Seikou ha dolori per tutto il corpo, cammina a fatica, ha male quando muove le braccia. È arrivato in Italia dall’Eritrea dopo un viaggio durato mesi, tra cassoni di camion, poca acqua e poco cibo, una barca che galleggiava a mala pena.
“Dottoressa, il dolore è molto forte, aiutami”
“Doctor the pain is very strong, please help me”. “Dottoressa, il dolore è molto forte, aiutami”. Seikou ha dolori per tutto il corpo, cammina a fatica, ha male quando muove le braccia. È arrivato in Italia dall’Eritrea dopo un viaggio durato mesi, tra cassoni di camion, poca acqua e poco cibo, una barca che galleggiava a mala pena.
“Dottoressa, il dolore è davvero forte, aiutami”, dice, mentre lo visitiamo sull’ambulatorio mobile a Siracusa, appena fuori dall’Umberto I, il centro dove vengono ospitate le persone che stanno sbarcando sulle coste del sud-est siciliano. Gli chiediamo in che condizioni ha viaggiato sul barcone. Lui, steso sul lettino, ci guarda, si guarda intorno e si rannicchia in un angolo, con le gambe flesse sul tronco e la braccia a tenerle strette al petto. “In this way, for 3 days”, “In questo modo, per 3 giorni”.
Gli spieghiamo che ha bisogno di riposo, cibo e acqua per riprendersi dal viaggio, che i suoi muscoli sono stanchi e per questo sente male. Ci sorride sollevato. Seikou ha 20 anni e parla bene inglese. “I would like to learn Italian language, otherwise I cannot go to school”, “Mi piacerebbe imparare l’italiano, altrimenti come faccio ad andare a scuola?”.
Seikou torna ogni sera al Polibus, noi gli scriviamo su un foglio alcune frasi in inglese con il corrispettivo in italiano, le leggiamo con lui, lui le ripete, poi mette il foglio in tasca e la mattina dopo, quando arriviamo, lo troviamo che studia i nostri appunti. Diverse sere non siamo riusciti a vederci, avevamo troppi pazienti. “No problem, I understand”. “Tranquilli, lo capisco”.
— Daniela, medico sull’ambulatorio mobile a Siracusa