L’Ufficio Europeo dei Brevetti (European Patent Office – Epo) ormai non brevetta solo invenzioni industriali, ma anche cavoli, pomodori, meloni e altri vegetali dalle particolari caratteristiche che da beni comuni diventano proprietà di imprese multinazionali, come Monsanto e Bayer: per queste ragioni la Campagna “SBLOCCHIAMOLI: Cibo, salute e saperi senza brevetti” aderisce alla protesta organizzata oggi davanti all’Epo dalla rete internazionale No Patents on Seeds, per chiedere ai politici europei un’autorità di controllo indipendente sull’Epo e regolamenti efficaci contro i brevetti su piante e animali.
“L’Epo sta andando oltre il proprio mandato riconoscendo dei brevetti che non sono ammessi dalla stessa Unione Europea”, spiega Riccardo Bocci, rappresentante della Rete Semi Rurali e consulente della Campagna SBLOCCHIAMOLI. “Secondo una direttiva europea le varietà vegetali, come il pomodoro sammarzano, non si possono brevettare – afferma Bocci – invece ciò sta accadendo”.
Secondo uno studio della rete “No patents on seeds”, nel solo 2010 sono state registrate dall’Epo oltre 200 specie vegetali – sia geneticamente modificate che riprodotte con metodi convenzionali – nonostante la Convenzione Europea dei Brevetti vieti espressamente nel suo articolo 53b, i brevetti concessi su piante “riprodotte con metodi essenzialmente biologici”.
Bocci spiega i danni di questi brevetti sui consumatori: “In Inghilterra per esempio il broccolo Monsanto viene venduto negli scaffali, tra i prodotti naturali ma a prezzi più alti”. Ma gli effetti più pericolosi potrebbero aversi nel futuro: “Nei tempi lunghi le conseguenze saranno la riduzione dell’innovazione e della ricerca, mentre quello che noi mangeremo lo decideranno poche ditte multinazionali. La ricerca pubblica in questo ambito rischia di scomparire perché non ha i mezzi per competere”.
LA CAMPAGNA SBLOCCHIAMOLI
Promossa da un gruppo di ong, associazioni e università di Italia, Spagna, India, Ecuador e Bolivia, la Campagna “SBLOCCHIAMOLI: Cibo, salute e saperi senza brevetti”, nasce per impedire la trasformazione di cibo, salute e saperi, da beni comuni – da preservare e godere democraticamente – in beni privatizzati dal monopolio del brevetto, acquisibili solo a fronte di lucrose licenze di utilizzo.
Ufficio Stampa