E’ lì dentro, oltre quei cancelli, che si consuma l’atto finale di una tragedia disconosciuta ai più. Lamenti, urla, odori, dolore al riparo di occhi indiscreti, che prosegue indisturbato: l’olocausto animale.
Roma, sabato 12 ottobre, ci siamo dati appuntamento al tramonto nei pressi del numero civico 1280 di via Palmiro Togliatti. Molti di noi con un mazzo di fiori in mano, le voci sommesse, lo sguardo che cercava di varcare i cancelli di un enorme, imponente edificio, gelido nella sua anonimità, nel cui piazzale antistante ci siamo infine fermati.
Eppure quell’edificio, pur nella sua anonimità, per noi del Coordinamento Antispecista e per tutti gli attivisti che si sono uniti alla nostra iniziativa, ha un significato particolare. È lì dentro, oltre quei cancelli che il nostro sguardo ha sfidato, che si consuma l’atto finale di una tragedia disconosciuta ai più; è al di là di quelle spesse mura, che tengono lamenti, urla, odori, dolore al riparo di occhi indiscreti, che prosegue indisturbato quello che chiamiamo, fuor di retorica, olocausto animale. Ed è proprio per far luce, simbolicamente e realisticamente, su ciò che accade, non solo in quel singolo mattatoio, ma dentro ogni mattatoio di ogni città del mondo, che abbiamo voluto organizzare – per la prima volta nel nostro paese – una fiaccolata in onore delle vittime animali che a milioni vengono uccise nell’indifferenza più totale.
In questi luoghi tutto avviene nell’automatismo più assoluto: di notte arrivano i Tir che trasportano decine e decine di animali ammassati gli uni sugli altri, spesso lasciati senza acqua e cibo per ore, a volte interi giorni. Individui che dopo aver condotto un’esistenza da schiavi al chiuso di un allevamento verranno brutalmente scaricati come merce – tale sono considerati – e quindi trascinati alla catena di s-montaggio.
Numeri, nient’altro che numeri. Niente della loro vita rimarrà, se non i loro corpi smembrati per poter essere venduti nei supermercati. Esistenze ridotte a un codice a barre, a una sigla, a un tot al chilo.
Lo scopo dell’evento è stato proprio quello di voler restituire a questi individui – ai nostri fratelli animali – ciò che gli è stato tolto: la dignità, l’individualità, la singolarità delle loro esistenze, il riconoscimento, valore e profondo rispetto dei loro corpi che, al pari dei nostri, temono la morte e desiderano solo vivere. Abbiamo così voluto dare a queste vittime un nome e lo abbiamo scritto su dei cartelli con la loro immagine: Camilla, un’agnellina, Tobia, un coniglietto, Marta, una gallina, Ettore, un maiale, Margherita, una mucca, Pegaso, come il cavallo alato della nostra mitologia – e che sia di buon auspicio, che mai più a nessun animale venga sottratta la libertà – e altri ancora; e poi accanto, un altro pannello con su impressa una cifra numerica e la tragica immagine di quel che rimane dei loro corpi dopo lo scempio, a ricordare l’orribile realtà che ha luogo a pochi passi da noi.
Tra i bagliori delle fiaccole tremolanti nel buio, la musica in sottofondo ad accompagnare le voci rotte dalla commozione, alcuni attivisti hanno letto i loro pensieri scritti per l’occasione ed altri ancora una sequenza di brani selezionati: aneddoti e storie tese a spazzare via i tanti luoghi comuni, pregiudizi, e ignoranza culturale che mistifica e disconosce le reali caratteristiche degli animali. Ma anche, facendoci forza, descrizioni realistiche di ciò che avviene dentro i mattatoi, parole che non avremmo mai voluto sentire, racconti di orrore che, purtroppo, non è finzione.
Il traffico è denso sulla via Palmiro Togliatti, migliaia di macchine, ogni giorno, ogni sera, ogni notte costeggiano il mattatoio, filano via, senza sapere cosa accade all’interno delle sue mura. Ieri sera molte hanno rallentato, qualcuna ha suonato il clacson in segno di solidarietà.
La nostra speranza è che un evento come questo riesca a svegliare le coscienze intorpidite di chi costantemente rimuove o addirittura nega l’orrendo atto finale che una società ingiusta e sbagliata continua a ritenere legittimo. Speriamo che il sentimento di vero cordoglio che ieri sera ha ispirato le nostre parole, i nostri sguardi, i nostri gesti, così come la luce delle nostre fiaccole possano servire a diradare il buio delle coscienze e a far emergere, in tutta la sua accecante verità, la profonda ingiustizia dell’olocausto animale.
Per finire abbiamo voluto prenderci tutti per mano, a formare una catena che si è snodata lungo l’intero perimetro del piazzale e che, simbolicamente, abbiamo voluto immaginare estesa oltre i confini geografici a comprendere tutti gli attivisti che in tutto il mondo stanno lottando per porre fino allo sfruttamento animale. Noi vogliamo credere che la catena della solidarietà dell’empatia sia più forte di quelle reali che tengono imprigionati miliardi di individui senzienti e che arrivi un giorno a liberare i nostri fratelli dal giogo dell’oppressione e del dominio che per così tanti, troppi secoli gli abbiamo stretto attorno al collo. Prima di andarcene abbiamo adagiato a terra, sotto a un gigantesco pino, qualche fiore, ad omaggiare le vittime, coloro che, lo ribadiamo, per noi non sono numeri, ma vite violate.
Noi del Coordinamento Antispecista ci teniamo a ringraziare ogni singolo attivista che ieri sera ci ha raggiunto nel triste luogo convenuto per questa, senz’altro toccante, ma anche emotivamente pesante, iniziativa. Senza di voi, senza i vostri sentiti pensieri, senza i vostri occhi colmi di rabbia, ma anche, soprattutto, di speranza, senza il vostro coraggio di lottare, i nostri fratelli animali sarebbero dimenticati e perduti per sempre. E questo noi non possiamo permetterlo.
Grazie, a nome di tutti gli animali.
Coordinamento Antispecista
Per i diritti Animali ed Umani