Amnesty International ha ricordato come i governi non stiano rispettando l’obbligo di proteggere i diritti delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuate (Lgbti).
COMUNICATO STAMPA
AMNESTY INTERNATIONAL: OMOFOBIA ANCORA TOLLERATA DAI GOVERNI
In occasione del 17 maggio, Giornata mondiale contro l’omofobia e la transfobia, Amnesty International ha ricordato come i governi non stiano rispettando l’obbligo di proteggere i diritti delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuate (Lgbti).
“Alla vigilia della stagione dei Pride, i governi devono adempiere alla loro responsabilita’ di consentire che le persone possano esprimere se stesse e siano protette dalla violenza omofobica” – ha dichiarato Michael Bochenek di Amnesty International. “I recenti Pride sono stati caratterizzati da divieti e attacchi violenti. Non puo’ piu’ andare avanti in questo modo. La discriminazione e le limitazioni ai diritti alla liberta’ di manifestazione e di espressione segnano ogni giorno la vita delle persone Lgbti”.
In diversi paesi vi e’ un’evidente mancanza di volonta’ di contrastare l’omofobia e la transfobia, che in alcuni casi vengono persino incentivate da leggi e regolamenti che minano il diritto delle persone Lgbti di esprimere se stesse. Queste subiscono aggressioni violente durante i Pride come nella vita quotidiana e troppo spesso questi attacchi non vengono indagati in modo tempestivo e approfondito.
“L’assenza di indagini e di leggi contro i crimini d’odio motivati da omofobia e transfobia e’ un affronto alle persone Lgbti. Ancora piu’ grave e’ che in molti paesi loro stesse sono vittime della violenza di stato o vengono incriminate” – ha commentato Bochenek. “Ogni persona deve poter esercitare i suoi diritti umani senza discriminazione, inclusa quella basata sull’orientamento sessuale e sull’identita’ di genere”.
Quest’anno, l’attenzione di Amnesty International si concentra su sei paesi.
In Camerun la violenza, gli arresti arbitrari e le condanne per il presunto o reale orientamento sessuale sono all’ordine del giorno. Il codice penale prevede fino a cinque anni di carcere per gli atti sessuali tra persone del medesimo sesso.
Ad Haiti, l’ostilita’ nei confronti delle persone Lgbti e’ aumentata all’indomani del terremoto del 12 gennaio 2010, a causa della propaganda di alcuni gruppi religiosi umanitari che, nel portare aiuti alla popolazione, sostenevano che la causa del terremoto fosse stata l’omosessualita’. Nel novembre 2013 uomini armati di machete e pistole hanno picchiato due esponenti di un’organizzazione Lgbti nel loro ufficio della capitale Port-au-Prince.
In Russia, gli eventi pubblici a tema Lgbti sono vietati dal 2013. Diversi raduni pacifici sono stati sciolti ai sensi della nuova legislazione. La polizia non protegge mai le persone Lgbti dagli attacchi violenti.
In Serbia, un Pride in programma il 31 maggio rischia di essere vietato all’ultimo minuto. Dal 2011, le autorita’ hanno proibito lo svolgimento dei Pride sulla base delle minacce dei gruppi omofobi. L’ultimo Pride, nel 2010, era stato contestato da oltre 6500 contromanifestanti.
Il 23 febbraio 2014 il presidente dell’Uganda ha firmato la legge antiomosessualita’ che prevede l’ergastolo per relazioni tra persone dello stesso sesso e la richiesta d’estradizione di omosessuali ugandesi residenti all’estero. Attacchi violenti, arresti arbitrari, maltrattamenti e torture nei confronti delle persone Lgbti si verificano con frequenza allarmante.
In Ucraina, dove il primo Kiev Pride si e’ svolto nel 2013 in una localita’ isolata lontana dal centro della capitale, di fronte a contromanifestanti violenti, gli organizzatori del Pride 2014 in programma a luglio sono stati minacciati di azioni violente. Il governo rifiuta di adottare provvedimenti per contrastare la discriminazione nei confronti delle persone Lgbti.
Dagli anni Settanta, i Pride sono diventati, per le persone Lgbti, uno strumento determinante per mobilitare l’opinione pubblica contro l’omofobia e la transfobia, prendere posizione contro la discriminazione, creare dialogo e ribadire alle autorita’ che esse hanno la responsabilita’ di assicurare i diritti di tutte le persone.
“Troppo spesso le autorita’ cercano di ignorare che hanno la responsabilita’ di garantire i diritti delle persone Lgbti a svolgere eventi pubblici, a essere visibili, a essere integrate nella societa’. Al momento, in ogni parte del mondo, fervono i preparativi per i Pride, e’ giunto, l’ora che i governi garantiscano questi diritti fondamentali” – ha dichiarato Bochenek.
Anche in Italia i diritti delle persone Lgbti sono spesso ad alto rischio di violazione. La legge penale italiana antidiscriminazione prevede pene aggravate per crimini di odio basati su etnia, razza, nazionalita’, lingua o religione, ma non tratta allo stesso modo quelli motivati da finalita’ di discriminazione per orientamento sessuale e identita’ di genere.
Le autorita’ italiane hanno la responsabilita’ di riconoscere, proteggere e garantire la realizzazione dei diritti umani delle persone Lgbti, per questo Amnesty International Italia e numerose associazioni Lgbti nazionali chiedono attraverso una lettera indirizzata al presidente del Consiglio e ai presidenti di Camera e Senato di colmare le lacune giuridiche che caratterizzano il nostro paese, prime tra tutte l’assenza di una legge contro l’omofobia e la transfobia e una normativa che riconosca le unioni civili. Alla lettera saranno allegate foto raccolte nell’ambito di una foto-petizione nazionale.
Roma, 16 maggio 2014
Per ulteriori informazioni e adesioni alla foto-petizione nazionale:
http://www.amnesty.it/Giornata-mondiale-contro-omofobia-e-transfobia