Nuovi parchi, subito i piani d’assetto, snellimento della burocrazia con l’accorpamento di riserve e monumenti naturali per aree contigue sul piano ecosistemico.
Stamattina, in conferenza stampa, Legambiente ha presentato la proposta di riforma della legge regionale sui Parchi del Lazio. 280.000 ettari del territorio laziale sono in aree protette tra parchi, riserve e monumenti naturali; lo slancio essenziale per rilanciare l’azione dei parchi stessi dovrà passare immancabilmente dalla revisione legislativa della legge 27 di quindici anni fa.
“Nuovi parchi, meno sprechi e più responsabilità agli attori locali, ma anche piani d’assetto approvati in tempi veloci e contiguità ecosistemica garantita da enti territoriali, per gestire insieme aree protette di tipologia similare. C’è bisogno di un rilancio forte dei parchi nella nostra regione – dichiara Roberto Scacchi direttore di Legambiente Lazio – che può avvenire soltanto con un cambio di paradigma su questi territori. Se per anni i parchi sono stati infatti metodo di difesa primaria dall’assalto del cemento, grazie ai quali possiamo ancora apprezzare tanto verde nel Lazio, oggi bisogna cambiare rotta e devono divenire volano di sviluppo delle attività ecosostenibili che, dalla buona agricoltura alla promozione del turismo dolce, possano dare la spinta propulsiva ad una nuova e pulsante economia verde. Tutto ciò passa attraverso la modifica della legge quadro, aprendo strade nuove al territorio e rilanciando la nascita dei nuovi parchi, dai Lepini ai Monti della Tolfa, fino al grande progetto di parco interregionale del fiume Tevere. Da oggi partiamo con le mobilitazioni sui territori per il rilancio dei parchi ed il coinvolgimenti di tutti gli attori che hanno a cuore questo mondo. “
La revisione proposta sarà depositata formalmente nei prossimi giorni dalla consigliera regionale Cristiana Avenali e da quel momento partirà l’iter del provvedimento.
Una norma che, oltre le costituzioni di nuovi parchi, come i Monti Lepini e della Tolfa, vede migliorare la gestione complessiva del mondo dei parchi. Nelle more della norma sono infatti previste le approvazioni rapide per i Piani d’Assetto anche con il silenzio assenso della regione dopo un anno dalla presentazione, il rafforzamento delle comunità dei parchi che diverrebbero il vero fulcro vitale delle aree protette, gli interventi a favore dell’occupazione giovanile e quelli a vantaggio dello sviluppo della buona agricoltura sui territori vero volano per il rilancio dell’economia verde, questo avverrà ampliando il novero degli interventi edilizi ammissibili nella zone di parco, ad eccezione delle zone di massima tutela (Zone A) incentivando così le modifiche di destinazioni d’uso verso le attività agricole e quelle ad esse connesse.
Gli imprenditori agricoli professionali potranno invece usufruire dei P.U.A. (Piani di Utilizzazione Aziendale) all’interno delle aree protette, quali strumenti di sviluppo delle attività agricole. Saranno utilizzabili solo dagli IAP con unità aziendale minima fissata a 10 ettari
“Con questa proposta – aggiunge Antonio Nicoletti, responsabile nazionale aree protette e biodiversità di Legambiente – offriamo un contributo concreto e aperto alle valutazioni di tutti, nella speranza che dal Lazio si faccia un buon lavoro di revisione della legge sui parchi che contribuisca alla più generale discussione sul futuro delle aree protette in atto nel nostro Paese. Discussione che fino a oggi ha visto il confronto solo tra gli addetti ai lavori senza un reale coinvolgimento dei cittadini e di chi ne parchi vive e lavora, con questa nostra proposta vogliamo invece aprire una discussione concreta e non limitarci a dare risposte solo alle esigenze di contenere i costi del sistema che, sebbene condividiamo, non può essere la sola motivazione per rivedere una legge che invece deve puntare ad aggiornare le modalità per ampliare il sistema, a migliorare le performance degli enti e semplificare la macchina burocratica nell’obiettivo di rilanciare, complessivamente, il sistema di tutela e valorizzazione della natura nel Lazio.”
Oltre a quanto detto, secondo la legge, verranno accorpati i Monumenti naturali stabilendo che l’organo di gestione sia non più un ente pubblico appositamente istituito, bensì l’ente di gestione di un’area naturale protetta già istituita più prossima. Si prevede poi che il Presidente sia scelto tra persone che si siano distinte per gli studi e per le attività nel campo della protezione dell’ambiente, incompatibilmente con qualsiasi incarico pubblico amministrativo o elettivo e che oltre ad avere rappresentanza legale dell’Ente, possa proporre al direttivo del parco il direttore con procedure di evidenza pubblica; il Consiglio direttivo stesso vedrebbe una riduzione da sei a quattro membri con un Vicepresidente indicato dalle comunità del parco.
“Credo che Legambiente Lazio abbia fatto particolarmente bene, a promuovere una proposta di modifica della legge 29/97 come azione di stimolo per un rilancio immediato e duraturo del sistema dei parchi regionale- dichiara Maurizio Gubiotti, Coordinatore Federparchi Lazio – Solo da qui infatti può passare il futuro di una Regione così ricca di beni ambientali e che quindi deve investire su politiche ambientali, turistiche e agricole fortemente legate tra loro. Giuste le proposte di snellimento delle procedure finalizzate ad avvicinare i parchi alle persone e ai loro bisogni, così come la pratica di silenzio/assenso per l’approvazione da parte della Regione dei Piani d’assetto in tempi certi, o le agevolazioni fiscali per gli agricoltori. Il parco infatti deve essere in grado di essere percepito come valore aggiunto per chi ci vive o ci opera.”
Per evitare poi quei drammaticamente lunghi commissariamenti di cui si è abbondantemente abusato, viene proposto che il Presidente stesso rimanga in carica fino a nuova norma, abolendo in sostanza la figura dei commissari.
Vengono poi ridisegnati i sistemi amministrativi sulla base dei principi di adeguatezza, semplificazione ed efficienza, i sistemi di aree naturali protette a gestione unitaria vedranno inclusi un Parco regionale già istituito con le altre aree naturali protette e i siti della Rete natura 2000 che per caratteristiche geografiche, naturalistiche e conservazionistiche risultino omogenee.