“E’ difficile pensare che gli USA siano arrivati alla vigilia dell’intervento in Siria senza un obiettivo credibile e possibile, eppure stando ai fatti non c’è altra spiegazione possibile”.
Note a margine
PRIMA CHE IL GALLO CANTI
gli USA vogliono a tutti i costi la guerra contro la Siria: gli scenari possibili
E’ difficile pensare che gli USA siano arrivati alla vigilia dell’intervento in Siria senza un obiettivo credibile e possibile, eppure stando ai fatti non c’è altra spiegazione possibile. A meno che, dietro le quinte, qualcuno abbia pensato che il casus belli possa essere l’occasione per un conflitto di più ampia portata.
Ragioniamo per ora su quello che si percepisce in superfice. Finora, in prima battuta, con gli interventi militari, agli americani era andata bene. Arabi e occidentali hanno sempre sostenuto le loro guerre “umanitarie, dall’Afghanistan, all’Iraq, alla Jugoslavia, alla Somalia fino al Mali. Ora che si trattava di dare una lezione alla Siria per soccorrere i terroristi salafiti in difficoltà, lo scenario delle alleanze è improvvisamente cambiato. L’Inghilterra si è tirata indietro, fatto straordinario, dopo che la Germania aveva dichiarato la sua estraneità. L’Italia, pur “comprendendo le ragioni” degli americani ha dichiarato che senza l’ONU non interverrà e la Bonino digiunerà sabato prossimo assieme al papa per la pace. Il segretario dell’ONU non approverà l’intervento senza mandato del Consiglio di Sicurezza. Cosa impossibile vista la posizione di Cina e Russia. Infine il Vaticano per bocca del papa Francesco denuncia la guerra definendola un prezzo insostenibile.
Dunque perchè gli americani sfidano il mondo dichiarando il falso sull’uso dei gas e preparano in solitudine, assieme agli ascari turchi, francesi e israeliani, l’attacco alla Siria? E’ un atto di disperazione nel tentativo di districarsi dalle contraddizioni in cui Obama si è cacciato in Medio Oriente? Sicuramente questo è un fattore determinante per comprenderne ciò che sta accadendo. La “primavera” araba ha costretto gli USA a cambiare cavallo in Medio Oriente, alleandosi col settore islamico dei Fratelli Musulmani, al servizio dell’Arabia Saudita e del Qatar. Questo ha suscitato nuove contraddizioni in Egitto, in Turchia, in Tunisia. Lo spettro di un tracollo egemonico nell’area mediorientale è diventato un incubo per gli americani a fronte anche della resistenza di Assad in Siria. Dunque bisogna colpire e mostrare i muscoli, ma Obama non si è reso conto che la situazione è cambiata e che non si può impunemente continuare a colpire senza pagarne il prezzo.
Ora gli USA sono tra l’incudine e il martello. Se attaccano rischiano militarmente e politicamente; se rinunciano evidenziano la loro sostanziale debolezza. Non dimentichiamo che Suez è stata la tomba dell’imperialismo angloamericano.
Come diceva Mao, l’imperialismo è una tigre di carta, ma tatticamente provoca disastri ed è pericoloso.
Per quanto ci riguarda non parliamo solo di pace, ma utilizziamo la situazione per impegnarci sul NO Muos, su Sigonella, sugli F35.
Erregi
4 settembre 2013