La rivoluzione socialista in Italia e la rivolta in corso in Ucraina, il governo Renzi-Berlusconi e il congresso CGIL.
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25 febbraio 2014
La rivoluzione socialista in Italia
e la rivolta in corso in Ucraina, il governo Renzi-Berlusconi e il congresso CGIL
Al nostro Comunicato CC 7/2014 dello scorso venerdì 21 febbraio, alcuni compagni hanno opposto due obiezioni serie che meritano riflessione. In sostanza ci hanno detto:
1. esagerate a dipingere gli emigrati ucraini come un insieme di rapinatori, prostitute e altri miserabili simili,
2. dite cose interessanti e utili a districarsi tra le notizie truccate o dispersive dei portavoce della borghesia e del clero e della loro macchina di diversione e intossicazione dell’opinione pubblica, ma non spiegate come mai migliaia, forse milioni di esponenti delle masse popolari scenderebbero in piazza determinati a tutto, contro chi scendono in piazza, sotto la direzione di chi e per che cosa. Detto in altri termini, perché avete applaudito alla rivolte del 2011 in Tunisia e in Egitto e non applaudite alla rivolta in Ucraina?
Noi invitiamo tutti i nostri lettori che si sono posti analoghe domande a metterle sul tavolo, a riflettere, discutere e studiare. Come abbiamo già detto, la concezione comunista del mondo, il marxismo-leninismo-maoismo non è una filosofia, una dottrina da cui si deduce la realtà (come il don Ferrante del Manzoni deduceva la natura della peste e del contagio dalla filosofia scolastica di S. Tommaso e di Aristotile): è una scienza sperimentale come la chimica, la biologia e altre, costruita elaborando i dati dell’esperienza (della storia delle società umane). È una scienza che guida a operare con successo chi la assimila e la usa per trasformare la società borghese, una scienza che viene verificata e arricchita dalla pratica della lotta delle classi sfruttate e dei popoli oppressi per trasformare la società borghese in società comunista. La rivoluzione socialista la impariamo a fare facendola guidati dalla sua scienza: dalla concezione comunista del mondo, dal marxismo-leninismo-maoismo. Chi ha cercato e cerca di farla con la buona volontà e operando alla cieca, lavorando onestamente secondo il buon senso, guidato dalla concezione borghese (rivendicativa) o clericale (da bene comune) del mondo, dal senso comune, nel migliore dei casi si agita a vuoto e solo se sono i comunisti che tirano la volata alla lotta di classe dà a sua insaputa un contributo positivo alla rivoluzione socialista.
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Sul senso comune (Antonio Gramsci, Quaderni del Carcere 11, § 13)
(…) la filosofia del senso comune, è la “filosofia dei non filosofi”, cioè la concezione del mondo assorbita acriticamente dai vari ambienti sociali e culturali in cui si sviluppa l’individualità morale dell’uomo medio.
Il senso comune non è una concezione unica, identica nel tempo e nello spazio.
È il “folclore” della filosofia [sta alla filosofia come il folclore sta alle arti, ndr] e come il folclore si presenta in forme innumerevoli. Il suo tratto fondamentale e più caratteristico è di essere una concezione (anche nei singoli cervelli) disgregata, incoerente, inconseguente, conforme alla posizione sociale e culturale delle moltitudini di cui esso è la filosofia.
