Bologna, diritti negati a portatori di disabilità

Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa lettera-denuncia di una cittadina di Bologna alla quale è stato negato il diritto di assistere alla mostra a Palazzo Pepoli Campogrande dedicata alle istituzioni assistenziali presenti nel territorio cittadino.

 

 

AGLI ORGANI di STAMPA e di INFORMAZIONE

LORO SEDI – BOLOGNA

 

OGGETTO: Diritti negati


Ho letto sul sito di “ARTE.IT” un paio di commenti a favore della mostra inaugurata a Palazzo Pepoli Campogrande dedicata alla produzione artistica e legata alle istituzioni assistenziali presenti nel territorio cittadino e curata da Gian Piero Cammarota, Marinella Pigozzi e Serena Maini. L’esposizione è stata realizzata grazie al contributo della Provincia e in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Artistici, Storici ed Etnoantropologici di Bologna. 

Riporto i commenti di due signore:

– C. C. “Commuove la teca che conserva le piccole cose trovate nelle fasce dei bambini abbandonati, monete, medagliette anche carte da gioco tutte tagliate a metà, la speranza delle madri di riconoscere così negli anni i loro bambini”.

  • A. M. dell’Università di Bologna: “Un’istituzione bolognese all’avanguardia per i tempi in cui è sorta…….”

Mi fa molto piacere che la signora A.M. dica che quell’istituzione bolognese era all’avanguardia per i tempi in cui è sorta, ma devo far notare, ahimé, che le attuali istituzioni bolognesi, nonché i curatori della mostra non mi pare siano stati all’avanguardia, visto che hanno allestito la mostra in un palazzo molto bello, storico quanto si vuole, ma non accessibile a tutti i cittadini bolognesi e non.

Non mi è neppure possibile condividere la commozione della signora C.C. Domenica scorsa, 16 Febbraio 2014, mi sarebbe tanto piaciuto visitare quella mostra e poter esprimere un mio parere, ma quando sono arrivata al palazzo (ironia della sorte, strano ma vero, era libero un parcheggio handicap di fronte) una bella e storica scalinata ha smorzato ogni mio entusiasmo: la mia sedia a rotelle non era (e non è) in grado di salire quelle scale.

Il mio compagno, scusandosi di lasciarmi sola nel cortile, è andato alla ricerca di un accesso all’handicap. I custodi, rammaricati, hanno detto che non potevano darci alcun aiuto.

Questa è l’ennesima frustrazione, sono stanca e sono a denunciare pubblicamente che prima di pensare a far correre sempre di più i “normodotati motori”, è il caso che si faccia fare qualche passo in autonomia in ogni luogo anche ai cittadini “handicappati motori”. Tengo a precisare che L’Europa ha richiamato il nostro Paese per le condizioni dei carcerati, ma anche per le inadempienze relative alle barriere architettoniche che tolgono quotidianamente la libertà a tanti cittadini imprigionandoli nelle loro case.

Maddalena Micco

Bologna, 22 Febbraio 2014

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