Primo Maggio – Appello ai comunisti, agli operai comunisti, ai giovani che vogliono diventare comunisti, a tutte le persone di buona volontà disposte a diventare comuniste.
Comunicato CC 17/2014 – 30 aprile 2014
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Viva l’internazionalismo proletario! Proletari e popoli oppressi di tutto il mondo, uniamoci!
Il primo paese imperialista che spezzerà le catene della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti, con la sua azione aprirà la strada e la mostrerà con il suo esempio anche alle masse popolari degli altri paesi imperialisti e valorizzerà la lotta eroica che in varie forme e sotto varie bandiere le masse popolari già conducono nei paesi oppressi e in tutti gli altri paesi del mondo!
Primo Maggio – Appello ai comunisti, agli operai comunisti, ai giovani che vogliono diventare comunisti, a tutte le persone di buona volontà disposte a diventare comuniste.
Guardare avanti e mirare alto! Le dimostrazioni e scadenze a raffica non bastano! Bisogna passare all’attacco in modo giusto, sistematico e su larga scala, per vincere e porre fine alla guerra di sterminio non dichiarata che la borghesia imperialista e il suo clero conducono contro le masse popolari nel nostro paese, in Europa, negli USA e in tutto il mondo!
Oggi vi è una discriminante principale, pratica, decisiva ai fini pratici tra i personaggi, i gruppi, gli organismi, i partiti
– che si professano oppositori del governo Renzi-Berlusconi, promotori del “movimento”, amici dei disoccupati, dei precari, degli immigrati, dei senzacasa e degli occupanti di case, degli emarginati, delle donne, degli studenti, dei pensionati, degli operai (ancora occupati, già in via di dismissione o in qualche misura già ammortizzati), dei lavoratori dipendenti, dei lavoratori autonomi;
– che si professano amici di quelli che difendono il loro diritto alla vita contro la speculazione (NO TAV, NO Expo 2015 e affini), contro la militarizzazione del paese e l’invenzione e produzione di nuove armi (NO MUOS e affini) e la guerra, contro il saccheggio e la devastazione del territorio e l’inquinamento ambientale.
Oggi in sintesi tra tutti quelli che si professano amici e sostenitori delle masse popolari che la borghesia imperialista e il suo clero, italiani e stranieri, europei, americani e sionisti opprimono, sfruttano, emarginano, spremono e spingono alla miseria, all’abbrutimento e alla disperazione, vi è una discriminante principale, pratica, decisiva ai fini pratici che li divide in due gruppi:
1. quelli che mobilitano e organizzano le masse popolari, le spingono a formare Organizzazioni Operaie nelle aziende capitaliste e Organizzazioni Popolari nei pubblici servizi, nelle amministrazioni pubbliche, negli enti ufficialmente senza fini di lucro, nei centri abitati (caseggiati, paesi, quartieri e città), a prendere in mano la situazione a livello locale nelle forme caso per caso più avanzate di cui sono capaci, a imparare a essere via via capaci di forme più avanzate, a coordinarsi tra loro e con gli esponenti democratici della società civile e delle amministrazioni locali, con la sinistra sindacale e con i sindacati alternativi e di base, con gli esponenti della sinistra borghese non accecati dal loro anticomunismo, per formare un governo d’emergenza delle masse popolari organizzate, il Governo di Blocco Popolare,
2. quelli che chiedono, elemosinano, contrattano o esigono rimedi agli effetti della crisi generale del capitalismo dai governi dei vertici della Repubblica Pontificia asserviti all’UE, o agli USA e ai sionisti d’Israele, o oscillanti e incerti tra UE e USA ma comunque asserviti alla Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti.
