Caso Chico Forti: “Il grande imbroglio”

“Chico Forti è un bugiardo, un truffatore e un assassino. Lo ha deciso, dopo un lungo e regolare processo, una giuria americana. Se lo si vuole innocente occorre produrre qualcosa che abbia una solidità ben maggiore di qualche facezia pseudogiuridica”.


Il grande imbroglio.

Ovvero la vera storia di Chico Forti, del suo crimine e delle sue bugie.

 

“Allora faccio bene ad andarmene a vivere negli Stati Uniti (…)
Lì, se sbagli, la legge ti raggiunge ovunque e ti fa pagare quello che meriti.” 
Chico Forti, 19 luglio 1992.

 

“Vedrai tu stesso la legge: perché, dato che esigi giustizia,

sta’ certo che l’avrai e più di quanta ne desideri.”

Shakespeare, Il Mercante di Venezia, Atto IV Scena I.

 

 

Chico Forti è un bugiardo, un truffatore e un assassino. Lo ha deciso, dopo un lungo e regolare processo, una giuria americana. Se lo si vuole innocente occorre produrre qualcosa che abbia una solidità ben maggiore di qualche facezia pseudogiuridica.

 

Enrico Forti, che tutti chiamano Chico, ha preso in consegna la vittima Dale Pike alle 18.00 di domenica 15 febbraio 1998 e del poveretto si perde ogni traccia fino alle 18.00 del giorno dopo, quando in suo cadavere sarà rinvenuto per puro caso. Chico Forti non solo è completamente privo di un qualsivoglia alibi, ma mente fin dal primo momento. Alle 19.16 di quella sera telefona alla moglie da un posto vicinissimo a quello del crimine e le dice che Dale Pike non è arrivato. Menzogna che ripeterà più volte anche alla polizia. Oggi afferma di essersi fermato a una stazione di servizio dove Pike avrebbe fatto una inverosimile telefonata e cambiato programma, ma né allora né oggi Forti si è minimamente preoccupato di rintracciarne il misterioso destinatario.

 

Questi fatti sarebbero stati più che sufficienti a convincere una giuria, ma c’è dell’altro. Forti stava  sottraendo al padre della vittima un famoso albergo a Ibiza; era in possesso di una pistola compatibile con quella usata nell’assassinio; ha fabbricato documenti notarili falsi e la sabbia trovata sotto il gancio di traino della sua automobile corrisponde a quella della spiaggia del delitto.   

 

Gli amici italiani hanno montato una rumorosa campagna mediatica in suo favore, ma occorrerebbero prove e riscontri che non siano invenzioni o manipolazioni.

 

Chico Forti non è stato ingannato dalla polizia (che avrebbe potuto farlo legalmente) e non ha mentito per paura, ma per coprire il suo crimine. Non è vero che non gli abbiano letto i diritti Miranda: l’hanno regolarmente fatto al momento dell’arresto.

 

Non è vero che Forti sai stato assolto dall’accusa di avere truffato il padre della vittima. La Procura ha semplicemente sospeso i capi d’imputazione per quello che è il movente dell’assassinio.

 

Chico Forti non è stato condannato sulla base di una sensazione. Questa è una clamorosa frottola tirata fuori 10 anni dopo il processo. Una bestialità che nemmeno Forti ha mai detto.

 

Forti è stato patrocinato da due famosi e costosi avvocati che è ridicolo pensare si siano venduti alla Procura. Non hanno fatto testimoniare Forti perché nessuno sarebbe stato così pazzo da farlo e questo non ha minimamente modificato il processo, dov’è sempre l’Accusa ad avere l’ultima parola.

 

Il truffatore tedesco Thomas Knott non è stato il teste principale contro l’amico Forti. Knott non ha nemmeno partecipato al processo: ha patteggiato i suoi reati e scontato la condanna.

 

A Forti non è stato negato l’appello perché negli Usa il processo chiude la vicenda e per annullarlo occorrono solidi argomenti legali che nessuno ha mai prodotto.

 

Il corpo della vittima è stato spogliato dai complici di Forti per simulare un omicidio a sfondo sessuale. Il cadavere è stato nascosto e trovato per caso. Gli oggetti sparsi attorno al corpo sono caduti nell’azione di depistaggio compiuta nel buio più totale.

 

Il giudice del processo Victoria Platzer è stata in polizia, ma quindici anni prima degli avvenimenti e in quella di Miami Beach, mentre l’assassinio di Pike è avvenuto a Miami.

 

Non è assolutamente vero che la polizia volesse punire Forti per il suo filmetto sul suicidio dell’assassino di Gianni Versace Andrew Cunanan, perché in Florida nessuno l’ha visto.

 

Non c’è stata violazione della Convenzione di Vienna, dell’ICCPR, né tantomeno della Convenzione Europea di cui gli Usa non fanno parte.

 

Ho scritto abbondantemente sul caso[1] e confido, in attesa della pubblicazione degli atti del processo e dell’arrivo del Florida Innocence Project, che la sagacia dei nostri giornalisti e la capacità di discernimento della nostra classe politica ci evitino l’ennesima brutta figura. 

 

Ringrazio il Deputato del Movimento Cinque  Stelle Emanuela Corda che si è dichiarata disponibile a un confronto pubblico sull’argomento

 

“Vengeance is mine, I will repay, saith the Lord” 
Romans 12:19 KJV

 

Dott. Claudio Giusti

http://www.facebook.com/claudio.giusti.545

http://www.astrangefruit.org/index.php/it/

http://www.osservatoriosullalegalita.org/special/penam.htm
http://www.ildialogo.org/LeInC.php?f=21&s=nopenamorte

Member of the Scientific Committee of Osservatorio sulla Legalità e i Diritti, Claudio Giusti had the privilege and the honour to participate in the first congress of the Italian Section of Amnesty International: later he was one of the founders of the World Coalition Against The Death Penalty.


 


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