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Il partito comunista è il partito di quelli che assimilano e applicano la concezione comunista del mondo per promuovere e guidare la lotta di classe con cui l’umanità supererà la società borghese: l’esperienza della prima ondata ha pienamente confermato, anche con l’esito fallimentare di quelli che l’hanno rifiutata (socialisti, anarchici, ecc.) e perfino di quelli che pur dandosi alla rivoluzione sono rimasti ancorati alle vecchie concezioni (trotzkisti, bordighisti, luxemburghiani, ecc.), la tesi di Lenin (Che fare? – 1902) che il partito comunista è il partito degli operai (intesi come lavoratori impiegati nelle aziende capitaliste) ma non nel senso sociologico, professionale del termine, nel senso in cui lo è un sindacato, perché gli operai sarebbero spontaneamente comunisti, ecc. È il partito degli operai nel senso che tra tutte le classi oppresse e sfruttate gli operai sono la classe che, per la sua esperienza e le condizioni pratiche in cui la società borghese li confina, è più delle altre capace di assimilare in massa e applicare in massa la concezione comunista del mondo e trasformare la società borghese nel senso che le sue stesse acquisizioni e contraddizioni comportano, è la classe che può e deve trascinare nella rivoluzione socialista le altre classi sfruttate e i popoli oppressi.
Poste queste premesse, veniamo alle due obiezioni che alcuni lettori e compagni ci hanno fatto.
I nostri lettori hanno certamente ragione a obiettarci che non tutti gli ucraini immigrati (e solo in Italia sono tra duecento e trecentomila) si arrangiano a vivere facendo i rapinatori, le prostitute o altri mestieri da emarginati sociali. Volevamo dire che il crollo dei primi paesi socialisti (1989-1991), il loro passaggio dalla fase della reintegrazione graduale e pacifica nel mondo capitalista (iniziata con il colpo di Stato di Kruscev del 1956) alla fase della reintegrazione nel mondo capitalista ad ogni costo (in proposito rimandiamo a Le tre fasi attraversate dai primi paesi socialisti, cap. 1.7.3. del nostro Manifesto Programma pagg. 87-88) ha costretto la massa della popolazione dei primi paesi socialisti in condizioni di vita impossibili. Impossibili non nel senso che sono moralmente o culturalmente inaccettabili, ma nel senso che se venissero subite la riduzione della popolazione, la degradazione fisica e morale, la crescita della mortalità, la diffusione di malattie, la diminuzione della natalità, la riduzione dell’età media di vita, ecc. sarebbero ben superiori a quelle che si sono effettivamente registrate negli ultimi 20 anni in Europa orientale e nelle ex repubbliche sovietiche. O individualmente o collettivamente bisognava in qualche modo sopravvivere: quando è affamato, anche il lupo esce dalla tana, dice un detto popolare.
Una delle vie d’uscita individuali (perseguite in massa ma individualmente, ognuno arrangiandosi come meglio gli riusciva, quindi in conformità a uno dei comportamenti correnti nella società borghese: ognuno per sé e dio per tutti) è venire a occupare in Europa occidentale o negli USA i posti da emarginati che la società in disfacimento dei paesi imperialisti presenta per i disperati e gli ultimi. Ovviamente non sono gli immigrati che creano e moltiplicano questi posti: li creano la disgregazione e la putrefazione della società prodotte nei paesi imperialisti dalla crisi generale del capitalismo che incalza mentre la rinascita del movimento comunista procede solo lentamente. I promotori delle prove di fascismo presentano il corso delle cose alla rovescia (“nel nostro bel paese dilagano i tuguri e le case in rovina: per liberarci dal fetore che promana bisogna con le buone o le cattive costringere ad andarsene gli immigrati” – che effettivamente sono il quaranta per cento di quelli che ci abitano pur essendo solo il dieci per cento della popolazione), come egualmente alla rovescia seppur con animo opposto presentano il corso delle cose i preti caritatevoli e gli altri esponenti della sinistra borghese “amici del popolo” (“è vero che gli immigrati puzzano ma, poverini, bisogna capirli e aiutarli: spruzziamo un po’ di profumo per attenuare il loro fetore e il nostro disgusto”).
Con la drastica espressione usata nel Comunicato, volevamo denunciare, e a questo fine va bene e le reazioni confermano che è efficace, sia le condizioni a cui la crisi del movimento comunista (l’esaurimento della prima ondata della rivoluzione proletaria) ha ridotto i proletari nei primi paesi socialisti, sia le condizioni sociali che la borghesia e il clero impongono nei paesi imperialisti e in quelli che furono i primi paesi socialisti (anche in quelli in cui il PIL galoppa): ovviamente anche nella valutazione della situazione sociale di questi paesi vale che non è chi occupa i posti di quarta classe che mette in circolazione treni con vagoni di quarta classe.
