Il 19 novembre del 2011, all’imbrunire, dei ladri sono entrati all’interno di un’abitazione che affaccia sul prato del costone di via Filarete, nel quartiere di Villa Certosa, dopo aver letteralmente divelto finestre e persiane.
Un’azione decisamente rumorosa, difficile immaginarla in una zona illuminata, frequentata, e non tenuta alla larga perché luogo completamente buio, degradato, pericoloso, frequentato da tossici e spacciatori, usato come latrina e discarica a cielo aperto.
Parliamo dell’unico spazio verde di cui dispone il quartiere, spazio in cui lo scempio non finisce qui: negli ultimi dieci anni, in questo prato, accasciati tra sterpaglie, siringhe, calcinacci, copertoni e cacche di cani, sono stati trovati diversi morti. C’è dell’altro: durante i vari interventi di pulizia straordinaria effettuati dagli abitanti del quartiere, sono stati trovati fucili, caricatori, binocoli e proiettili.
Il tutto è stato messo agli atti dalla polizia, eppure, a oggi, gli amministratori del VI Municipio, evidentemente troppo presi dalle beghe interne ai loro palazzi, non si sono ancora degnati di intervenire, nonostante abbiano sottoscritto dei patti, chiari e notificati, con i legittimi proprietari dell’area e con il quartiere.
La storia prima dei patti:
durante la costruzione dell’impianto del sistema fognario – avvenuta, alla Certosa, soltanto quattro anni fa –, delle scalette che collegavano il quartiere a via Filarete, tagliando il costone in due come una cicatrice, sono state chiuse. Una volta finiti i lavori, il Comitato di Quartiere di Villa Certosa ha chiesto il ripristino delle scalette. Il VI Municipio, a sua volta, ha chiesto il permesso di edificare le scalette ai proprietari del prato. Questi gliel’hanno concesso ma a un patto, anzi a più patti: che l’area fosse recintata, illuminata e regolarmente pulita dallo stesso Municipio. Il patto comportava, in una parola: decoro. Al Comitato di Quartiere, inoltre, il VI Municipio garantì che venisse votata in Consiglio Municipale una delibera di esproprio dell’area.
Mai, nemmeno una volta, gli amministratori del VI Municipio hanno rispettato i patti sottoscritti.
Le pulizie, la manutenzione, l’impianto di fiori e alberelli, li fa il quartiere, da solo.
Nemmeno i morti, nemmeno le armi, nemmeno i proiettili, nemmeno i caricatori sono bastati a fargli comprendere la gravità della situazione. O meglio, la conoscono, la conoscono bene, ma, a parte il ripristino delle scalette – sdrucciolevoli, scivolose, non a norma, impraticabili per disabili e passeggini, ma, soprattutto, BUIE –, non hanno mai fatto niente.
Dire che sono degli inadempienti impostori, sarebbe fargli un complimento.
In un’area che ben si presta a fare da scenario alle atrocità che già si sono verificate, ci domandiamo, illustri amministratori, se serve che una persona venga stuprata ed eventualmente torturata per indurvi ad alzarvi dalle vostre comode poltrone non solo per cercare consenso, bensì per attuare consenso.
Dal momento che i morti non sono stati sufficienti a garantire un vostro intervento, deduciamo che nemmeno uno stupro lo sarebbe.
Sono oltre quattro anni che, in più occasioni – pubbliche (di piazza) e private (nelle stanze del VI Municipio) –, ci siamo confrontati con i nostri amministratori in relazione alle varie e numerose criticità del quartiere di Villa Certosa. Sono quattro anni che la questione del costone di via Filarete viene rimarcata dal Comitato di Quartiere. Sono quattro anni che chiediamo una cosa, che rispettino i patti!
Ovvero:
– che l’area venga illuminata,
– che le scalette vengano messe a norma,
– che siano effettuati, e con regolarità, interventi di bonifica e pulizia,
– che se ne recinti una parte, affinché i bambini del quartiere possano godere di uno spazio pulito dove giocare.
– che il prato venga espropriato a proprietari che, evidentemente, non sanno garantirne il decoro.
Il decoro favorisce la frequentazione da parte dei cittadini, in questo senso tiene lontani delinquenti, tossicomani, ladri, spacciatori e, è il caso di dirlo, CADAVERI e/o occultatori di cadaveri.
Lo slogan di una recente e lungimirante campagna dell’Assessorato all’Ambiente recita:
“Roma è la nostra casa, rispettiamola”.
Vi rimandiamo il nostro slogan:
Roma è la nostra casa. La Certosa è la nostra casa. Il costone di via Filarete, unica area verde della zona, è la nostra casa. Fate quanto vi compete affinché i cittadini vi rispettino.
Riteniamo inaccettabile proseguire in questa direzione.
Riteniamo inaccettabile che continuiate a risponderci che non avete i soldi.
Riteniamo inaccettabile che continuiate a dirci che non potete farci niente, che avete le mani legate, che non dipende da voi.
Se così veramente fosse, VI CHIEDIAMO DI DIMETTERVI. Che le poltrone vengano occupate da chi ha maggiore capacità di gestire quanto, DI FATTO, gli compete.
Dei vostri discorsi da politicanti, dei vostri show di piazza, della vostra richiesta di consenso, delle vostre subdole risposte che non fanno altro che rimandare al mittente la lamentela con un’ulteriore, stomachevole, lamentela, ne abbiamo piene le tasche. Adesso, irrimediabilmente, bucate.
Non accettiamo più rimandi e né attesa.
È necessario che agiate. ORA.
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