alla strega”. In essa la parte principale è assegnata alla ragazza (che l’Accusa chiamerà sempre Foxy Knoxy), mentre i due maschi reciteranno quella dei poveri coglioni irretiti dalla dark lady. La biondina dallo sguardo di ghiaccio sarà dipinta come una perversa mangiatrice di uomini che, nel suo delirio di onnipotenza, non si ferma davanti a nulla. Una sadica pervertita che merita la morte.
Queste sono ovviamente le mie invenzioni di studioso, ma occorre tenere presente che la realtà supera sempre la fantasia. Non per nulla a Washington (lo Stato di Amanda Knox) un serial killer ha patteggiato 48 omicidi.
Ricordo infine che in America l’appello non è un diritto previsto dalla Costituzione e che i nostri ragazzotti, non essendo stati condannati a morte, non avrebbero nemmeno goduto del beneficio della revisione formale del verbale del processo da parte della locale Corte Suprema.