Con questo riteniamo di aver recepito la prima obiezione e di esserci spiegati.
Quanto alla seconda obiezione, la concezione comunista del mondo, frutto dell’esperienza storica, ci ha permesso di affermare che di fronte al progredire della crisi generale del capitalismo (alla situazione rivoluzionaria in sviluppo) le masse popolari si sarebbero dovute mobilitare, si sarebbero mobilitate (vedi in La Voce n. 45 Quale partito comunista?). In definitiva (ma si badi bene, solo in definitiva: nella pratica, di posto in posto e di tempo in tempo si danno situazioni concrete in cui tendenze opposte si mischiano e si scontrano nelle masse popolari, nei gruppi e negli individui) vi erano solo due vie possibili: mobilitazione rivoluzionaria e mobilitazione reazionaria (vedi in La Voce n. 15 Le due vie al comunismo).
O noi comunisti avremmo mobilitate e diretto le masse popolari, quindi rinascita del movimento comunista e costruzione strada facendo delle organizzazioni di massa connesse con la mobilitazione rivoluzionaria fino a instaurare il socialismo (la via più diretta e meno distruttiva al socialismo).
O le masse popolari le avrebbero mobilitate la stessa borghesia e il clero, mossi da necessità loro proprie, connesse alle contraddizioni che la crisi generale del capitalismo genera nel loro seno e alla necessità di mantenere il controllo della situazione, la soggezione delle masse popolari al loro dominio: le avrebbero mobilitate usando l’influenza sociale, le istituzioni che ereditano e quelle che creano (tra cui i gruppi e partiti che scimmiottano nelle condizioni attuali i partiti e gruppi fascisti e nazisti del secolo scorso), i mezzi di cui dispongono e gettando le masse popolari in avventure, rivolte e guerre (la via indiretta, tortuosa, più distruttiva e dolorosa al socialismo).
Fin qui ci permetteva e ci permette di arrivare la concezione comunista del mondo, la sintesi razionale dell’esperienza della prima crisi generale del capitalismo e della prima ondata della rivoluzione proletaria.
Per questo abbiamo applaudito alle rivolte del 2011 in Tunisia e in Egitto perché aprivano prospettive di movimenti antimperialisti e non abbiamo applaudito alla rivolta delle masse popolari ucraine al governo Yanukovich, come non abbiamo applaudito le rivolte popolari in Siria e in Libia, né quella del 2013 in Egitto benché anche in ognuno di questi casi i promotori della mobilitazione reazionaria al soldo degli imperialisti avessero mosso grandi masse popolari. La concezione comunista del mondo (in questo caso l’esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria) ci insegna che la mobilitazione delle masse popolari ha sempre una direzione perché le condizioni dell’oppressione di classe escludono le masse popolari dalle attività specificamente umane (in proposito rimandiamo al nostro Manifesto Programma pagg. 249-250 Un processo di storia naturale). Chi dice che la mobilitazione delle masse popolari avviene senza una direzione, o è un ingenuo o è un imbroglione. Quindi ogni rivolta va da noi comunisti valutata sia per il ruolo che svolge nello scontro internazionale tra rivoluzione e controrivoluzione, sia per la direzione che nel caso particolare la promuove. In sintesi: noi valutiamo ogni rivolta dal punto di vista della rivoluzione socialista.
Cosa sta concretamente succedendo in Ucraina? Questo ce lo può dire solo lo studio attento, fatto alla luce della concezione comunista del mondo, di quello che succede in Ucraina e nel mondo, per capire il senso e il filo conduttore degli avvenimenti, gli organismi in campo, le loro intenzioni e la loro condotta e per alimentare con quello che succede la lotta che stiamo conducendo. Chi non conduce nessuna lotta, chi non ha suoi obiettivi, chi non sta costruendo niente, costui può dire quello che gli passa per la testa (narrazioni, affabulazioni alla Vendola e al modo degli altri esponenti del “pensiero debole”), dice “quello che il convento passa”, quello che i padroni della macchina pubblicitaria acquistano e pagano. Al massimo scrive un articolo o un libro oggi e ne scriverà un altro domani.
Chi sta conducendo una lotta, si domanda: cosa ci insegnano gli avvenimenti ucraini? In che modo influiscono sulle condizioni della nostra lotta? Come possiamo farli servire al successo della nostra lotta?
A queste domande (e non ad altre) volevamo rispondere con il Comunicato CC 7/2014 di venerdì 21 febbraio.
E abbiamo risposto che gli avvenimenti ucraini (come le rivolte che fermentano e serpeggiano in altri paesi ex socialisti) confermano che la Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti sta precipitando il mondo in una catastrofe peggiore di quelle del passato e che solo noi comunisti possiamo e dobbiamo cambiare il corso delle cose.
Che in Ucraina si dispiega e aggrava lo scontro (per ora ancora in forme da guerra fredda) tra imperialismo USA e imperialismo franco-tedesco (che si contendono il campo anche nel nostro paese: altrove abbiamo già spiegato che l’interruzione del corso iniziato nell’autunno 2011 con il colpo di Stato contro Berlusconi e la sostituzione del governo Renzi-Berlusconi al governo Letta-Napolitano-Berlusconi e alla giunta Monti-Napolitano era un successo dell’imperialismo USA con cui almeno provvisoriamente è schierata anche la Corte Pontificia con il suo nuovo capo, come confermano gli avvenimenti in Ucraina e in Venezuela, due paesi in cui la Corte svolge un importante ruolo politico).
Gli avvenimenti ucraini confermano che la lista Tsipras e i sogni di riformare l’UE, l’alleanza dei gruppi imperialisti franco-tedeschi, appartengono al campo del velleitarismo o della manipolazione. È la mobilitazione delle masse popolari a formare Organizzazioni Operaie e Organizzazioni Popolari (OO e OP) che costituiscano in Italia un proprio governo d’emergenza (e con questo stravolgano a favore della rivoluzione socialista il corso delle cose in Europa e nel mondo) la sola strada realistica per invertire la rotta del nostro paese e fargli svolgere il ruolo internazionale che può e deve svolgere per uscire dalla crisi (per porre fine alla crisi) generale del capitalismo fino a instaurare il socialismo. Con la premessa che il socialismo non è una qualche vaga società del benessere e della felicità, ma il Nuovo Potere delle OO e OP e la gestione delle aziende capitaliste e dell’attività economica generale nell’ambito di piani decisi dalle istituzioni del Nuovo Potere e di una riorganizzazione generale del paese basata sulla partecipazione universale alle attività specificamente umane e alla quantità di lavoro che resta necessaria nonostante il grande sviluppo delle forze produttive legato all’applicazione generale alla produzione della conoscenza della natura.
Quindi gli avvenimenti ucraini ci dicono: nessun cedimento
né al riformismo elettoralista di quelli che attendono la salvezza da una nuova UE democratica che dovrebbe nascere dalla lista Tsipras o da Amministrazioni Locali che dovrebbero sorgere nelle elezioni del prossimo maggio grazie a nuove liste civiche,
né al riformismo sindacale e rivendicativo di quelli che attendono la salvezza dalle misure che riuscirebbero a imporre alle autorità della Repubblica Pontificia con la mobilitazione popolare di piazza o le lotte sindacali.
Possiamo e dobbiamo invece valorizzare le attività degli uni e degli altri, come dobbiamo e possiamo valorizzare le attività del M5S e del C9D per creare le condizioni perché le OO e OP costituiscano il Governo di Blocco Popolare e lo facciano ingoiare ai vertici della RP. In sintesi dobbiamo procedere nella strategia della Guerra Popolare Rivoluzionaria di Lunga Durata (GPRdiLD).
