“I devoti portavoce dei vertici della Repubblica Pontificia da domenica 25 maggio sono scattati e fanno con zelo il mestiere per cui sono pagati: celebrano il trionfo e le glorie del nuovo “unto dal Signore”, Matteo Renzi”.
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5 giugno 2014
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Dopo “Pensare non è come cagare, bisogna imparare a pensare!”, ai promotori di movimento diciamo anche
Smettete di credere che il mondo è come lo presentano i padroni!
Spalancate le finestre, uscite di casa e guardate il mondo come veramente è!
I devoti portavoce dei vertici della Repubblica Pontificia da domenica 25 maggio sono scattati e fanno con zelo il mestiere per cui sono pagati: celebrano il trionfo e le glorie del nuovo “unto dal Signore”, Matteo Renzi. Parlare con loro è inutile. Sono gli impiegati del sistema di distrazione, confusione e intossicazione delle idee e dei sentimenti delle masse popolari, uno dei pilastri su cui si regge la Repubblica Pontificia.
La cosa su cui invece richiamiamo l’attenzione dei nostri lettori è un’altra: la cieca pervicacia con cui alcuni noti promotori del movimento delle masse popolari, quindi persone che godono di prestigio e seguito presso le masse popolari, completano con i loro pianti e lamenti l’immagine del mondo presentata da quel sistema di distrazione di massa. Per sentire le loro lamentele c’è solo l’imbarazzo della scelta.
Giorno dopo giorno monotono il manifesto rigurgita e piange “l’indubbio successo di Renzi nel voto europeo” (uno a caso: Massimo Villone, 5 giugno).
Dal sito della Rete 28 Aprile – http://www.rete28aprile.it Giorgio Cremaschi (I gufi ribelli) illustra “il quadro economico e sociale italiano nel quale ha trionfato Renzi” e assicura che “il voto alle europee premia con un consenso da anni ‘50 un partito e un leader che fruiscono di un sistema di potere e sostegno senza precedenti nella storia repubblicana.”
Il sito di Abitare nella Crisi – http://www.abitarenellacrisi.org vuole convincere i suoi lettori (Contro la guerra ai poveri di Renzi: Roma rilancia! 4 giugno assemblea pubblica) che “dopo le elezioni ci rendiamo conto, inoltre, di quanto una parte dell’elettorato abbia confermato il governo dell’ordine, quello che garantisce sogni tranquilli a quella parte del paese che non vuole mettere in discussione i propri privilegi. Il 40% al PD è l’espressione di quella violenza messa in campo a Piazza del Popolo, quella che è contenta, nonostante un alto tasso di astensionismo, di stare sempre su quella strada che, già da tempo, segue l’Europa neoliberista. Le briciole degli 80 euro al mese solo per alcuni, le garanzie alla borghesia delle grandi opere e della rendita hanno prodotto la continuità che il nostro caro Presidente della Repubblica Napolitano sperava.”
Sergio Bellavita, dell’esecutivo provvisorio dell’area “Il sindacato è un’altra cosa-Opposizione Cgil”, intervistato da Checchino Antonini – http://anticapitalista.org aggiunge mesto che “quel 40% al PD, come si evince dalle dichiarazioni di queste ore, cancella ogni minoranza, se mai fosse esistita, nel PD e restituisce un quadro desolante” (L’opposizione nella Cgil. Intervista a Sergio Bellavita).
E potremmo continuare ancora a lungo.
Eppure che le elezioni europee del 25 maggio sono state una batosta per i vertici della Repubblica Pontificia e non un successo per il PD di Renzi, è un fatto. Per un’analisi dettagliata dei risultati delle elezioni rimandiamo i nostri lettori al Comunicato CC 21/2014 – 27 maggio 2014 e all’editoriale del numero di giugno di Resistenza, il mensile del Partito dei CARC che è appena uscito. In ambedue vengono anche riportati, a confronto, i risultati ottenuti dalle varie liste in tutte le 4 elezioni generali che ci sono state in Italia da quando nel 2007 è iniziata la fase acuta e terminale della crisi generale del capitalismo fino ad oggi.
Sfidiamo chiunque a contestare con argomenti seri le conclusioni che abbiamo tirato nel Comunicato CC 21/2014.
1. In tutte quelle 4 elezioni generali la coalizione delle Larghe Intese a cui i vertici della Repubblica Pontificia hanno affidato il governo del paese ha costantemente e con continuità perso elettori: da 28.2 milioni nelle politiche 2008, a 21.7 milioni nelle europee 2009, a 21.1 milioni nelle politiche 2013, a 17 milioni delle europee 2014. Non significa questo che le masse popolari sono sempre più insofferenti dei vertici della Repubblica Pontificia?
2. All’interno di quella coalizione domenica 25 maggio il PD ha raccolto una parte, ma meno della metà, dei voti persi dagli altri partiti della coalizione. Questi hanno raccolto solo 5.8 milioni di voti: ne avevano avuto 16.1 nelle politiche 2008, 13.7 nelle europee 2009, 12.1 nelle politiche 2013. Il PD domenica 25 maggio ha raccolto 11.2 milioni di voti (ne aveva avuto 12.1 nelle politiche 2008, 8 nelle europee 2009, 9 nelle politiche 2013). E comunque il PD ha pur sempre raccolto meno dei 12.1 milioni che aveva raccolto nelle politiche 2008 (non andiamo più indietro, ai 19 milioni di voti raccolti dalla coalizione Prodi nel 2006 – e ai 38 milioni allora raccolti dalla coalizione delle Larghe Intese – perché per fare confronti seri occorrerebbero altre considerazioni che ci porterebbero fuori tema).
3. La Corte Pontificia e la sua Chiesa (la Conferenza Episcopale, la CISL, le ACLI, l’Azione Cattolica, ecc.) avevano già prima delle elezioni europee tolto la loro investitura alla banda Berlusconi e puntato le loro carte sulla cricca di Matteo Renzi, ma sono riuscite a spostare a suo favore solo meno della metà dei voti persi dal resto della coalizione delle Larghe Intese: questa e non altra la causa dei voti che il PD ha raccolto a danno degli altri partiti della coalizione. I vertici della Repubblica Pontificia hanno perso le elezioni. Matteo Renzi e la sua cricca hanno perso le elezioni con loro. Le elezioni hanno mostrato che il loro seguito e la loro egemonia tra le masse popolari sono diminuiti.
Perché allora tanta pervicacia da parte di personaggi e gruppi che ufficialmente sono oppositori del governo Renzi, addirittura promotori dell’opposizione delle masse popolari alla politica del governo Renzi, nel confermare, deplorandolo, il “trionfo di Renzi” messo in scena dagli imbonitori a ciò incaricati dai vertici della Repubblica Pontificia?
Sono due i motivi che in misure diverse si combinano in ognuno dei personaggi e dei gruppi.
Uno è l’abitudine ad accettare acriticamente l’immagine del mondo diffusa da chi comanda, il servilismo intellettuale e morale alle classi dominanti. L’altro è l’opportunismo di chi, non volendo assumere la responsabilità di una vera lotta, nasconde a se stesso e ai suoi seguaci la sua rinuncia dietro la maschera dell’impossibilità (“non lo facciamo perché non ci sono le forze per farlo”), scarica la sua vigliaccheria sulle masse popolari che voterebbero come i vertici della RP comandano.
In sostanza gli uni e gli altri, i succubi e gli opportunisti, ripetono verso Matteo Renzi, il nuovo “unto dal Signore” investito dai vertici della RP, la vicenda del re nudo di cui tutti i cortigiani lodavano quanto erano meravigliosi i vestiti, finché un bambino gridò: ma il re è nudo!
Noi invitiamo i nostri lettori che sono capaci di ragionare, a insorgere in ogni riunione in cui qualcuno deplora o piange il “trionfo elettorale” di Renzi, il seguito che il PD di Renzi avrebbe riscosso il 25 maggio presso le masse popolari: li invitiamo a insorgere e a rinfacciargli i veri risultati del voto. Mai i vertici della RP sono stati sconfessati dall’elettorato come ora. Non è sul consenso delle masse popolari che poggia il potere di Matteo Renzi e della sua cricca. Le masse popolari ripudiano sempre più i vertici della Repubblica Pontificia.
Rendersi conto di questo è il punto di partenza per capire il compito politico del momento: trasformare l’opposizione delle masse popolari in una forza politica, darle coscienza e organizzazione perché senza coscienza e organizzazione l’opposizione non è ancora una forza politica, non è una forza capace di prendere il potere e governare. I vertici della Repubblica Pontificia non si reggono grazie al loro prestigio e al consenso che riscuotono: si reggono grazie alla disorganizzazione delle masse popolari e non a caso ricorrono su scala crescente alla repressione.
Chi ha la volontà e la capacità di tirare profitto dalla lezione delle elezioni del 25 maggio deve partire dal risultato reale di quelle elezioni, non dal travisamento che ne fa il sistema di condizionamento e intossicazione delle coscienze e dei sentimenti gestito dai vertici della Repubblica Pontificia. Nonostante la forza di questo sistema una parte crescente delle masse popolari è contro la Repubblica Pontificia.
Anche i voti persi dal M5S di Beppe Grillo dicono la stessa cosa. Il M5S ha perso voti perché dopo le elezioni politiche di febbraio 2013 i suoi parlamentari hanno perso tempo e disperso forze in manovre inutili per le masse popolari, perché le amministrazioni comunali M5S anziché diventare Amministrazioni Locali d’Emergenza, sono restate semplici appendici locali del governo dei vertici della RP: Pizzarotti lo ha perfino proclamato.
Ora non è con proposte e manovre nel Parlamento Europeo che combineranno qualcosa di positivo per le masse popolari. Non fa alcuna differenza che si accordino con i Verdi di Vula Tsetsi, con l’Ukip di Nigel Farage o con altri. Quelli del M5S che si affannano a trovare una qualche alleanza per ripetere nelle commissioni del Parlamento Europeo quello che hanno fatto nel Parlamento Italiano nei 14 mesi trascorsi dalle elezioni politiche del febbraio 2013 o sono opportunisti inveterati o sono ingenui. Il Parlamento Europeo conta ancora meno del Parlamento Italiano. Le loro proposte e i loro maneggi nel Parlamento Europeo, per le masse popolari varranno ancora meno delle proposte e dei maneggi che nei mesi trascorsi hanno fatto nel Parlamento Italiano. Se si ostineranno su questa strada perderanno definitivamente e giustamente la fiducia che una parte delle masse popolari ha accordato al M5S nelle elezioni politiche del 2013. Faranno la fine dell’IdV di Di Pietro o peggio ancora.
Gli eletti nella lista del M5S al Parlamento Europeo come gli eletti al Parlamento Italiano e gli amministratori e consiglieri comunali e regionali possono valorizzare il credito che hanno avuto e quindi far crescere anche la fiducia delle masse popolari in loro, solo se le immunità e le risorse di cui godono le impiegano contro le forze della repressione che i vertici della RP sempre più su larga scala scatenano contro le masse popolari. Solo se le forze e le risorse che hanno avuto le impiegano per creare e rafforzare l’unica reale via d’uscita delle masse popolari dal marasma creato dalla crisi generale del capitalismo. Se le impiegano per promuovere la mobilitazione e l’organizzazione delle masse popolari, per moltiplicare il numero delle organizzazioni operaie e popolari (OO e OP), per elevare la forza e sviluppare il coordinamento delle OO e OP, per far prevalere tra le OO e OP l’orientamento a costituire un proprio governo d’emergenza, il Governo di Blocco Popolare.
Questa è per le masse popolari la sola via d’uscita dalla crisi generale del capitalismo, la sola via per evitare la catastrofe di miseria e di sangue in cui le affoga la Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti. La borghesia imperialista e il suo clero cercano di conservare ad ogni costo i loro privilegi e il loro sistema di relazioni sociali e internazionali. La guerra che il governo fascista che ha installato a Kiev conduce in Ucraina contro le masse popolari, il colpo di Stato strisciante che fomenta da quasi quattro mesi a questa parte in Venezuela contro la rivoluzione bolivariana, la devastazione che ha già causato in Siria, in Libia e in molti altri paesi, mostrano dove portano le manovre della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti. Questa congrega di criminali e di assassini porta il mondo verso una nuova guerra mondiale se non è fermata in tempo da una nuova ondata della rivoluzione proletaria che instaura il socialismo nei paesi imperialisti.
Oggi gli eletti nella lista del M5S come tutte le persone che hanno seguito e prestigio tra le masse popolari possono svolgere un ruolo di grande importanza, storico. Possono e devono usare le forze e le risorse di cui dispongono, le conoscenze, il prestigio e le relazioni che hanno per chiamare le masse popolari a mobilitarsi e organizzarsi e sostenere le organizzazioni operaie e popolari (OO e OP) che si formano perché diventino le nuove autorità di cui le masse popolari hanno bisogno. Devono costituirsi in Comitati di Salvezza Nazionale che chiamano le masse popolari a mobiliarsi e organizzarsi perché sorgano numerose le organizzazioni operaie e popolari che agiscono come nuove autorità locali, difendono le aziende che i padroni vogliono chiudere, delocalizzare o ridurre, danno il via ai lavori di manutenzione del patrimonio edilizio e delle opere pubbliche, pongono fine alla grandi opere frutto della speculazione, avviano ovunque i lavori necessari a salvaguardare il territorio, sviluppano le produzioni necessarie e pongono fine a quelle inutili o dannose, si occupano seriamente della lotta contro l’inquinamento, assegnano le case vuote a che ne ha bisogno, impediscono gli sfratti, prendono i provvedimenti necessari affinché ogni adulto abbia un lavoro dignitoso e ogni persona abbia quanto necessario per vivere. Le masse popolari organizzate possono fare tutto questo se le OO e le OP si coalizzano e coordinano fino a rendere il paese ingovernabile ai governi emanazione dei vertici della RP e costituire un Governo di Blocco Popolare.
Le elezioni europee non hanno rafforzato Renzi e la sua cricca. Al contrario hanno mostrato che il loro prestigio e il loro seguito presso le masse popolari sono minori di quelli di cui godeva la banda Berlusconi, perché il prestigio e il seguito dei vertici della Repubblica Pontificia sono diminuiti e continueranno a diminuire. Le masse popolari hanno sempre più bisogno di un centro di direzione che trasformi la loro opposizione ai vertici della Repubblica Pontificia in una forza politica. Questa è la lezione delle elezioni europee.
Comitato Centrale del (n)PCI http://www.nuovopci.it