Questi del secondo gruppo a loro volta si dividono in due sottogruppi, in lotta tra loro per l’egemonia e per imporsi come veri rappresentanti delle masse popolari e veri promotori del “movimento”:
– i fautori di “grandi manifestazioni” come quella già indetta per il prossimo 17 maggio, di passeggiate dimostrative al 100% concordate con la polizia e il governo e tutelate da loro sevizi d’ordine (spesso non sostanzialmente dissimili da quelli della “Comunità Ebraica” di Riccardo Pacifici tristemente illustratasi lo scorso 25 aprile a Roma),
– i fautori di “grandi manifestazioni” come quella dello scorso 12 aprile, di passeggiate solo al 50% concordate con la polizia e il governo, con contorno di “azioni militanti” con cui i dimostranti più generosi e più indignati manifestano il loro sacrosanto sdegno contro le banche, i ricchi, Equitalia, le assicurazioni e le autorità: “azioni militanti” a cui la polizia si prepara con dovizia di mezzi e di tattiche e di cui approfitta per manifestare la ferocia criminale a cui i suoi dirigenti l’hanno formata e la eccitano (come si è visto a Roma lo scorso 12 aprile) per dissuadere la massa della popolazione dalla lotta e dalla partecipazione alle “scadenze a raffica” a cui si riduce il “movimento” diretto dalla sinistra borghese, da personaggi e gruppi che non sono contenti del corso delle cose ma non vedono oltre l’orizzonte della società capitalista, non hanno fiducia nella rivoluzione socialista.
Noi comunisti siamo decisamente parte e partigiani del primo gruppo. Tra i secondi svolgiamo principalmente azione di propaganda per spiegare la situazione e le prospettive favorevoli alla costituzione del Governo di Blocco Popolare a quelli di loro che sono in buona fede: quelli che non si danno alla mobilitazione e all’organizzazione delle masse popolari solo per sfiducia nella rivoluzione socialista, per quella maledetta e mortificante sfiducia diffusa a larghe mani nel nostro paese da cinquanta anni di “movimento di massa” diretto prima dai revisionisti impostisi alla testa del PCI e poi dai loro successori del PRC e della sinistra borghese. Il corso delle cose conferma al di là di ogni dubbio che la rivoluzione socialista in Europa e negli USA è possibile e necessaria. Quindi cerchiamo e pratichiamo da subito qui nel nostro paese tutte le sue vie di sviluppo, con scienza e coscienza, per vincere.
Ma cosa si deve fare, cosa facciamo già con le nostre poche forze attuali per mobilitare e organizzare la massa della popolazione a costituire un proprio governo d’emergenza? Cosa fare per moltiplicare il numero delle OO e OP? per farle coordinare tra loro? per orientarle a costituire il GBP?
Queste sono le domande che si pongono a noi e a tutti gli esponenti del primo gruppo.
Anzitutto bisogna che noi comunisti siamo convinti che la linea della costituzione del GBP è realistica, è nell’ordine delle cose, è giusta ed è il passo oggi necessario per avanzare verso l’instaurazione del socialismo: bisogna venire a capo di ogni dubbio in proposito; che le difficoltà che le OO e OP già esistenti hanno ad agire e crescere derivano principalmente dalla mancanza di mobilitazione e di slancio verso la costituzione del GBP.
Non è perché una cosa non c’è già, che non è possibile. Chi si accontenta di quello che c’è già, è alla coda degli avvenimenti. Chi si limita all’attività sindacale, non fa neanche una buona attività sindacale.
Chi invece è convinto che la linea della costituzione del GBP è possibile ed è giusta, che è l’unica praticabile nella situazione attuale, che è la più adatta a trasformare la condizione attuale delle masse popolari, smetteràdi contenere le OO e OP già esistenti in limiti difensivi, rivendicativi, sindacali, nei limiti di nicchie: limiti che sono spontanei perché determinati dal senso comune e dall’influenza della sinistra borghese; userà tutta la propria influenza per spingere in avanti le OO e OP già esistenti e per farne sorgere di nuove. Cosa significa spingere in avanti?
Ogni OO e OP deve combinare la lotta tenace e avveduta per il suo particolare obiettivo con la lotta per l’obiettivo comune a tutte le OO e OP: costituire un proprio governo d’emergenza. Deve quindi coordinarsi con le altre OO e OP, promuoverne la nascita di nuove, rendere il paese ingovernabile a ogni governo emanazione dei vertici della RP e obbligarlo a disperdere le sue forze attaccandolo da ogni lato, imparare dall’esperienza a praticare e combinare sistematicamente e su larga scala 1. la disobbedienza e l’insubordinazione alle autorità della Repubblica Pontificia; 2. le attività del “terzo settore” (le attività di produzione e distribuzione di beni e servizi organizzate su base solidaristica locale); 3. l’appropriazione organizzata di beni e servizi (espropri, “io non pago”, ecc.) che assicura a tutta la popolazione i beni e servizi a cui la crisi impedisce l’accesso su scala crescente; 4. gli scioperi e gli scioperi alla rovescia, principalmente nelle fabbriche e nelle scuole; 5. l’occupazione di fabbriche, di scuole, di stabili, di uffici pubblici, di banche, di piazze, ecc. e la difesa dell’occupazione quando il governo attacca; 6. l’occupazione sistematica delle case vuote delle società immobiliari, degli enti pubblici e privati e della Chiesa e la difesa degli occupanti dagli attacchi del governo; 7. le manifestazioni di protesta e il boicottaggio dell’attività delle pubbliche autorità; 8. il rifiuto organizzato di pagare imposte, ticket, tariffe e mutui; 9. lo sviluppo (sul terreno economico, finanziario, dell’ordine pubblico, ecc.) di azioni autonome dal governo centrale da parte delle Amministrazioni Locali d’Emergenza sottoposte alla pressione e sostenute dalla mobilitazione delle masse. Ogni ALE è un centro di riferimento e di mobilitazione delle masse, dispone di impiegati e di esperienza, di locali, di soldi e di strumenti: tutte armi importanti per mobilitare le masse in uno sforzo unitario per far fronte agli effetti della crisi, in primo luogo per attuare la parola d’ordine “un lavoro utile e dignitoso per tutti”. Bisogna con le buone o con le cattive indurre ogni Amministrazione Locale a creare centri per il pieno impiego che attuano il diritto al lavoro e a un reddito dignitosi scritto nella Costituzione e impiegano ogni disoccupato in un’attività utile, la più confacente possibile alle sue attitudini e alla sua esperienza con un salario corrispondente. Bisogna con le buone o con le cattive indurre le agenzie bancarie a fare i crediti necessari.
Ogni Organizzazione Operaia deve prendere in mano la sua azienda, smascherare e prevenire i disegni del padrone, non aspettare che il padrone annunci la riduzione, la delocalizzazione o la chiusura dell’azienda, imporre propri piani di attività, “uscire dall’azienda” ed esercitare la sua influenza sul territorio circostante, mobilitare i lavoratori delle altre aziende e il resto delle masse popolari, i sinceri democratici e tutte le persone e gli organismi di buona volontà.
Non si tratta di promuovere o rivendicare la crescita o una politica industriale come Maurizio Landini e altri autorevoli personaggi come lui predicano che il governo dovrebbe fare. Nei paesi imperialisti come il nostro si tratta di ridurre sistematicamente e in modo consapevole, dichiarato, pianificato e organizzato le attività che eccedono i bisogni del paese e dei propri referenti esteri, ma contemporaneamente ridurre il tempo di lavoro e destinare più tempo all’attività politica e alla formazione, sviluppare le attività per la produzione di quello che manca, il passaggio a una produzione adatta a conservare e migliorare l’ambiente e il territorio, l’istruzione generale e l’educazione delle nuove generazioni, la manutenzione del territorio e del patrimonio edilizio, l’assistenza sanitaria e agli anziani e la protezione civile, di promuovere in alternativa al lavoro in produzione la partecipazione della massa della popolazione alla gestione della società, alla vita politica e alle attività prettamente umane della cultura, dello sport, della solidarietà nazionale e internazionale, delle relazioni sociali e internazionali, della valorizzazione del patrimonio artistico e dello svago. Si tratta quindi di un programma di governo, che ogni OO e OP può in qualche maniera avviare già al suo livello per un aspetto o un altro, ma che può perseguire sistematicamente e su grande scala solo contribuendo alla costituzione del GBP. Non è un modo di convivere con la crisi del capitalismo né di sopravvivere nonostante la crisi: è il modo per mettere in atto una trasformazione generale della società che porrà fine al capitalismo e sfocerà nel comunismo. Tra la società attuale e il comunismo non esiste una muraglia cinese, ma l’una va trasformata nell’altro perché tra i due vi è una differenza sostanziale: il capitalismo porta alla distruzione, all’abbrutimento e alla guerra; il comunismo apre una nuova fase della storia umana.
