“Quello che insegna l’esito delle elezioni europee”

I risultati delle elezioni europee di domenica sono ricchi di insegnamenti. Forniscono elementi per capire lo stato d’animo delle ampie masse popolari e le opinioni correnti.


Comunicato CC 21/2014 – 27 maggio 2014

[Scaricate il testo del comunicato in Open Office / PDF / Word ]

Per l’analisi materialista dialettica – Contro il cretinismo elettorale

 Quello che insegna l’esito delle elezioni europee
e le conclusioni che noi comunisti dobbiamo tirarne

M5S e Beppe Grillo al Rubicone: o avanzano o fanno la fine di IdV e Di Pietro

 

I risultati delle elezioni europee di domenica sono ricchi di insegnamenti. Forniscono elementi per capire lo stato d’animo delle ampie masse popolari e le opinioni correnti. Inoltre l’uso che fanno dei risultati elettorali aiuta noi comunisti a capire l’orientamento e le aspirazioni dei personaggi e dei gruppi che partecipano alla lotta politica e hanno una qualche influenza tra le masse popolari e a svolgere meglio la nostra opera.

I risultati delle elezioni europee di domenica sono oggetto di speculazioni e manovre che prescindono dal contesto e dalla storia di cui le elezioni europee fanno parte e dagli stessi risultati. Per tirare giuste conclusioni dalle elezioni europee, noi comunisti dobbiamo distinguere nettamente il mondo reale dall’immagine del mondo costruita dal sistema di deviazione, confusione e intossicazione dei sentimenti e delle coscienze delle masse popolari montato e gestito dalla borghesia imperialista e dal clero: uno dei pilastri del regime di controrivoluzione preventiva. È inevitabile che personaggi e gruppi dei vertici della Repubblica Pontificia (RP) usino anche i risultati elettorali per orientare le masse popolari, sostituendo nel cuore e nella coscienza di queste l’immagine del mondo da essi creata all’esperienza reale. Ma quello che più importa ai nostri fini e su cui noi comunisti possiamo e dobbiamo intervenire è che molti dei promotori del movimento delle masse popolari, degli esponenti della sinistra dei sindacati di regime e del sindacalismo di base, dei portavoce della sinistra borghese, degli attivisti dei movimenti rivendicativi usano i risultati elettorali per orientarsi, ma li interpretano secondo il senso comune, succubi dell’immagine del mondo creata dal regime di controrivoluzione preventiva. L’uso del materialismo dialettico per analizzare la realtà è raro, la capacità di pensare è un’arte poco diffusa.  Questo è particolarmente evidente per quanto riguarda il nostro paese: l’Italia è, nel mondo, il paese dove la combinazione tra borghesia imperialista e clero è stata portata al grado più avanzato, elaborata nella forma più raffinata.

Per dare ai nostri lettori la possibilità di orientarsi usando la loro propria capacità di pensare, abbiamo riassunto in sei tabelle che riportiamo in appendice i risultati di tutte le elezioni generali che i vertici della Repubblica Pontificia hanno tenuto da quando siamo entrati nella fase acuta e terminale della seconda crisi generale del capitalismo, dal 2008 a oggi. Si tratta di due elezioni politiche (2008 e 2013) e di due elezioni europee (2009 e 20014).

Lo studio dei dati conferma le due conclusioni che di seguito illustriamo:

1. la coalizione delle Larghe Intese perde costantemente terreno tra le masse popolari, ma vi è lotta e travaso di voti tra i gruppi che la compongono – l’operazione Matteo Renzi può essere dello stesso livello dell’operazione Silvio Berlusconi gestita all’inizio degli anni ’90 dal Vaticano, dalla Mafia e dai “miglioristi” di Giorgio Napolitano;

2. l’opposizione delle masse popolari ai vertici della Repubblica Pontificia non ha ancora il centro promotore di cui ha bisogno per svilupparsi più rapidamente di quanto lo comporti il processo di rinascita del movimento comunista – Beppe Grillo e il M5S sono di fronte a una scelta decisiva per il loro futuro e molto importante anche per noi comunisti e il futuro immediato delle masse popolari del nostro paese.

 

La successione dei risultati elettorali da un’elezione all’altra indica al di là di ogni dubbio che la coalizione delle Larghe Intese (la coalizione dei partiti che con i governi Prodi, Berlusconi, Monti, Letta e Renzi hanno attuato e attuano il programma comune della borghesia imperialista) ha perso costantemente terreno in numero di voti e in percentuale sia dei voti validi sia degli elettori intesi come persone aventi diritto al voto (per non complicare la lettura delle tabelle, abbiamo lasciato ai nostri lettori il compito di fare le percentuali, con semplici operazioni aritmetiche sui dati esposti in Tabella 1). Il costante calo di consensi alla coalizione delle Larghe Intese è ancora più evidente se consideriamo non la successione cronologica di elezioni tanto diverse come le politiche e le europee (come abbiamo fatto in Tabella 1a, Tabella 1b e Tabella 1c), ma confrontiamo fra loro elezioni più omogenee (come abbiamo fatto in Tabella 2a e Tabella 2b).

Nelle opinioni correnti il processo è mascherato da due fenomeni.

1. I partiti delle Larghe Intese si presentano alle elezioni divisi e in concorrenza. In realtà per valutare il corso delle cose in modo giusto bisogna considerarli come una coalizione di partiti che governano, insieme o divisi a secondo delle circostanze. Tutti attuano di comune accordo lo stesso programma (il programma comune della borghesia imperialista: eliminazione di ciò che resta delle conquiste di civiltà e di benessere strappate dalle masse popolari, rapina dei lavoratori dipendenti [del privato e del pubblico] e autonomi [rovina di aziende, riduzione dell’autonomia, false aziende autonome e prosciugamento dei risparmi], privatizzazione dei servizi pubblici e dei beni comuni, devastazione del territorio con le grandi opere speculative e partecipazione al riarmo e alle guerre lanciate da NATO, USA e Francia). Si coprono reciprocamente le spalle per quanto riguarda i rispettivi crimini e le attività occulte, tutti supini alla camarilla della Corte Vaticana, il centro autocratico e irresponsabile a cui fanno capo i vertici della Repubblica Pontificia.

2. Nelle ultime elezioni (le europee di domenica) il sistema di deviazione, confusione e intossicazione dei sentimenti e delle idee delle masse popolari ha focalizzato l’attenzione sulla competizione tra PD e M5S e il PD ha di gran lunga superato la prova perché la Corte Vaticana ha concentrato sul PD, a danno degli altri partiti della coalizione delle Larghe Intese, i voti che ancora riesce a manovrare. Il PD ha preso una parte (solo una piccola parte) dei voti persi dagli altri partiti della coalizione: 2.2 milioni al PD su 6.3 milioni persi dagli altri (dove gli altri sono principalmente la banda Berlusconi) se confrontiamo europee 2014 con politiche 2013; 3.2 milioni al PD su 7.9 milioni persi dagli altri se confrontiamo europee 2014 con europee 2009. La Corte, rinnovata con la defenestrazione di Ratzinger e l’ascesa al trono di Bergoglio, un gerarca gesuita, ritiene di aver trovato in Renzi un adeguato successore di Berlusconi e Renzi si sforza con il suo attivismo da pagliaccio di essere all’altezza del ruolo che i vertici della RP gli hanno affidato: in una successione frenetica di misure toglie cento a una parte e dà ottanta a un’altra, a volte anche agli stessi individui e gruppi, contando in ogni caso di dividere, contrapporre e confondere le masse popolari con una girandola d’iniziative.

 

Al di fuori della coalizione delle Larghe Intese nel teatrino della politica borghese bisogna distinguere per il ruolo che obiettivamente svolgono altri quattro gruppi di attori.

1. La Lega Nord che ha caratteristiche proprie su cui qui non ci fermiamo (rimandiamo a quanto detto altrove: La Voce n. 37, marzo 2011). È legata da mille relazioni palesi e occulte alla coalizione delle Larghe Intese ed è una sua forza di riserva per la mobilitazione reazionaria. Tra il periodo 2008-2009 e il periodo 2013-2014 ha perso circa metà dei voti.

2. I gruppi della sinistra borghese derivati dalla putrefazione e disgregazione dei revisionisti moderni che negli anni ’50 hanno preso la direzione del PCI. Della loro natura abbiamo trattato più volte nella letteratura del Partito. Hanno continuato a oscillare tra 1 e 2 milioni di voti, dividendosi e ricomponendosi senza posa nell’orbita del PD conformemente alla loro propria natura. Domenica scorsa hanno superato lo sbarramento del 4% che li avrebbe esclusi dal Parlamento europeo, ma tra le politiche del 2013 e le europee di quest’anno hanno perso altri 700 mila voti.

3. I centri di aggregazione sulla base del senso comune della protesta delle masse popolari contro i vertici della RP: Di Pietro (IdV) nel periodo 2008-2009 e Beppe Grillo (MS5) nel periodo 2013-2014. Su di essi ritorniamo più avanti.

4. Sotto la voce Altri abbiamo riunito per ragione di classificazione nostra, quindi una ragione del tutto estrinseca alla natura di ognuna di esse, le liste che non rientrano in nessuno dei gruppi fin qui considerati. L’andamento elettorale di ognuna di esse conferma il ruolo ausiliario e comunque marginale che ha finora svolto anche nella pratica del movimento politico. L’unica osservazione a loro proposito che qui ci interessa fare è che se anche le sommassimo in blocco alla coalizione delle Larghe Intese (ma sarebbe un’operazione senza senso ai fini dell’analisi del movimento politico della RP), non altererebbero l’andamento che abbiamo indicato per la coalizione delle Larghe Intese.

 

Veniamo ora ai centri di aggregazione sulla base del senso comune. Nel periodo considerato ne abbiamo avuto due tra gli attori del teatrino della politica borghese. Il M5S di Beppe Grillo è oggi in condizioni di assumere il ruolo di centro coalizzatore dell’opposizione, come prima lo era stato Di Pietro con la sua IdV. Per caratterizzare il ruolo che simili centri svolgono nel movimento politico del paese e la relazione che noi comunisti possiamo e dobbiamo avere con loro, nel Comunicato CC 20/2014 del 23 maggio siamo ricorsi a due esempi storici: quello del pope Gapon in Russia nel 1905 e quello del maresciallo Ghang Hsueh-liang in Cina nel 1936. Se la meteora IdV-Di Pietro è tramontata, quella di Beppe Grillo e del suo M5S è ancora in orbita e noi comunisti dobbiamo fare tutto quello di cui siamo capaci perché serva alla costituzione del Governo di Blocco Popolare. Ma proprio l’esitazione sta facendo perdere anche Grillo e il M5S: l’esitazione tra l’integrazione nel teatrino della politica borghese, al servizio dei vertici della Repubblica Pontificia per abbellire tutta la RP dotandola di un’ala moralizzatrice e legalitaria e, di contro, l’assunzione del ruolo di Comitato di Salvezza Nazionale che chiama le masse popolari a mobilitarsi e organizzarsi per costituire il Governo di Blocco Popolare e sostiene il loro movimento. Il declino elettorale tra le europee 2014 e le politiche 2013 dissipa le illusioni di poter crescere solo (o principalmente) con l’azione nelle istituzioni della RP e sta già mettendo l’una contro l’altra le due tendenze: diventare un partito normale (ma “pulito” e “democratico” – il profumo della puzza!!) della RP o usare anche il teatrino della RP, tutte le risorse e forze per assumere il ruolo di Comitato di Salvezza Nazionale, promotore della mobilitazione e organizzazione delle masse popolari. 

 

Contrariamente a quanto sostenuto da alcuni autorevoli personaggi (Giorgio Cremaschi, Piero Bernocchi e altri) il problema che sta a noi comunisti risolvere non è la combattività delle masse popolari. Questa si sviluppa man mano che le masse popolari trovano un centro di aggregazione e di direzione all’altezza dei suoi compiti: capace di aggregare attorno a una linea giusta (cosa difficile ma decisiva in ogni paese imperialista, particolarmente difficile in Italia per il motivo detto sopra). Il movimento comunista cosciente e organizzato è ancora troppo debole per assolvere direttamente e subito a questo compito. La sua rinascita sarà grandemente favorita e accelerata se riusciamo a far svolgere questo ruolo a gruppi e a personaggi autorevoli che la storia della Repubblica Pontificia ci presenta.

Come costruire il centro di mobilitazione, di aggregazione e di direzione di cui le masse popolari hanno bisogno?

Deve essere il centro della lotta contro la Repubblica Pontificia, non per sostituire la coalizione delle Larghe Intese al servizio della RP e per abbellire i vertici della RP. Deve essere un CSN, con il ruolo che abbiamo già altrove indicato. Il percorso di Di Pietro è significativo. Di Pietro ha brillato come una meteora e poi è sparito. Grillo è salito ancora più in alto di Di Pietro, ma una parte dei suoi elettori è già rifluita nell’astensione. Chi non avanza, arretra. Le esperienze delle amministrazioni comunali M5S a Parma, a Pomezia e simili (che anziché diventare Amministrazioni Comunali d’Emergenza sono rimaste diramazioni locali del governo della RP), le esitazioni ad assumere il ruolo di CSN non perdonano. L’esito delle elezioni europee conferma che il M5S ha un futuro solo se assume il ruolo di CSN, aggregando in questo compito tutti i centri minori già in qualche misura esistenti: la sinistra dei sindacati di regime, i sindacati alternativi e di base (USB, Cobas, CUB e gli altri), i gruppi promotori del Controsemestre popolare, Abitare nella Crisi, C9D, NOTAV, NOMUOS e altri.

Nel Comunicato CC 20/2014 abbiamo già messo in guardia gli elettori e gli attivisti della lista L’Altra Europa per Tsipras dal lasciarsi trascinare dal disfattismo dei suoi promotori che si sarebbe scatenato se non avessero superato lo sbarramento del 4%. Ora i promotori gridano al successo: confermando il cretinismo parlamentare di alcuni (l’illusione che essere ammessi a fare i servi sciocchi nelle istituzioni borghesi sia avere potere) e l’affarismo ipocrita di altri (alla Fausto Bertinotti, Nichi Vendola & C). La lista promossa da gruppi della sinistra borghese ha superato lo sbarramento del 4% e avrà tre deputati al Parlamento Europeo, ma tra le masse popolari ha perso ancora consensi anche rispetto alle elezioni politiche dell’anno scorso. L’insuccesso elettorale i promotori della Lista lo attribuiscono all’ignoranza, all’arretratezza o al servilismo delle masse popolari che non credono più alle loro promesse e non li votano più e con questo giustificano probabilmente anche la loro acquiescenza come sua decorativa ala sinistra alla Repubblica Pontificia e alla Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti. Già per anni hanno attribuito i propri fallimenti al berlusconismo delle masse popolari, un mito con cui proiettavano sulle masse popolari la propria falsa coscienza o alla “scomparsa della classe operaia”. Ora lo attribuiranno anche al “carisma” di Matteo Renzi e di Papa Francesco. Responsabili del rigetto e del disprezzo che suscitano tra tanta parte delle masse popolari sono le loro azioni del passato e la loro condotta attuale. La sinistra borghese è dalla sua natura condannata a ruotare attorno alla destra borghese, in concreto a oscillare tra collaborazione e opposizione al PD salvo quella parte di essa che è attratta dal movimento comunista in rinascita e usa l’influenza di cui gode presso una parte delle masse popolari per mobilitarle e organizzarle a costituire il GBP. La sinistra borghese per sua natura ha solo due destini realistici tra cui ogni gruppo ed esponente deve scegliere e comunque sceglierà, lo voglia o non lo voglia, consapevolmente o inconsapevolmente: o satellite della destra borghese o protagonista del Comitato di Salvezza Nazionale. 

Anche quelli che hanno votato la Lista L’Altra Europa per Tsipras e che ne sono stati attivisti devono mobilitarsi e organizzarsi con il resto delle masse popolari, per costituire il Governo di Blocco Popolare che attui il programma sintetizzato nelle Sei Misure Generali e dia forma e forza di legge ai provvedimenti che le OO e OP interessate caso per caso indicheranno. Questa oggi è nell’immediato l’unica via per cambiare il corso catastrofico delle cose che la borghesia e il clero impongono anche al nostro paese e prevenire la mobilitazione reazionaria e la guerra.

 

Noi comunisti facciamo una politica di principio, quindi collochiamo i risultati delle elezioni nel complesso del corso delle cose e traiamo da essi gli insegnamenti e le conclusioni utili per condurre con successo la nostra lotta per mobilitare le masse popolari a costituire il Governo di Blocco Popolare e ad avanzare nella rivoluzione socialista. Instaurare il socialismo in un paese imperialista è un’impresa del tutto possibile, ma per compierla è indispensabile che noi comunisti elaboriamo e seguiamo una linea adeguata agli interessi delle classi fondamentali della società e che tenga accuratamente conto del contesto. I partiti comunisti dei paesi imperialisti non sono riusciti a instaurare il socialismo nei loro paesi durante la prima ondata della rivoluzione proletaria mondiale messa in moto dalla gloriosa Rivoluzione Russa del 1917, principalmente perché non hanno applicato la concezione comunista del mondo per comprendere le condizioni, le forme e i risultati della lotta di classe in corso nel proprio paese e spingerla in avanti fino all’instaurazione del socialismo. I gruppi dirigenti dei partiti comunisti dei paesi imperialisti non seguirono l’esortazione di Lenin e di Stalin: Antonio Gramsci è stato l’unico dirigente di quei partiti che si è sistematicamente dedicato a quel compito e non a caso è l’unico di cui si ricordano ancora gli scritti.

Rimandiamo al futuro prossimo l’esame più dettagliato delle prospettive della UE, come traspare dalle elezioni europee, dalla guerra civile in corso in Ucraina, dal fervore bellicoso degli USA, di Israele, della NATO e della Francia, dall’incalzare della crisi generale del capitalismo che non dà tregua: esse sono comunque già indicate a grandi linee nell’intervista che il nostro segretario generale ha rilasciato in aprile a PrismaNews e diffusa con l’Avviso ai naviganti 40. Le situazioni politiche dei singoli paesi legati all’UE sono molto diverse da paese a paese e il significato dell’esito delle elezioni nel movimento politico loro proprio non solo richiederebbe conoscenze che non abbiamo, ma un simile esame spetta comunque principalmente ai comunisti del paese stesso, che tali prospettive possono determinare: l’esito di ogni lotta profonda è deciso dai contendenti che la combattono con determinazione e scienza.

Per quanto invece riguarda la rivoluzione socialista che promuoviamo nel nostro paese, le conclusioni che ricaviamo immediatamente dall’evoluzione delle forze esterne al nostro paese determinata dalle elezioni sono due.

– Le istituzioni della UE e la congrega dei gruppi imperialisti europei hanno fallito l’obiettivo di dare una parvenza democratica alle istituzioni dell’UE, sia pure una parvenza limitata alla legittimazione elettorale delle stesse. È confermato che ogni volta che in qualche modo la legittimità delle istituzioni dell’UE è sottoposta a votazione, la congrega dei gruppi imperialisti europei non è in grado di controllare e dirigere il voto. È una delle manifestazioni della sua persistente debolezza rispetto alla congrega dei gruppi imperialisti USA.

– L’esito delle elezioni europee avrà un effetto dirompente nelle relazioni politiche interne di alcuni di essi, con effetti che si ripercuoterann sull’intera Europa. È il caso della Francia dove i due partiti che la borghesia imperialista francese e le istituzioni della UE e della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti legittimavano a governare, il Partito Socialista e l’UMP, sono stati entrambi delegittimati dal voto del 25 maggio. Il FN (Fronte Nazionale) di Marine Le Pen e il Centro (MODEM) di François Bayrou hanno già chiesto nuove elezioni politiche generali e lo scioglimento l’Assemblea Nazionale: le elezioni europee hanno reso lampante che essa non rappresenta il corpo elettorale. Una settimana fa i tre capi dello Stato Maggiore Generale (esercito, marina, aviazione) hanno minacciato ad alta voce, pubblicamente, le dimissioni se il governo del presidente François Hollande taglia il bilancio delle Forze Armate.

Quindi dall’estero arriverà un aiuto, anche se involontario, alla nostra impresa: creare le condizioni per costituire il Governo di Blocco Popolare. La stabilità che i vertici della RP credono di aver trovato sostituendo Matteo Renzi a Silvio Berlusconi se non sarà buttata in aria dai contrasti negli stessi vertici sarà buttata in aria dai contrasti e sconvolgimenti in seno alla UE e alla Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti, in definitiva dal procedere della crisi generale del capitalismo. Le masse popolari del nostro paese hanno nel mondo molti alleati inconsapevoli oltre a quelli consapevoli, per condurre con successo la lotta contro la borghesia e il clero, fino a instaurare il socialismo. Sta a noi comunisti perseguire con determinazione la nostra impresa e svolgere con scienza e coscienza il nostro compito.

 

Il primo paese imperialista che spezzerà le catene della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti, con la sua azione aprirà la strada e la mostrerà con il suo esempio anche alle masse popolari degli altri paesi imperialisti e valorizzerà la lotta eroica che in varie forme e sotto varie bandiere le masse popolari già conducono nei paesi oppressi e in tutti gli altri paesi del mondo!

 

Promuovere ovunque la formazione di Organizzazioni Operaie e Popolari, che costituiscano un proprio governo d’emergenza, il Governo di Blocco Popolare e lo facciano ingoiare ai vertici della Repubblica Pontificia: sarà il primo passo di una nuova superiore fase della Guerra Popolare Rivoluzionaria che instaurerà il socialismo nel nostro paese.

 

Avanti quindi nella rinascita del movimento comunista sulla base del marxismo-leninismo-maoismo!

Costituire nella clandestinità Comitati di Partito in ogni azienda e in ogni luogo d’abitazione!

La nuova ondata della rivoluzione proletaria avanza in tutto il mondo!

 

 

**************

Comitato Centrale del (n)PCI http://www.nuovopci.it
Sharing - Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *