Si allunga la lista di decessi dovuti a mesotelioma pleurico per la presenza della fibra all’interno del teatro. Giuseppe Fiorito, CUB: “Ci riserviamo di attivarci con qualsiasi strumento a nostra disposizione per porre fine a questa situazione”. La prima denuncia della CUB risalente al 2008. MILANO, 18 novembre 2011. La notte del 14 novembre è venuto a mancare Roberto Monzio, vigile del fuoco e caposquadra storico presso il Teatro alla Scala, stroncato da un mesotelioma pleurico, una delle patologie connesse direttamente all’avvelenamento da amianto, dopo tre anni di agonia, da quando gli venne diagnosticata la malattia, e per una triste sorte, a soli due anni dal raggiungimento della pensione, dopo aver passato una via intera al Piermarini. La Confederazione Unitaria di Base (CUB) e CUB-Informazione, insieme al Comitato Ambiente Salute Teatro alla Scala dei lavoratori Ex Esposti all’Amianto, da anni denunciano la presenza della mortale fibra all’interno del prestigioso teatro lirico. “A questo punto, dopo il terzo morto da amianto, e alle tante morti, fortemente sospette, ci riserviamo di attivarci con qualsiasi strumento a nostra disposizione per porre fine a questa situazione” dichiara Giuseppe Fiorito, segretario generale di CUB-Informazione “richiamando alle proprie responsabilità tutti i vertici del teatro, a partire dal sindaco Pisapia, al sovrintendente Lissner alla dottoressa Maria diFreda, direttore generale, da vent’anni, e a tutti coloro che sapevano di questa situazione, e che hanno volontariamente taciuto, prima e dopo la costosa ristrutturazione per opera dell’archi-star Mario Botta”. E infatti, per la cronaca, proprio a seguito di una denuncia della CUB insieme a un gruppo di lavoratori, risalente al 26 novembre del 2008, l’organizzazione sindacale aveva reso noto che all’interno dei locali frequentati dalle maestranze tecniche e dai vigili del fuoco era presente fibra di amianto nel rivestimento delle bocche dei fari sala, nella zona cupola, appartenente alla parte storica dell’edificio, soprastante la platea, oltre che sparso all’interno del locale delle parti adiacenti le passerelle di servizio. Rilanciata con ulteriori dettagli nel febbraio del 2009, anche a causa del decesso un siparista, Domenico Asta, sempre per mesotelioma pleurico, c’era il precedente caso di un macchinista del Piermarini, Enzo Mantovani, anch’egli morto sempre per mesotelioma pleurico, la cui famiglia ottenne nel dicembre del 2007 il riconoscimento postumo, da parte del Tribunale del Lavoro per danni biologici e morali, e la condanna del Teatro alla Scala. In seguito di queste denuncie, solo nell’agosto nel 2009, il Comune di Milano, l’Asl e la Fondazione Teatro alla Scala, sono intervenuti con una bonifica dell’amianto presente, che determinò una chiusura del teatro fino all’ottobre successivo, intervento già previsto alla fine di luglio di quell’anno ma posticipato al 26 agosto per la richiesta dell’Asl di mappare tutta la sala.
Confederazione Unitaria di Base