Una OO e OP che resta chiusa in se stessa, non va lontano. Anche dove ci sono operai combattivi, la crisi del capitalismo condanna le aziende alla morte lenta, nel migliore dei casi alla morte accompagnata con ammortizzatori sociali, con il risultato della disoccupazione dei giovani, della disgregazione sociale, delle guerre tra poveri e dell’abbrutimento generale. Vinyls, Thyssen Krupp, Pomigliano, Termini Imerese, Sulcis, Porto Torres, Piombino, Irisbus, Essentra, Electrolux, Piaggio e la lunga lista potrebbe continuare: sono altrettanti e diversi esempi di aziende condannate alla morte lenta. Per alcune la condanna è ancora in corso d’esecuzione: bisogna invertire subito il corso delle cose. Quanto prima ci si mette all’opera, tanto più facile sarà.
Tutto deve essere convogliato in questa direzione. Anche le prossime elezioni europee. Sono un’occasione eccellente per mobilitare le masse popolari contro la borghesia imperialista e il suo clero e contro l’UE e contro la Banca Centrale Europea, contro l’intera Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti. Offrono grandi possibilità di rafforzare i legami con gli altri popoli europei e gli immigrati presenti in Europa, perché in tutti i paesi europei le masse popolari sono alla prese con i nostri stessi problemi.
Per questo alle elezioni europee del 25 maggio bisogna votare e far votare M5S e Beppe Grillo.
Cosa farà Beppe Grillo e il M5S dopo il successo nelle europee non è sicuro al cento per cento. Ma è sicuro che il successo del M5S sarà un fattore di sovvertimento dell’ordine e del quieto vivere dei vertici e delle istituzioni della RP e dell’UE e quindi contribuirà a suo modo, tanto o poco, a creare le condizioni per la costituzione del GBP.
Cosa faranno i candidati della Lista Tsipras e affini se saranno eletti, invece lo sappiamo già perché li abbiamo già visti tutti all’opera: piangeranno nelle camere e nelle anticamere dei ministeri, nelle assemblee, nei salotti, nei talk show (e forse anche in pubbliche conferenze e riunioni di piazza) sulle miserie e ingiustizie del momento, distribuiranno geremiadi di buoni consigli a tutte le autorità che vorranno ascoltarli e intanto brigheranno in cucina e sottobanco per avere qualche favore come è già uso fare Nichi Vendola.
Possiamo cambiare il corso delle cose!
Per questo dobbiamo costruire Organismi Operai nelle aziende capitaliste e Organismi Popolari nelle aziende pubbliche e nei centri abitati fino a formare una rete di OO e OP capace di dirigere le masse popolari: il Governo di Blocco Popolare!
Il compito immediato di noi comunisti non è l’instaurazione del socialismo, il socialismo non lo si instaura di colpo. Per ora dobbiamo soltanto portare le masse popolari a organizzarsi per porre rimedi sia pure parziali e provvisori almeno agli effetti più gravi della crisi generale del capitalismo: il programma espresso dalle Sei Misure Generali del GBP:
1. Assegnare a ogni azienda compiti produttivi (di beni o servizi) utili e adatti alla sua natura, secondo un piano nazionale (nessuna azienda deve essere chiusa).
2. Distribuire i prodotti alle famiglie e agli individui, alle aziende e ad usi collettivi secondo piani e criteri chiari, universalmente noti e democraticamente decisi.
3. Assegnare ad ogni individuo un lavoro socialmente utile e garantirgli, in cambio della sua scrupolosa esecuzione, le condizioni necessarie per una vita dignitosa e per la partecipazione alla gestione della società (nessun lavoratore deve essere licenziato, ad ogni adulto un lavoro utile e dignitoso, nessun individuo deve essere emarginato).
4. Eliminare attività e produzioni inutili o dannose per l’uomo o per l’ambiente, assegnando alle aziende altri compiti.
5. Avviare la riorganizzazione delle altre relazioni sociali in conformità alla nuova base produttiva e al nuovo sistema di distribuzione.
6. Stabilire relazioni di solidarietà, collaborazione o scambio con gli altri paesi disposti a stabilirle con noi.
“Non abbiamo le forze per costituire il GBP, altrimenti l’avremmo già fatto!”, dicono i Giorgio Cremaschi, i Sergio Cararo, i Piero Bernocchi e compagnia varia. Cosa vera quanto al fatto che non hanno le forze perché le masse popolari oggi sono ancora poco organizzate e, per quel poco che lo sono, pensano per lo più a rivendicazioni immediate e proteste: cioè seguono le indicazioni della sinistra borghese, degli esponenti della sinistra dei sindacati di regime e dei sindacati alternativi o di base, dei sinceri democratici e degli altri promotori di “movimento” di cui abbiamo detto sopra.
