“Chi ha rotto il cerchio delle connivenze diplomatiche è stato papa Francesco il quale ha abbandonato le ipocrisie dei suoi predecessori e ha insistito chiaramente e duramente nel denunciare i propositi di guerra”.
HABEMUS PAPAM
Quando la stampa di tutto il mondo ha iniziato ad elogiare papa Francesco era evidente l’intento dei giornalisti di regime di dare una mano alla chiesa di Roma per recuperare credibilità dopo il forfait di Ratzinger. I primi gesti di un papa buono, alla mano, che rompeva le modalità con cui fino a quel momento la chiesa di Roma si era espressa, erano tesi a creare un’atmosfera di consenso a una istituzione in crisi.
Il passaggio successivo ha però evidenziato qualcosa di nuovo rispetto alla gestione vaticana fatta di intrighi, affarismo lobbies ecclesiali e massoniche. Fino al punto che si è andata ad intaccare la struttura dello IOR e a cambiare gestione della segreteria di stato liquidando il cardinale Bertone. A questo punto, sempre all’interno delle modalità di gestione della chiesa cattolica, si è andata consolidando l’opinione che questo papa aveva cambiato rotta rispetto ai suoi predecessori.
A noi, ovviamente, non interessa la questione di come un papa si intenda rappresentare di fronte ai suoi fedeli. Questo è affare interno alla chiesa. Ciò che ha travalicato però i confini del tradizionale ruolo della chiesa è stata la posizione di papa Francesco sulla guerra. Il fatto che in due diverse occasioni il papa abbia espresso posizioni forti contro l’attacco imminente alla Siria e contro i mercanti di armi che alimentano le guerre è stato il fattore F che ha cambiato il corso degli avvenimenti, anche se questo è avvenuto assieme a numerosi altri fattori che hanno concorso a questo cambiamento. Il pronunciamento del parlamento inglese, il rifiuto tedesco di partecipare all’attacco seguito a ruota dalle dichiarazioni di Letta.
Le posizioni ‘atlantiche’ sono state divergenti. Nessuna però si è spinta fino a dire che l’attacco non andava fatto anche se la scelta era accollata, in solitudine, agli americani. Persino l’ascaro Hollande, alla fine, ha dovuto dire che non accettava l’intervento senza copertura ONU.
Chi ha rotto però il cerchio delle connivenze diplomatiche è stato papa Francesco il quale ha abbandonato le ipocrisie dei suoi predecessori e ha insistito chiaramente e duramente nel denunciare i propositi di guerra. Quindi dobbiamo prepararci a considerare per il futuro il ruolo della chiesa cattolica nella scena mondiale. Un fattore politico dentro un involucro religioso.
Questa novità, assieme alle divergenze tra americani e europei e al ruolo che la Russia ha assunto nella vicenda siriana, sta rafforzando il declino americano, una sorta di vicenda Suez in chiave contemporanea.
Unica nota dolente è l’assenza di un movimento europeo contro la guerra. E questo è il frutto del ruolo svolto dalla sinistra imperialista.
Erregi
11 settembre 2013