“Festa delle Forze Armate: come al solito uno sperpero di denari pubblici che si aggiungono agli interessi ufficiali e ufficiosi, occulti, che stanno dietro alle ingenti spese militari”.
Comunicato n. 19/2013 – 05.11.13
Bravo Accorinti!
Essere Sindaco (di tipo nuovo) significa rappresentare gli interessi delle masse popolari e rompere con le leggi, i vincoli e i salamelecchi della Repubblica Pontificia
Il 4 novembre i vertici della Repubblica Pontificia hanno celebrato la festa delle Forze Armate: come al solito uno sperpero di denari pubblici che si aggiungono agli interessi ufficiali e ufficiosi, occulti, che stanno dietro alle ingenti spese militari che i governi di qualunque colore avallano e confermano (gli F35 sono solo la punta dell’iceberg). A rompere le uova nel paniere, con uno spirito sano e creativo, ci ha pensato il sindaco di Messina, Accorinti, che nel mezzo delle celebrazioni è intervenuto CONTRO le spese militati e in favore degli investimenti per fare fronte agli effetti della crisi. Alla fine del discorso ha sventolato una bandiera della pace con su scritto “L’Italia ripudia la guerra” (ah… la Costituzione!).
Ha scatenato il caos… le alte cariche militari si sono “indignate” e hanno lasciato il palco e da più parti si sono levate le accuse e le denigrazioni per questo atto dimostrativo. Il più rappresentativo fra i denigratori è stato il Ministro D’Alia, che senza giri di parole si scaglia contro il sindaco di Messina per affermare, in altre parole, che una volta che si è eletti alla guida di una autorità, bisogna sottomettersi alla “ragion di Stato”, ma soprattutto agli interessi di chi quella ragione la pretende per sé e per i propri interessi: “Essere sindaco non significa fare l’attivista di una minoranza, per quanto rispettabile, ma rappresentare tutti i cittadini e il sentimento di un’intera comunità. Oggi Accorinti non l’ha fatto”.
Atto dimostrativo. Superiamo per un momento la “simpatia” del gesto di Accorinti, andiamo oltre. E’ quell’atteggiamento, quella volontà, quel “coraggio” che deve guidare i sindaci, e più in generale gli amministratori locali, ad assumere un nuovo ruolo nel contesto di crisi, di lacrime e sangue, di tagli, di attacco e smantellamento dei diritti, di fronte al ritornello che “i soldi non ci sono”. 10, 100, 1000 atti dimostrativi che “entrano nel concreto”: violare i patti di stabilità, i vincoli finanziari, il bilancio, il controllo dei conti, saltare a piedi pari le minacce di commissariamento prefettizio….Ogni Comune può decidere dove destinare le grandi o piccole risorse di cui dispone: alimentare le casse del governo centrale (cioè dei vizi, dei capricci, delle speculazioni, dei ladrocini) o sostenere le mille iniziative di base che le masse popolari promuovono per fare fronte agli effetti della crisi (finanziare attività di autorganizzazione del lavoro, requisire e assegnare le case sfitte, proteggere i beni comuni dalle speculazioni, garantire servizi…).
Certo, un sindaco da solo non può fare molto, ha bisogno del sostengo delle masse popolari. Ma non facciamoci prendere in giro dai “vorrei ma non posso”, “sarebbe bello, ma..” che tanti sindaci che sono stati eletti in discontinuità con giunte di destra e di centro-sinistra, affarismo e speculazione oggi ripetono fino allo sfinimento, ma ben allineati ai poteri della Repubblica Pontificia (che elenco lungo… Pisapia, Marino, De Magistris…).
Il fatto è che le masse popolari sono già mobilitate, attive e propositive in mille forme.
Quello che manca, che latita, è il coraggio politico degli amministratori locali di rompere con la sottomissione alle lobbies e ai poteri forti.
Allora ben venga l’esempio di Accorinti, vale più di 100 appelli a “difendere la Costituzione” perché è un’iniziativa concreta per la sua applicazione. Adesso l’esempio deve estendersi e passare da “messaggio” a “pratica corrente”.
Tempi stretti. Chiunque pensa che le cose possono continuare come sono andate fino a oggi per un periodo indefinito è fuori strada. Chi si affida al buon cuore, alla sensibilità, all’impegno di un singolo sindaco, di una singola personalità, di un singolo personaggio, è fuori strada: non fa i conti con il fatto che tanti buoni propositi non danno la certezza di coerenza. E’ la mobilitazione delle organizzazioni operaie e popolari che fa la differenza, che valorizza le caratteristiche positive di ogni singolo individuo o che, eventualmente, lo costringe a sbattere il muso contro opportunismo, false promesse, retorica e parole al vento.
“Accorinti ha cacciato i generali dal 4 novembre”. Ottimo. E’ un segnale importante. Mobilitiamoci per cacciare dalla città gli esattori delle tasse, i gestori delle sale giochi e delle sale scommesse, gli speculatori degli Expo e delle altre opere inutili e costose, per rendere disponibili le proprietà immobiliari pubbliche, quelle private (degli speculatori) e quelle della curia, da dare ai senza casa; per requisire le aree industriali dismesse a promuovere la creazione di posti di lavoro, per riorganizzare i servizi sulla base dei diritti e dei bisogni concreti delle masse popolari.
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