“La lotta fra le due linee nel M5S”

L’esito delle elezioni europee ha messo Beppe Grillo e il M5S davanti a un bivio e a una decisione che devono prendere rapidamente. Renzi li incalza e in questo fa il nostro gioco: li obbliga a decidere.

 

Diffondiamo in anteprima un articolo del prossimo numero di Resistenza

Opposizione responsabile o alternativa di governo

La lotta fra le due linee nel M5S

L’esito delle elezioni europee ha messo Beppe Grillo e il M5S davanti a un bivio e a una decisione che devono prendere rapidamente. Renzi li incalza e in questo fa il nostro gioco: li obbliga a decidere.

Alle elezioni di maggio il P. CARC ha dato l’indicazione di votare M5S (come ha fatto anche il (n) PCI). E’ stata l’indicazione giusta: per chi ha capito che niente di buono può venire per le masse popolari dalle istituzioni dei poteri forti nostrani e dell’UE e che bisogna creare le condizioni per costituire un governo d’emergenza popolare, era l’indicazione giusta da dare. La chiave di queste condizioni è la mobilitazione e l’organizzazione delle masse popolari, la costituzione di organizzazioni operaie e popolari. Tra le liste che si presentavano alle elezioni, l’unica che poteva accelerare questo processo era il M5S, perché centro aggregatore della protesta delle masse popolari contro i vertici della Repubblica Pontificia e dell’opposizione ai partiti delle larghe intese (ora quindi al governo Renzi-Berlusconi).

Le elezioni europee hanno mostrato che il M5S o prende la strada della mobilitazione e organizzazione delle masse popolari, o perde seguito e voti, va all’estinzione. E’ un processo che avviene anche più rapidamente di quanto noi stessi pensavamo. Alle europee 2014 il M5S ha perso in astensioni più elettori di quelli che ha perso la coalizione delle larghe intese. Ha avuto 5.800.000 voti, solo il 66% degli 8.700.000 voti avuti alle politiche 2013, mentre la coalizione delle larghe intese alle europee 2014 ha avuto 17.000.000 voti, che sono ancora l’81% dei 21.100.000 voti avuti alle politiche 2013. Perché la coalizione ha suoi zoccoli duri (clientela e seguito PD che si sbriciola lentamente, Chiesa Cattolica che dispone ancora da 4 a 5 milioni di voti di fedeli pii e devoti, padroni e loro succubi) che il M5S non ha, quindi le sue fortune elettorali dipendono dalla fiducia che riesce a suscitare. E in proposito l’esito delle elezioni europee denota per il nostro piano d’azione una situazione più favorevole di quanto pensassimo. Dice che chi non fa già oggi, con le forze e le risorse di cui già dispone, attività coerenti con quello che promette di fare dopo che lo avranno votato, perde voti. E’ stato il caso di Grillo. Le sue esitazioni e il suo ripiegamento dopo le politiche di febbraio 2013, in aprile di fronte al colpo di Stato bianco del 20 e in seguito, a livello nazionale e nelle amministrazioni comunali, ecc. lo ha pagato caro. Se gli eletti del M5S non si mettono ad agire da Comitato di Salvezza Nazionale, incominciando deputati, senatori, consiglieri comunali, sindaci, ecc. a farlo anche senza costituirlo formalmente, perderanno rapidamente seguito. Lo stesso vale nelle amministrazioni locali: o consiglieri e sindaci M5S si comporteranno da fautori decisi delle Amministrazioni Locali d’Emergenza o perderanno fiducia e seguito. Se invece opteranno per la linea dell’attuazione degli interessi delle masse popolari anche contro la volontà e i decreti del governo centrale e le direttive UE, trarranno vantaggio anche dalla presenza nelle amministrazioni locali di consiglieri e sindaci di SEL, del PRC, del PdCI e giocheranno a loro favore anche le difficoltà in cui si trovano quelli del PD che perdono clientele e affari a seguito della politica del governo Renzi-Berlusconi.

La lotta tra le due linee sviluppata nel M5S dopo le elezioni ha precisamente questo oggetto, anche se alcuni dei protagonisti non se ne rendono pienamente conto. Sta anche a noi chiarire la questione. Il cui nodo centrale è presto detto: diventare “opposizione responsabile” ai vertici della Repubblica Pontificia o elemento di rottura degli equilibri e delle prassi per procedere, in virtù del ruolo degli eletti, in maniera più spedita nella costruzione dell’alternativa politica ai vertici della Repubblica Pontificia?

I tempi in cui “una nutrita pattuglia di eletti del M5S contribuisce a rendere ingovernabile il paese” anche da dentro le assemblee elettive sono finiti, o per lo meno sono finiti per come la nutrita pattuglia è stata capace di farlo. Oggi il ruolo di sentinella della democrazia borghese è diventato stretto e inadeguato ai tempi, come già dicevamo quando pure davamo indicazione di voto alle politiche del 2013 e alle successive tornate elettorali amministrative ed europee.

Questo lo diciamo noi, ma questo inizia ad essere chiaro anche a una componente del M5S che cerca una via per assumere a pieno titolo il ruolo di “alternativa” che una parte importante degli elettori gli aveva dato.

Se nelle ultime settimane si afferma nel M5S “il riconoscimento della vittoria di Renzi” (sic!) che porta all’apertura di un confronto con il PD sulla riforma elettorale e successivamente un’apertura sulle riforme costituzionali (la linea che più volte ha esposto Di Maio), se è cambiata la “strategia comunicativa” (al posto dei vaffanculo si sprecano gli esempi di buongoverno del territorio ad opera dei sindaci a 5 Stelle e le frequentazioni dell’Ambasciata USA, cioè dell’ambasciata del maggiore centro mondiale della criminalità imperialista), questa è la linea che porta il M5S all’estinzione. Ma nel M5S vi è anche la linea opposta: ne è portatore Di Battista che, in contrasto con le frequentazioni dell’Ambasciata degli imperialisti USA, comunica che “in Commissione esteri siamo riusciti a far passare una nostra risoluzione che impegna il governo a ‘rafforzare i rapporti politici, culturali, diplomatici ed economici’ con l’ALBA (l’Alleanza Bolivariana per le Americhe)” (giugno 2014). Oppure il neo eletto sindaco di Livorno che si affaccia ad amministrare la città sostenendo che è giunta l’ora che i trasporti pubblici siano gratuiti e dichiarando lo stop all’affare speculativo della costruzione del nuovo ospedale in favore della ristrutturazione di quello esistente.

Il fatto è che se il M5S non inizia a operare tracciando la strada alle misure di emergenza per fare fronte agli effetti della crisi, finirà risucchiato nelle sabbie mobili della Repubblica Pontificia, finirà per cadere (ma il futuro non è remoto) nel vortice di tatticismi che lo avviluppano e lo disgregano.

Quando parliamo di misure concrete intendiamo proprio misure concrete che buttano a gambe all’aria gli equilibri del teatrino della politica più di mille dichiarazioni di intenti. Una è aprire le casse che contengono quei milioni di euro di stipendio “restituiti” e che in verità sono bloccati in un fondo, ostaggio del giochetto “li restituiamo o li usiamo per le piccole imprese” che ormai è diventato stantio. Il M5S quei soldi deve usarli subito per finanziare i progetti di autogestione del lavoro, di autorganizzazione, di autorecupero del patrimonio immobiliare; deve usarli subito per sostenere la difesa dei posti di lavoro esistenti e la creazione di nuovi. Ma più importante ancora è che i parlamentari M5S appoggino in ogni modo le lotte delle masse popolari, con le forze e le risorse di cui dispongono. Che ad esempio propongano anche in Parlamento, con il maggiore clamore che sono capaci di suscitare, l’approvazione di mozioni che di fronte alla “emergenza abitativa” di Roma plaudono alle occupazioni di case di immobiliari e della Chiesa e alla resistenza agli sfratti. Che partecipino attivamente alla resistenza agli sfratti. Che sostengano con dichiarazioni pubbliche e con gesti di solidarietà i dipendenti Alitalia e di altre aziende. Che mobilitino altri eletti a sfruttare a sostegno delle lotte delle masse popolari l’immunità e i soldi che ricevono dallo Stato, le informazioni che riescono a raccogliere. Che facciano insomma il Comitato di Salvezza Nazionale anche se formalmente non l’hanno ancora costituito.

Lo faranno? Se il M5S non lo farà, avrà poco da dare colpe e responsabilità delle spinte disgregatrici agli attacchi della stampa e agli inciuci delle larghe intese. Se lo farà, la lotta fra le due linee, fra “opposizione responsabile” e “promotore dell’alternativa politica”, entrerà in una fase superiore, procederà al procedere delle condizioni necessarie alla costruzione del Governo di Blocco Popolare, ma intanto avrà già dato un contributo in quel senso.

Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza – per il Comunismo (CARC)
Via Tanaro, 7 – 20128 Milano – Tel/Fax 02.26306454
e-mail: resistenza@carc.it – sito: www.carc.it

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