“A coloro i quali si sono mostrati sorpresi del risultato elettorale e se la sono presa con i sondaggisti per le previsioni sballate sono sfuggiti evidentemente i segnali che alla vigilia del voto e durante la campagna elettorale si andavano palesemente evidenziando”.
Note a margine
Il 18 aprile di Matteo Renzi
A coloro i quali si sono mostrati sorpresi del risultato elettorale e se la sono presa con i sondaggisti per le previsioni sballate sono sfuggiti evidentemente i segnali che alla vigilia del voto e durante la campagna elettorale si andavano palesemente evidenziando.
Forse la suspence emotiva del confronto Renzi- Grillo coinvolgeva la gente al punto di far dimenticare alcune cose essenziali e precisamente che di fronte alla prospettiva di una vittoria cinque stelle o di un ridimensionamento del PD ci sarebbe stata, almeno nel breve e medio periodo, una fase di grande instabilità politica molto pericolosa per il sistema e per coloro che gestiscono i poteri in Italia. Dietro un’accentuata instabilità si sarebbero inserite tutte le tensioni sociali portando la situazione all’ingovernabilità.
Questo hanno capito le forze dominanti e questo spiega, oltre la folgorante ascesa di Renzi, anche il risultato del 25 maggio. Un risultato di stabilizzazione.
Tutto è stato messo in campo per impedire che la situazione andasse nella direzione sbagliata. Nella coscienza di chi conta, industriali, banchieri, amministratori pubblici, sindacati fantoccio, di regime, Vaticano, in tutti, assolutamente tutti, è maturata la convinzione che Renzi rappresentasse la diga contro l’impero del male, impersonato questa volta da Grillo e dalla sua radicalità.
Anche Berlusconi è stato utilizzato nella campagna contro il pericolo grillino dal momento che dopo la vicenda del Nazareno non poteva considerarsi un vero nemico.
Con le elezioni si è saldato dunque il blocco sociale che andrà a governare nei prossimi anni, nell’interesse della borghesia italiana, dei ceti che contano e dell’imperialismo. Questa è la vera novità uscita dalla verifica delle elezioni.
E’ da questo punto di vista che nascono, giustamente, in molti di noi le preoccupazioni per il futuro. Un nuovo Alcide De Gasperi, uscito vittorioso dal suo 18 aprile, dominerà la scena nei prossimi anni. Di fronte non avrà però un PCI reduce dalla guerra di liberazione e strettamente legato al movimento comunista internazionale, ma un movimento politico che ha sì saputo incarnare la reazione di milioni di persone investite dalla crisi e disgustate dalla criminalità del potere politico, ma che ha come base una situazione ben diversa. E questo lo vogliamo ricordare a chi è stato improvvisamente folgorato sulla via del grillismo e lo diciamo anche a chi ha voluto credere che la rivoluzione fosse un fenomeno da avanspettacolo. Ricordiamoci sempre che il potere, quello con la P maiuscola, non è una tigre di carta. Il che non diminuisce l’importanza del ruolo svolto da 5 stelle, ma bisogna sempre ricordare la fragilità del grillismo e la durezza degli ostacoli che vi si contrappongono. Il rapporto tra le due percentuali, 40 a 20, non è un caso. E’ il frutto dei rapporti di forza reali e della violenza degli strumenti usati dal potere contro chi lo sfida. Non solo, ma anche quel 20% è abbastanza friabile, salvo prova contraria.
Abbiamo perso? La questione non può essere posta in questi termini. Intanto perchè quelli che la pensano come noi sono ancora al palo. Anche se almeno la indicazione del non voto è diventata un elemento della partita in corso e di questo non possiamo che rallegrarcene.
Una partita che si muove tra fatti come quelli francese e inglese, da una tenuta delle forze europeiste critiche che potranno avere un peso nel compromesso che si prepara tra conservatori e socialdemocratici e dalle contraddizioni che emergeranno sugli scenari europei e mondiali. Insomma ora comincia il bello anche se l’evoluzione in Grecia a favore di Tsipras e il contenimento di Grillo impongono una pausa prima di ricominciare a prevedere la tempesta.
Erregi
28 maggio 2014