Intervista a Julián Isaías Rodríguez Díaz, Ambasciatore Venezuela

Dal mese di febbraio gli imperialisti USA hanno lanciato un’operazione di destabilizzazione per arrivare a un colpo di Stato (come nel 2002 contro il presidente Chavez). Quali sono le principali forze su cui fanno leva all’interno del paese?

 

Newsletter del 10.3.2014 

Intervista a Julián Isaías Rodríguez Díaz, Ambasciatore della Repubblica Bolivariana del Venezuela in Italia

Dal mese di febbraio gli imperialisti USA hanno lanciato un’operazione di destabilizzazione per arrivare a un colpo di Stato (come nel 2002 contro il presidente Chavez). Quali sono le principali forze su cui fanno leva all’interno del paese?

Tentativi di questo genere ce ne sono stati anche prima. Già nel ’98 e prima, successivamente si sono concretizzati in un colpo di Stato nel 2002, una serrata del settore petrolifero nel 2003, e, in sequenza, azioni esattamente uguali a queste sono state messe in atto nel 2004, nel 2005 e nel 2007. Non è certo la prima volta che in Venezuela ci troviamo in una situazione di questo tipo. Questi avvenimenti sono parte di ciò che è stato definito “golpe morbido”. Una variante della guerra di quarta generazione, con la quale gli USA inizialmente non si mostrano, non si intromettono in maniera diretta, come è avvenuto in Cile.  Agiscono disarticolando la società per generare il caos e in maniera che venga attribuita la responsabilità al governo venezuelano e, successivamente, attraverso i mezzi di comunicazione nazionali ed internazionali, manipolano i fatti, ingigantendo e amplificando ciò che sta avvenendo. 

In Venezuela in questo momento ci troviamo in una situazione economica difficile e complessa proprio a causa dei fatti di cui sopra, e che ancora oggi accadono. In Venezuela andiamo a dormire con il nemico, ci conviviamo. È una situazione diversa da quella che vive Cuba e che hanno vissuto altri paesi che hanno provato a costruire una società alternativa. Come accade in Bolivia, in Ecuador, o nello stesso Brasile, questa strategia di destabilizzazione il Venezuela la sta vivendo da molto tempo. Non si tratta semplicemente di un problema di ordine economico. È un problema inerente al fatto che c’è chi non vuole che esista alcun riferimento alla costruzione di un sistema diverso dal capitalismo. Noi siamo questo riferimento, continueremo ad esserlo e siamo assolutamente certi che il popolo venezuelano, i cittadini venezuelani che hanno sconfitto la reazione 17 volte nelle ultime 18 elezioni, faranno fallire i tentativi di destabilizzazione. 

 

Possiamo dire che questa operazione è il segno che il tentativo delle forze reazionarie interne di rovesciare il governo bolivariano per via elettorale è andato a vuoto?

I risultati delle elezioni amministrative dell’8 dicembre scorso da questo punto di vista parlano chiaro…

Nella domanda è già insita la risposta. Come dicevo, in Venezuela in 18 elezioni il processo popolare rivoluzionario si è imposto per ben 17 volte. Le ultime tre sono state chiare: Capriles perde con Chávez, Capriles perde con Maduro e, successivamente, con le elezioni municipali, la differenza tra le forze rivoluzionarie e l’opposizione è superiore ad un milione di voti garantendoci la vittoria nel 71% dei municipi. Questo ha fatto pensare, non all’opposizione venezuelana, ma a coloro che la animano, a coloro che la utilizzano, che non c’è alcuna possibilità di imporsi con le elezioni e la democrazia. 

L’imperialismo, il fascismo non si fanno problemi nell’inventare qualsiasi cosa che non sia democratica, elettorale e pacifica per prendere il potere.  È per loro fondamentale mantenere il potere per continuare a tenere in piedi le relazioni capitaliste appoggiando tutte le azioni utili ad allargare il dominio dell’imperialismo neoliberista. Se per fare ciò hanno bisogno di ricorrere alla violenza fascista, lo fanno… e abbiamo già diversi esempi: il più recente è quello dell’Ucraina, ma prima c’è stato l’attacco controla Siriae quello contro l’Egitto, nulla di nuovo quindi. Specialmente nei paesi produttori di petrolio: non in Arabia Saudita né in Qatar, ma in quei paesi che possono offrire una resistenza all’imperialismo e che possono in qualche modo offrire un’immagine di rinnovamento della società in funzione di una maggiore giustizia e uguaglianza. 

[leggi tutto]

 

 

Da Resistenza n. 3/2014 

 

Con il Venezuela bolivariano!

