“La guerra dell’Euro”

In un contesto in cui crisi economica globale e crisi dell’eurozona si sommano, non è facile mantenere la bussola e contenere l’offensiva mediatica che affida allo spread il nostro futuro.

 

La guerra dell’Euro

 

In un contesto in cui crisi economica globale e crisi dell’eurozona si sommano, non è facile mantenere la bussola e contenere l’offensiva mediatica che affida allo spread il nostro futuro.

Per capire meglio la posta in gioco occorre separare, per quanto possibile, crisi mondiale e questioni legate all’eurozona. O meglio, dato per scontato che la crisi dell’eurozona parte dalla crisi economica che ha investito l’occidente capitalistico, come si prospetta la situazione dei paesi legati all’euro?

Lo scontro in atto ha messo in evidenza due cose: le differenziazioni tra paesi forti, Germania in testa, e paesi che per debolezze strutturali subiscono pesantemente gli effetti della crisi in termini di competitività e di spesa pubblica e, in secondo luogo, che l’edificio euro è stato creato in un contesto in cui le magagne non potevano emergere così come appaiono oggi.

Solo oggi infatti i paesi forti che ruotano attorno alla Germania sono costretti a considerare l’onere che comporta il proseguimento del progetto euro. Il dilemma che si è imposto è tra pagare i debiti, accumulati da altri, oppure finirla con l’euro.

La guerra dell’euro è ancora in corso e gli esiti sono incerti. Lo scontro è tra chi ritiene che la fine dell’euro indebolirebbe i paesi aderenti all’UE e che quindi vale spendersi per un esito positivo adottando le mediazioni necessarie e chi vuole un irrigidimento che inevitabilmente porterebbe alla crisi dell’euro e sostanzialmente anche dell’UE.

Per dirla in termini più sintetici si tratta di vedere se vincerà un rinato imperialismo tedesco o se il progetto euro darà prospettiva all’imperialismo comunitario che era insito nella decisione di adottare la moneta unica.

In ogni caso non possiamo essere solo spettatori di questa guerra dell’euro.

Come per altre guerre, la posizione dei comunisti non è quella di farsi coinvolgere dai fautori della guerra, ma di porsi come alternativa mettendo in chiaro che l’euro è un progetto imperialista che è stato pagato e viene ancor più pagato oggi dai popoli dell’UE. Purtroppo su questo punto la sinistra imperialista ed europeista riesce ancora a mantenere la cortina fumogena che impedisce l’azione.

Erregi

19 agosto 2012

 

 

http://www.aginform.org/gabri226.html

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