Dopo l’allontanamento del presidente Djotodia, l’ostilità contro i cittadini musulmani è diventata sempre più violenta.
Per paura di rappresaglie, i musulmani di Bangui sono ormai rifugiati nella grande moschea.
CRISI IN CENTRAFRICA: SEMPRE PIÙ DIFFICILE L’ACCESSO ALLE CURE PER LA POPOLAZIONE
Dopo l’allontanamento del presidente Djotodia, l’ostilità contro i cittadini musulmani è diventata sempre più violenta.
Per paura di rappresaglie, i musulmani di Bangui sono ormai rifugiati nella grande moschea, al Pk12 e in uno dei campi profughi sorti vicino all’aeroporto all’inizio del conflitto.
In tutti gli accampamenti le condizioni di vita sono al limite della sopravvivenza: ci sono poca acqua, poco cibo, nessun riparo adeguato. Accedere al campo, dove da più di due mesi offriamo cure ai bambini, è diventato molto difficile. Sulla strada per l’aeroporto gli scontri tra gli Antibalaka e le truppe Misca sono quotidiani e posti di blocco improvvisati fermano le macchine – anche degli operatori umanitari – per controllare se ci sono musulmani a bordo.
Per loro l’accesso alle cure è diventato molto difficile: “Hanno paura anche di andare negli ospedali, si sentono sotto tiro e rifiutano di allontanarsi dalle loro comunità”, dice Ombretta, coordinatrice del nostro Programma in Repubblica Centrafricana.
Il nostro staff a Bangui lavora senza sosta da mesi.
Il Centro pediatrico è diventato ormai l’ospedale di riferimento per tutte le urgenze: tutti i letti sono costantemente occupati, abbiamo dovuto fare spazio per il ricovero dei pazienti anche negli ambulatori.
Al Complexe pédiatrique, dove il team di Emergency di chirurgia di emergenza lavora da quasi un anno, negli ultimi giorni abbiamo ricevuto due bambini feriti da pallottole vaganti. Un terzo è arrivato con una grave infezione: era stato ferito più di un mese fa in uno scontro a fuoco in un villaggio del nord, ma non era stato curato. Dopo le prime cure urgenti aspetta l’intervento chirurgico pianificato per oggi. Per qualche settimana resterà da noi.