Promuovere la GPRdiLD, lavorare coerentemente con la GPR che dobbiamo promuovere, significa infatti intervenire ovunque arriviamo con le nostre forze e risorse nelle lotte (in ognuna delle lotte) già in corso in modo che si potenzino l’un l’altra (sinergia) e che ognuna ponga le basi (crei le premesse) per lotte di livello superiore (concatenazione).
Come si riesce a fare questo?
Rafforzando in ogni lotta la sinistra dell’organismo che la promuove e tra quelli che vi partecipano, in modo che la lotta
1. agisca efficacemente nel senso del corso oggettivo e positivo delle cose nel contesto concreto dove avviene e
2. elevi la coscienza di quelli che ci partecipano o vi sono coinvolti (e leghi a noi – contatto (indirizzo per la propaganda, ecc.), relazione, reclutamento – i migliori).
Questo implica che noi comunisti acquisiamo una buona comprensione dell’andamento concreto della lotta, del contesto particolare in cui è condotta e del ruolo (della posizione) del contesto particolare nel contesto generale (nazionale e in una certa misura internazionale – in una certa misura perché il legame del corso delle cose locali con il corso delle cose mondiali passa sostanzialmente attraverso il corso delle cose nazionali e il legame del corso delle cose nazionali con il corso delle cose mondiali lo abbiamo già ben definito.
Per questo noi comunisti dobbiamo studiare e applicare su grande scala la tesi che “chi non studia, non può dirigere”, intendendo il “non può” nel senso di “non riesce a dirigere con successo, con buoni risultati”. Di conseguenza, se dirige, dirige malamente, senza risultati e ingenera sfiducia e demoralizzazione, atteggiamenti che alimentano la rassegnazione e, nei più energici, la sottomissione ai promotori della mobilitazione reazionaria e l’arruolamento nelle file della mobilitazione reazionaria. Questo è anche il motivo per cui il (n)PCI ha salutato con calore e appoggia la Lotta Ideologica Attiva (LIA) in corso negli organismi pubblici della sua Carovana della Campania e ha chiamato tutti i suoi membri a darvi il migliore contributo di cui sono capaci.
Le condizioni generali diventano sempre più favorevoli per la linea che noi seguiamo. Sempre più la linea “occupare le fabbriche” e “uscire dalle fabbriche” (Comunicato CC 3/2014 – 21 gennaio 2014) è per gli operai avanzati non solo l’unica via di salvezza, ma l’unica via praticabile per sopravvivere.
L’accanimento della destra sindacale (Susanna Camusso & C) contro gli operai e i sindacalisti combattivi è arrivato fino a delegare (Accordo sulla Rappresentanza del 10 gennaio) ai padroni il diritto e il compito di scegliere i sindacati con cui trattare e di comminare sanzioni ai delegati combattivi. E questo accanimento è indicativo dello stato dei rapporti nelle fabbriche che i padroni vogliono far funzionare.
Lo stesso ci dice l’esito delle votazioni nelle assemblee congressuali CGIL che è stato eccellente per il documento 2 Il sindacato è un’altra cosa. Per impostare bene la nostra attività a favore della formazione di Organizzazioni Operaie (OO) dovremo fare un’analisi di dettaglio dei risultati azienda per azienda, ma per avere una valutazione complessiva della situazione, non siamo lontani dalla realtà se estrapoliamo a tutti gli operai i risultati che il documento 2 ha avuto nelle aziende capitaliste dove le manovre della destra non hanno impedito una buona presentazione del documento (e a tutti i dipendenti pubblici i risultati che ha avuto nelle analoghe aziende pubbliche). Denunciare le manovre, le pressioni e le manipolazioni della destra di Susanna Camusso & C e dei suoi “servizi d’ordine” è quindi giusto e utile, ma per valorizzare i risultati raggiunti dove esse non hanno avuto effetto, quindi non con intonazione pessimista e disfattista, come se indicassero il trionfo della destra: solo chi crede che le istituzioni siano tutto e le masse popolari niente (che ogni cambiamento deve passare attraverso le istituzioni) pensa che per Susanna Camusso & C sia una posizione di forza spadroneggiare nella CGIL principalmente grazie al favore dei padroni e alla manipolazione dello stato d’animo e della volontà dei lavoratori. In conclusione anche il quadro generale che risulta dalle assemblee congressuali della CGIL dice che le premesse per costituire OO che “occupano la fabbrica “ e “escono dalla fabbrica” sono eccellenti.