Il grave è che questi non solo non hanno già ora “le forze per costituire il GBP”, ma non è vero che “altrimenti l’avrebbero già fatto”. Infatti non hanno la volontà di crearle le forze necessarie, di farle nascere, di applicarsi a creare le condizioni necessarie per la costituzione del Governo di Blocco Popolare. E col “Controsemestre europeo”, la manifestazione del Forum dell’acqua e dei beni comuni del 17 maggio e altre simili iniziative si preparano a fare in maniera più posata e più concordata con la polizia e il governo, quello che Paolo Di Vetta, Luca Fagiano e Abitare nella Crisi fanno con le loro scadenze a raffica con contorno di “azioni militanti”. Essi usano l’influenza e il seguito che ereditano dalla storia per distogliere le masse popolari dal movimento per la costituzione del GBP e mantenerle nei limiti della rivendicazione e della protesta. Il loro lamento “Non abbiamo le forze per costituire il GBP” è la manifestazione del loro codismo: vorrebbero che le masse popolari offrissero loro già pronte le poltrone su cui sedersi; vorrebbero, per dirla con il linguaggio dei compagni di InfoAut, che “una soddisfacente risposta” alla crisi generale del capitalismo “nascesse dal basso”, per germinazione spontanea. Da Lenin e dal movimento comunista non hanno imparato nulla, anche se certo hanno letto e studiato.
“Volete che le masse popolari, i lavoratori, le casalinghe ogni giorno “all’opra chini”, siano più avanti di voi e vi tirino loro per il naso o vi spingano loro avanti a calci in culo? Se fossero più avanti di voi, se sapessero già fare direttamente quanto occorre fare, che bisogno avrebbero di voi?
La masse popolari oggi hanno bisogno che voi smettiate di esercitare la vostra nefasta influenza di visitatori dei Lupi del 22 ottobre 2013 e di altri ministeri e questure, di moderatori e di mediatori tra le masse popolari e le autorità del regime, di “consiglieri del principe”, di persuasori e di intrallazzatori.
La masse popolari oggi hanno bisogno che voi al contrario usiate la vostra autorità, le vostre conoscenze e le vostre relazioni per incitarle e incoraggiarle a mobilitarsi e organizzarsi, a prendere in mano la situazione, per ricordare e insegnare che si può andare oltre il capitalismo e la sua venerazione per la proprietà dei ricchi e il “pagamento del debito”, per mostrare la via da seguire, per sostenere chi si muove e potenziare la sua attività: in sintesi, che costituiate ad ogni livello quello che sinteticamente noi comunisti chiamiamo Comitato di Salvezza Nazionale.
La masse popolari oggi hanno bisogno che voi diate alla vostra attività un obiettivo pratico, realistico e alla portata delle masse popolari, che vi mettiate a incitare, spronare e insegnare a realizzarlo, meglio che ne siete capaci.”
Per uscire dal circolo vizioso di chi ha bisogno ma non sa e di chi sa ma non vuole o non osa, bisogna che noi comunisti dedichiamo tutte le nostre forze attuali e quelle che via via raccogliamo e formiamo a orientare le OO e OP esistenti verso la costituzione del Governo di Blocco Popolare, a moltiplicare il numero di OO e OP, a coordinarle perché contribuiscano al movimento che costituirà il GBP e lo farà ingoiare ai vertici della RP: solo così ognuna di esse potrà raggiungere anche l’obiettivo particolare per cui si è costituita.
Ma soprattutto dobbiamo dedicare le nostre forze a reclutare altri comunisti e formarli facendo del Partito stesso, delle organizzazioni di massa e di ogni lotta una scuola di comunismo. In nome del comunismo si rafforzano ed estendono anche le lotte rivendicative e sindacali. Senza lotta per il comunismo le lotte rivendicative e sindacali si disperdono e ripiegano sotto il peso della mancanza di risultati immediati. Le migliori iniziative finiscono in mano al clero e ai gruppi che scimmiottano il fascismo e il nazismo del secolo scorso e alimentano la guerra tra poveri.
