Porti UE, ‘regole rispettino esigenze locali’

Il Sindaco di Livorno relatore a Bruxelles del progetto di parere adottato questa mattina dalla Commissione per Politiche di Coesione Territoriale del Comitato delle Regioni UE


PORTI UE: COSIMI, REGOLE RISPETTINO ESIGENZE LOCALI E RILANCINO INVESTIMENTI

Il Sindaco di Livorno relatore a Bruxelles del progetto di parere adottato questa mattina dalla Commissione per Politiche di Coesione Territoriale del Comitato delle Regioni UE

 

Bruxelles, 26 settembre 2013 – La Commissione per le Politiche di Coesione Territoriale del Comitato delle Regioni UE ha adottato questa mattina a Bruxelles un progetto di parere sulla proposta di regolamento che istituisce un quadro per l’accesso al mercato dei servizi portuali e la trasparenza finanziaria nei porti. Il progetto è stato illustrato dal relatore del progetto di parere, il sindaco di Livorno Alessandro Cosimi (PSE), vicepresidente del Comitato delle Regioni e presidente Anci Toscana.

 

Il progetto sarà votato in plenaria a dicembre e chiede che l’intervento normativo dell’UE lasci margini adeguati agli Stati Membri per rispondere alle specifiche esigenze dei loro porti. Attualmente, infatti, i modelli gestionali sono estremamente differenziati e regole rigide rischiano di penalizzare o favorire situazioni locali ostacolando una competizione equilibrata tra gli scali europei e il recupero di efficienza necessario.  Tra gli aspetti più delicati affrontati nel parere c’è l’urgenza di chiarire la normativa sugli aiuti di stato per le infrastrutture, creando un contesto più favorevole per gli investimenti. Regioni e città sono inoltre preoccupate dai rischi di appesantimento degli adempimenti burocratici legati alla creazione di una nuova autorità europea per i porti, proposta dalla Commissione.

Il parere: 

http://www.toad.cor.europa.eu/ViewDoc.aspx?doc=cdr%5ccoter-v%5cdossiers%5ccoter-v-041%5cIT%5cCDR3610-2013_00_00_TRA_PA_IT.doc&;docid=2937290

Queste le dichiarazioni del Sindaco Alessandro Cosimi:

 

“Il progetto di parere prova a definire il giusto equilibrio tra la necessità di rispettare le esperienze locali e quella di garantire, al contempo, un’adeguata omogeneità normativa per il settore portuale. E’ evidente quindi che vanno esclusi dal campo di applicazione delle nuove regole  tutte le attività che si configurano come servizi pubblici, servizi tecnico nautici – ormeggio, dragaggio ecc. – e tutte le operazioni di servizio che, a nostro avviso, devono essere governate dagli organismi nazionali competenti in un rapporto di collaborazione con gli enti locali. Dobbiamo evitare in ogni modo una ulteriore burocratizzazione del settore, usando meglio ciò che già esiste. Non serve dunque una nuova autorità europea.

C’è un confronto aperto anche sulla scelta dello strumento normativo da utilizzare. La Commissione propone un regolamento, cioè un impianto stringente di norme comuni, mentre noi propendiamo riteniamo necessario garantire maggior margini di intervento agli Stati membri, risultato che si può ottenere optando per una direttiva. C’è anche chi vorrebbe limitare al minimo l’intervento di Bruxelles e chiede di fermarsi alle linee guida. Se però l’obiettivo della Commissione è di avere porti più competitivi riteniamo che un regolamento non sia in grado di garantire condizioni omogenee di competizione. Il quadro è molto differenziato, in alcuni Paesi i porti, anche se sono a capitale pubblico, vengono gestiti con forme di governance molto vicine a quelle del settore privato, con una libertà d’azione che è completamente diversa da quella normalmente concessa alle autorità di gestione pubbliche. Per far compiere a tutti un passo avanti dobbiamo affrontare la questione normativa, aumentare la trasparenza degli aiuti di Stato –  che sarà il tema decisivo –  e promuovere gli investimenti infrastrutturali, chiarendo che i nostri porti il terminale e il gate delle reti transeuropee di trasporto TEN-T e non isole scollegate, abbandonate. Questo ultimo tema pone un grande problema a livello nazionale italiano, quello di politica per i porti che selezioni gli investimenti e li orienti in una strategia complessiva. Oggi tutti fanno quello che gli pare, noi dobbiamo invece integrare e diversificare l’offerta di servizi,  senza deprimere la volontà di investire. Un esempio su tutti: Se dovessimo completare tutti i terminal contenitori progettati oggi in Italia  avremmo un’offerta capace di gestire 25 milioni di teu all’anno. Oggi ne circolano 10, si calcola che raddoppieranno da qui al 2030 ma noi non poi possiamo generare una sovraccapacità di offerta. Per essere competitivi bisogna star dentro una programmazione sensata, che garantisca un uso adeguato dei soldi  pubblici”. 

 

Dichiarazione del sindaco Cosimi sul rilancio porti/sostenibilità:

 

“Una nuova direttiva per il settore portuale dovrebbe integrarsi con i piani dell’UE nel settore della “crescita blu”, dl trasporto sostenibile e delle autostrade del mare. Servirebbe soprattutto un intervento specifico per il settore “RO-RO”, i traghetti che trasportano merci e passeggeri. Si tratta di una modalità importantissima per molte delle popolazioni più deboli, per esempio per le aree insulari, così come per popolazioni di Paesi terzi del Mediterraneo che attraversano una fase politica delicatissima. Abbiamo chiesto alla Commissione di occuparsi di questa questione, perché, pur avendo escluso il traffico passeggeri dai settori di intervento delle nuove regole, bisogna armonizzare i regolamenti a livello UE perché solo così possiamo davvero diminuire il trasporto su gomma. L’altro grande capitolo che riguarda la sostenibilità è quello relativo all’impatto sull’ambiente marino dei dragaggi e degli interventi di infrastrutturazione portuale. E’ fondamentale che le decisioni su questo fronte siano saldamente in mano pubblica perché oggettivamente ineriscono alla qualità dell’ambiente e della vita delle nostre comunità. Ad esempio in una città come Livorno, con un porto merci  importante, un’operazione di dragaggio darebbe respiro al traffico contenitori, ma oltre alle merci varie ci sono anche i pescatori. Se si depositassero davanti al porto tutti i sedimenti di una città nata nel 500 e diventata industriale nel 700, è evidente che si ucciderebbero le attività di pesca. E’ chiaro che decisioni di questo tipo devono essere gestite dal settore pubblico, tenendo presenti, oltre agli aspetti strettamente economici, le dinamiche sociali e la qualità della convivenza”. 

Ufficio stampa Anci Toscana

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