Cosa manca per passare dalle premesse ai fatti? Un lavoro più efficace da parte di noi comunisti.
Dobbiamo lottare più efficacemente contro l’ostinazione a mantenersi entro limiti sindacali, lottare contro l’illusione di risolvere le difficoltà con un’azione puramente sindacale. Di fronte alla deriva in corso, è risposta da senso comune, quindi spontanea, resistere, rivendicare, protestare – ma quanto più le cose vanno per le lunghe, tanto più agli operai avanzati e alle persone capaci di pensare si impone la verità che difendersi, rivendicare e protestare non basta e che chi si ostina a non andare oltre, spreca e fa sprecare energie e sforzi senza ottenere risultati e la mancanza di risultati rafforza tra le masse popolari la sfiducia in se stessi e la ricerca di protezione presso i promotori della mobilitazione reazionaria, che godono dei mezzi della borghesia imperialista e del clero: o mobilitazione rivoluzionaria o mobilitazione reazionaria. D’altra parte, per quanto i padroni chiudano e delocalizzino aziende, sono ancora migliaia le aziende capitaliste abbastanza grandi perché gli operai abbiano nella loro stessa azienda una vita sociale e quindi possano diventare una forza e un’istituzione politica che si proietta anche all’esterno dell’azienda.
Gli avvenimenti in corso in Ucraina gettano luce anche sulle ragioni e il senso dell’operazione Renzi che altrimenti sembra solo follia, una conferma della misteriosa anomalia italiana che tanto dà da pensare a Eugenio Scalfari e a Massimo D’Alema.
Il passaggio dal governo Letta-Napolitano-Berlusconi al governo Renzi-Berlusconi nell’immediato è irrilevante dal punto di vista della politica economica. Nell’immediato sarà quella del governo che l’ha preceduto che era eguale a quella della giunta Monti-Napolitano: la politica del pilota automatico di Draghi, della BCE e della Troika rappresentati nel nuovo governo da Pier Carlo Padoan, la politica che soffoca l’economia capitalista reale, prosciuga i risparmi e le proprietà dei ceti medi, riduce la spesa pubblica per servizi per soddisfare il capitale finanziario e speculativo. Quindi per gli economicisti che, ostentando come un pregio la loro versione caricaturale del materialismo storico di Marx, concentrano tutta l’attenzione sugli aspetti economici e ignorano o sottovalutano gli spetti politici, non è cambiato niente.
In realtà la costituzione del governo Renzi-Berlusconi è un passaggio di grande importanza perché con esso i vertici della Repubblica Pontificia hanno interrotto, non sappiamo se definitivamente, il corso Monti-Letta patrocinato da Napolitano, la stretta osservanza europea, e nei vertici della RP è prevalso il corso americano Berlusconi-Renzi, quello su cui Berlusconi era inciampato nel colpo di Stato dell’autunno 2011 che ha dimissionato lui e che con tutta probabilità è stato anche la causa immediata della defenestrazione di Ratzinger (la goccia che ha fatto traboccare il bicchiere) e della sua sostituzione con Bergoglio.