Oggi è centrale la lotta contro la sfiducia nella rivoluzione socialista, la sfiducia nell’avvenire, la sfiducia nella capacità delle masse popolari di sollevarsi dal pantano della crisi generale del capitalismo dove li hanno condotti la borghesia imperialista e il suo clero appena sono riusciti a riprendere in mano la direzione del mondo, approfittando del declino patito nella seconda metà del secolo scorso dal movimento comunista a causa dei suoi stessi limiti: limiti che oramai però i comunisti hanno chiaramente individuato e che quindi possiamo superare.
Sotto la direzione del movimento comunista nella prima parte del secolo scorso l’umanità aveva compiuto grandi progressi in tutto il mondo e aveva raggiunto conquiste di civiltà mai prima toccate e alcune mai nemmeno sognate. Nella seconda parte del secolo scorso l’umanità ha fatto un gigantesco salto all’indietro. Nel nostro paese con la costituzione della Repubblica Pontificia (macchiata dei delitti e delle stragi su cui anche il governo Renzi mantiene il “segreto di Stato”). Nel mondo intero con il ristabilimento del dominio della borghesia imperialista e del suo clero, con la decadenza prima e la rovina poi dei primi paesi socialisti costituiti in paesi capitalisticamente arretrati, con la seconda crisi generale del capitalismo. Il movimento comunista non aveva raggiunto una comprensione delle condizioni, delle forme e dei risultati della lotta di classe sufficiente per raggiungere la vittoria definitiva e la conseguenza è stato un gigantesco salto indietro. Sarebbe però sbagliato rappresentarsi la storia dell’umanità come una continua e regolare marcia in avanti, senza qualche gigantesco salto indietro. Ma è sbagliato anche il contrario. Sono gli uomini che fanno la loro storia.
La borghesia imperialista ha ripreso il sopravvento, ma è rapidamente caduta preda della nuova crisi generale del capitalismo. Il capitale accumulato nelle sue mani è talmente grande che le è impossibile valorizzarlo tutto. D’altra parte ogni gruppo capitalista deve valorizzare il suo capitale, come un drogato deve prendere ogni giorno la sua dose. Allora per valorizzare il suo capitale deve ridurre diritti e salari degli operai, deve ridurre alla miseria e all’abbrutimento le masse popolari, deve sottomettere e spremere tutta l’attività economica anche quella capitalista, deve battersi con gli altri gruppi imperialisti che gli impediscono di estendere il campo d’azione del suo capitale. Non a caso i gruppi imperialisti europei hanno creato l’Unione Europea e l’euro: per rafforzare la loro posizione economica in tutto il mondo. Non a caso i gruppi imperialisti americani e sionisti intensificano l’espansione della NATO e di altre reti militari: per trarre profitto dalla superiorità militare che hanno ereditato dalla storia. Non per ignoranza la borghesia imperialista saccheggia e devasta senza ritegno il mondo, moltiplica i teatri di guerra e dedica enormi risorse materiali ed intellettuali nella produzione di vecchie e nuove armi: porta l’umanità verso una nuova guerra mondiale. Il dominio mondiale della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti e le loro manovre per conservare potere e privilegi nonostante la crisi generale del capitalismo, distruggono in ogni paese le conquiste di civiltà raggiunte, saccheggiano e devastano il pianeta, mettono in questione la sopravvivenza dell’umanità. Destano però di conseguenza anche l’opposizione di una parte crescente dell’umanità. Stanno formandosi le condizioni di un nuovo assalto al cielo: si svilupperà man mano che il movimento comunista supererà i limiti di comprensione delle condizioni, delle forme e dei risultati della lotta di classe che hanno impedito la sua vittoria e hanno causato la sua decadenza.
Gli esponenti più generosi e lungimiranti delle masse popolari devono arruolarsi nel Partito Comunista, costituire ovunque nella clandestinità Comitati di Partito e partecipare alla scuola di comunismo che il Partito promuove.
Avanti con la costruzione della rete clandestina dei Comitati di Partito perché le lotte delle masse popolari divampino sempre più forti alla luce del sole!
Celebriamo la storica Giornata Internazionale dei Lavoratori raddoppiando gli sforzi per la mobilitazione e l’organizzazione delle masse popolari e la creazione delle condizioni per costituire un governo d’emergenza delle masse popolari organizzate, il Governo di Blocco Popolare!
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Comitato Centrale del (n)PCI http://www.nuovopci.it