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“Privatizzazione porta precarietà, danni al terristorio, disoccupazione”

“Dalla grande privatizzazione dell’ILVA, svenduta a metà degli anni ’90, alle liberalizzazioni del trasporto aereo, che fecero avvitare l’Alitalia in una crisi durata oltre un decennio, ‘irrisolta’ attraverso un’altra privatizzazione”.

 

 

COMUNICATO STAMPA

ILVA: TOMASELLI (USB), COME PER FIAT E ALITALIA LA PRIVATIZZAZIONE HA PORTATO PRECARIETÀ, DANNI AL TERRITORIO, DISOCCUPAZIONE, DEINDUSTRIALIZZAZIONE
TORNARE INDIETRO E’ POSSIBILE E NECESSARIO 

usb logo“Stanno venendo al pettine i tanti nodi prodotti dalle privatizzazioni nel nostro Paese”, osserva Fabrizio Tomaselli, dell’Esecutivo nazionale USB. “Dalla grande privatizzazione dell’ILVA, svenduta a metà degli anni ’90, alle liberalizzazioni del trasporto aereo, che fecero avvitare l’Alitalia in una crisi durata oltre un decennio, ‘irrisolta’ attraverso un’altra privatizzazione; od anche la FIAT, finanziata e sorretta per decenni dai soldi di tutti i cittadini attraverso sovvenzioni e ammortizzatori sociali, che ora delocalizza e abbandona l’Italia”.

“Tutte storie con le loro particolarità, ma accomunate dalla stessa patologia principale – sottolinea Tomaselli – la privatizzazione, che ha distrutto tre settori fondamentali per il Paese, deindustrializzando e creando disoccupazione, maggiore precarietà, povertà e dipendenza dall’estero. Tutte storie che, con forme e vicende diverse, hanno danneggiato pesantemente il territorio e l’ambiente e che stanno producendo conseguenze negative per chi lavora e per chi vive nei territori interessati”.

Prosegue il dirigente USB: “Alitalia sta vedendo miseramente fallire la privatizzazione e tra qualche giorno migliaia di lavoratori saranno licenziati ed andranno in mobilità. La Fiat segue la logica del ‘ho preso i soldi e adesso scappo’; all’ILVA, dove i soggetti politici ed economici più strani, compromessi ed ormai impresentabili giocano sulla contraddizione lavoro-salute, si rischia di arrivare al pesante risultato all’italiana di non risolvere il problema del lavoro e neanche quello del risanamento del territorio e della salute dei cittadini di Taranto”.

“Noi crediamo invece – aggiunge Tomaselli – che lo Stato dovrebbe riprendere il suo ruolo, non soltanto in termini di controllo e verifica, ma anche di intervento diretto nell’economia e nella produzione industriale e dei servizi. Noi siamo convinti che si possa e si debba tornare indietro, e nazionalizzare queste e tante altre aziende che rappresentano un patrimonio per tutti. Un bene pubblico che deve essere mantenuto, deve costituire un investimento per il Paese, deve essere ben gestito e ripulito in termini tanto ambientali quanto di rispetto della legalità”, conclude Tomaselli.

Roma, 4 ottobre 2012
Ufficio Stampa USB

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