La logica dello scontro che si sviluppa nei vertici della RP tra partito americano e partito europeo è che aggregarsi alla borghesia imperialista USA comporta meno restrizioni e vincoli che aggregarsi alla filiera franco-tedesca. La borghesia imperialista USA lascia ai governi dei singoli paesi più libertà di manovra a livello locale di quanta ne può lasciare la borghesia franco-tedesca.
Per la borghesia imperialista oggi la crisi generale del capitalismo si sviluppa in uno scenario mondiale e assume la forma della lotta per la supremazia mondiale: far fronte alla crisi generale del capitalismo per la borghesia imperialista oggi significa eliminare ostacoli e concorrenti in campo finanziario, monetario, industriale, politico e militare, perché ogni gruppo imperialista vede la fonte della sua crisi, l’ostacolo alla valorizzazione del suo capitale, non nella crisi generale del capitalismo, ma nelle attività dei gruppi capitalisti concorrenti. Per condurre la sua lotta per la supremazia mondiale la borghesia franco-tedesca deve imporre ai suoi soci dell’UE, e ancora più a quelli dell’area dell’euro, regole di condotta molto strette, deve imporre di rompere ogni resistenza popolare, di eliminare diritti e conquiste delle masse popolari: in Europa le forme della democrazia borghese scompaiono perché sono incompatibili con la lotta della borghesia franco-tedesca per la supremazia mondiale. La borghesia imperialista franco-tedesca ha già ridotto i lavoratori tedeschi ad un regime da caserma: disponibilità piena 24 ore su 24 e 365 giorni all’anno alle esigenze delle aziende in cambio di alloggio e vitto abbondante (questo è stato il senso delle riforme Schröder di dieci anni fa) e ora lo sta facendo in Francia (e non è detto che le riesca).
Nell’immediato per i popoli soggetti, dal punto di vista che è il solo che gli economicisti capiscono, il partito americano è meno austero del partito europeo. La borghesia imperialista USA ha il retroterra del suo dominio mondiale negli Stati Uniti con i suoi circa 300 milioni di abitanti, deve assicurare la stabilità del suo dominio in quest’area. Ognuno degli altri paesi può anche andare a fuoco (il Messico con i suoi quasi 100 milioni di abitanti è il caso geograficamente più prossimo e lo ha isolato con un muro) se questo avviene in forme che convengano alla stabilità del ridotto USA da cui la borghesia imperialista USA domina il mondo, lo devasta, saccheggia e spreme. Aggregato agli USA, Berlusconi e Renzi non hanno limiti al disavanzo di bilancio, allo sviluppo dell’economia criminale, all’evasione fiscale, ai paradisi fiscali, all’espansione del debito pubblico. Possono anche ristabilire la lira e tagliare l’erba sotto i piedi perfino agli esponenti del MPL, di Ross@ e della Rete dei Comunisti, nonché a tutti i sindacalisti di regime e anche a quelli combattivi.
Ma fermarsi a questo è, appunto, economicismo: una caricatura della realtà ed è ridurre la scelta della classe operaia e delle masse popolari a quale dei due raggruppamenti imperialisti conviene sottomettersi. . La via americana è la via alla guerra mondiale, come lo è la via europea (russa e cinese). “Cosa succederà a lungo termine applicando le misure che lei propone?” A questa domanda lord Keynes rispose: “Di questo noi non dobbiamo occuparci. A lungo termine noi saremo morti”. Questo è il pragmatismo, l’ultimo rifugio della borghesia imperialista.
La via che noi comunisti dobbiamo perseguiamo, quella su cui possiamo e dobbiamo portare le masse popolari è quella dell’instaurazione del socialismo, transizione al comunismo. È l’unica via di salvezza per l’umanità. In questo sta la forza di noi comunisti e la certezza della nostra vittoria.
Quindi
Avanti nella Guerra Popolare Rivoluzionaria!
Avanti nel consolidamento e rafforzamento del (nuovo) Partito comunista italiano!
Avanti nella rinascita del movimento comunista!
Comitato Centrale del (n)PCI http://www.nuovopci.it