Dopo la morte del comandante Chavez e la vittoria di stretta misura conquistata da Nicolas Maduro alle elezioni presidenziali, le forze reazionarie venezuelane e i loro padrini USA puntavano a rovesciare il governo antimperialista venezuelano, e con esso la rivoluzione bolivariana, per via elettorale.

Ma i risultati delle amministrative dell’8 dicembre scorso hanno fatto naufragare le loro speranze: il Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV) e i suoi alleati del Grande Polo Patriottico hanno vinto in 14 delle 24 capitali di Stato e in 30 delle 40 città principali.

E’ stato il segnale che l’opera condotta dalle forze rivoluzionarie per sviluppare la trasformazione (economica, politica e sociale) del paese e avanzare verso il socialismo sta dando buoni frutti, opera che è sintetizzata nel piano in quattro punti lanciato dal governo Maduro: 1. lotta alla speculazione sui prezzi nel commercio al minuto, 2. lotta contro l’insicurezza e la criminalità diffusa con interventi per creare posti di lavoro, 3. lotta per rafforzare le amministrazioni locali (comunali), 4. lotta contro la cospirazione.

Per questo dal mese di febbraio la borghesia compradora venezuelana appoggiata dagli imperialisti USA e dal Vaticano ha dato il via a un’operazione di destabilizzazione interna che mira al colpo di Stato, secondo un copione che non è nuovo negli scenari latino-americani: boicottaggio economico, serrate padronali, manifestazioni di piazza dirette da neo-fascisti, campagna internazionale di disinformazione e di diffamazione promossa dalla CNN statunitense, con scene di repressione prese da altri contesti e paesi e attribuite al governo Maduro, sfilate di gruppi fascisti fasciste presentate come innocui e pacifici cortei studenteschi, ovvero una retorica fatta di bravi, buoni e democratici manifestanti contro un governo “brutale e corrotto” (l’esatto contrario di quanto viene raccontato quando le proteste riguardano il nostro o qualche paese amico). Un altro canale di destabilizzazione interna è la diffusione delle droghe pesanti nei quartieri poveri delle metropoli, vecchio strumento (vi ricordate le due Guerre dell’Oppio condotte dal governo britannico in Cina?) di diversione delle masse popolari, allo stesso tempo, fonte di grandi guadagni per una borghesia criminale legata a doppio filo alla classe dirigente della vicina Colombia, avamposto a stelle e strisce nell’America Latina. [leggi tutto]

 

 

Il Quartograd, lo sport popolare, la Coppa Hugo Chavez e la costruzione di una società nuova

Domenica 23 febbraio a Quarto (NA) si respira un’aria di festa. Allo stadio Comunale scende in campo il Quartograd e questa volta c’è in palio il Trofeo “Hugo Chavez” che la squadra cittadina si contende con AfroNapoli United e Stella Rossa 2006. Nei giorni precedenti è stato tutto un mormorare: nella piazza principale della città, nella villa comunale o addirittura nella Chiesa, alla messa delle otto mentre il prete recita l’omelia. Un evento, il Trofeo “Hugo Chavez”, frutto del lavoro sinergico che le varie realtà napoletane di calcio popolare hanno costruito negli ultimi mesi, dai tornei calcistici (come quelli per ricordare le Quattro Giornate di Napoli), passando per incontri come quelli organizzati quest’inverno alla Gallery Art tra Quartograd e Lokomotiv Flegrea, per confrontarsi sulle concezioni che guidano le varie realtà e stimolare il dibattito al loro interno. Da questi eventi sono nati importanti momenti di confronto e di crescita collettiva che hanno permesso di capire meglio e più a fondo la necessità che tutte queste realtà hanno, ossia lavorare con maggiore lena al coordinamento delle forze, creando e allargando un fronte in cui confluiscano tutte le realtà di sport popolare a livello locale, regionale, nazionale.

Uno degli obiettivi delle associazioni che hanno promosso il I Trofeo “Hugo Chavez”, evento patrocinato tra l’altro dalla FIGC (Federazione Italiana Giuoco Calcio) e dalla UISP (Unione Italiana Sport Per Tutti) è stato quello di utilizzare il calcio come strumento per esprimere la propria solidarietà politica alla rivoluzione bolivariana del Venezuela che proprio in queste settimane viene attaccata dall’imperialismo USA. [leggi tutto]

 

RESISTENZA

Dir. resp. G. Maj – Redazione c/o Centro Nazionale del P.CARC: via Tanaro 7 – 20128 Milano; tel./fax 02.26.30.64.54

Reg. Trib.MI n. 484/19.9.94 – stamp. in proprio il 31/05/11. Per abbonamenti nazionali ed esteri e sottoscrizioni: CCP 60973856 intestato a M. Maj

Sito: www.carc.it 

Sharing - Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *