Latina, caporalato e sfruttamento braccianti indiani

In Commissione parlamentare antimafia per parlare di bracciantato in provincia di Latina. Annunciato un comitato dedicato a tratta, sfruttamento e caporalato.

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Comunicato stampa – Roma, 20 giugno 2014

Le problematiche che affliggono i lavoratori, braccianti indiani sikh, impiegati nel territorio della provincia di Latina quali il caporalato, la tratta e lo sfruttamento sono stati l’oggetto dell’audizione tenutasi questa mattina in Commissione Antimafia.

A rappresentare In Migrazione, il suo responsabile scientifico Marco Omizzolo che insieme a Dhillon Singh, rappresentante della comunità Sikh in Italia ha raccontato la realtà del sistema agricolo in particolare, del territorio pontino.

Dopo il dossier lanciato da In Migrazione sull’uso di sostanze illegali per sopportare la fatica nei campi è arrivata la risposta del mondo della politica e delle istituzioni “un passo avanti fondamentale. – ha detto Omizzolo – è sempre più chiaro come il fenomeno del caporalato e dello sfruttamento del lavoro su variante etnica, sia in continua evoluzione. Ecco perché si rende necessario l’impegno delle istituzioni, che non intendiamo tanto in senso repressivo, quanto di presenza e supporto con quei servizi e strumenti di emancipazione per una comunità che sconta un pesante isolamento sociale”.

A margine dell’audizione si è svolta una conferenza stampa in presenza del presidente della Commissione Ambiente, territorio e lavori pubblici, Ermete Realacci, del Coordinatore dell’intergruppo immigrazione, Khalid Chaouki e del Coordinatore V comitato della Commissione parlamentare antimafia, Davide Mattiello.

Quest’ultimo ha annunciato l’intenzione di costituire un comitato dedicato ai temi della tratta, della riduzione in schiavitù e dello sfruttamento e l’auspicio è che la Commissione antimafia visiti Latina per monitorare una situazione che riguarda larga parte del Sud Italia.

La saldatura tra tratta degli esseri umani, reclutamento, caporalato e sfruttamento nei campi agricoli e sistemi criminali costituisce l’emergenza maggiore, insieme ai rischi a cui vanno incontro i migranti nel momento in cui tentano di ribellarsi, di sporgere denuncia o di pretendere il riconoscimento dei propri diritti.

Nell’intervento di Omizzolo non è mancato un riferimento puntuale alle maglie larghe della nostra legislazione e più precisamente al Decreto legislativo n.109 del 16 luglio 2012 (la “Legge Rosarno”): “ha introdotto alcune aggravanti al crimine dell’impiego di lavoratori migranti irregolari, tra cui il caso di condizioni lavorative di particolare sfruttamento, e la sanzione accessoria del pagamento del costo di rimpatrio. In realtà, la Legge Rosarno ha omesso di adottare alcune misure non penali contro i datori di lavoro di migranti irregolari, – ha precisato il responsabile scientifico di In Migrazione – raccomandate dalla legislazione dell’Unione Europea, per noi assai importanti, tra cui l’esclusione dai sussidi pubblici, inclusi i finanziamenti dell’Unione Europea, l’esclusione dalla partecipazione ad appalti pubblici, chiusura degli stabilimenti o ritiro delle licenze, imposizione dell’obbligo del pagamento delle retribuzioni arretrate ai lavoratori migranti irregolari. Tali mancanze mettono in discussione il reale effetto protettivo della Legge Rosarno sui diritti dei lavoratori migranti irregolari”.

In Migrazione farà richiesta di costituzione di parte civile alla procura di Latina per l’udienza preliminare del 10 luglio prossimo in cui sono indagate 5 persone per sfruttamento delle condizioni di clandestinità di 30 indiani.

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