“Alla famiglia della millesima vittima”

Lo storico israeliano più odiato dai sionisti e dai criminali di guerra che spingono lo Stato “ebraico” a “difendere la loro villa nella giungla” scrive una splendida lettera alla famiglia della vittima numero mille di quello che senza giri di parole definisce un genocidio.

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LA SCOMPARSA DELLO SGUARDO
L’esperienza di guardare ed essere guardati è tramontata, gli occhi sono stati ingoiati da quei prodigiosi apparecchi che sono i moderni cellulari. Abbiamo perso gli sguardi sul mondo reale, con cui alludere a un comune destino L’ARTICOLO COMPLETO DI PAOLO MOTTANA

ALLA FAMIGLIA DELLA MILLESIMA VITTIMA
Lo storico israeliano più odiato dai sionisti e dai criminali di guerra che spingono lo Stato “ebraico” a “difendere la loro villa nella giungla” scrive una splendida lettera alla famiglia della vittima numero mille di quello che senza giri di parole definisce un genocidio. Siamo nel 2014 e non nel 1948, la distruzione di Gaza viene documentata, scrive Ilan Pappé, tra i più fermi e lucidi sostenitori di uno stato binazionale per Israeliani e Palestinesi, lui non può che pregare e sperare che i Palestinesi non perdano la speranza nell’umanità L’ARTICOLO COMPLETO DI ILAN PAPPÉ

Altri articoli del dossier IL GRIDO DI GAZA:

NON LASCIAMO SOLI I PALESTINESI (Alex Zanotelli)

SE I PALESTINESI FOSSERO UMANI (Santiago Alba Rico)

SANZIONARE ISRAELE DAL BASSO (Noam Chomsky)

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POESIE E MARMELLATE
“Poesie scelte (1978-2014)” è un libro inedito di Franco Arminio, paesologo, scrittore e poeta. “Mi è venuta l’idea di spedirlo a chi ne fa richiesta in forma di baratto – scrive – Se uno in cambio di questo file mi manda due barattoli di marmellata oppure un libro che gli è caro oppure un suo disco etc… Credo che darà più valore a queste poesie. E poi si apre un nuovo modo di far circolare la poesia… Sapppiamo tutti quanto sia introvabile lo scaffale di poesia nelle librerie. Se è davvero un tempo nuovo, dobbiamo fare cose nuove”. QUI TROVATE UN PAIO DI POESIE DONATE DA FRANCO ARMINIO AI LETTORI DI COMUNE

IL TEATRO DELL’IMPOSSIBILE
Nel 2011, quando è cominciata l’occupazione del Teatro Valle, nessuno pensava che uno dei più antichi teatri d’Italia ancora in attività potesse essere autogestito. Non si parlava di alternative alla privatizzazione. Niente sembrava annunciare un successo artistico strepitoso per qualità e partecipazione (impossibile contare il numero di cittadini che sono stati illegalmente al Valle, come artisti, tecnici o spettatori), mentre ovunque i teatri, i cinema e i consumi culturali registrano una crisi profonda. E nessuno avrebbe scommesso sull’emulazione di altri cinema e teatri in altre città o immaginato i riconoscimenti sulla gestione partecipata che sa rebbero piovuti da tutto il mondo, incluse inchie­ste sulle più pre­sti­giose rivi­ste inter­na­zio­nali.Oggi le istituzioni sono costrette a prendere atto di questa storia straordinaria L’ARTICOLO COMPLETO DI GIANLUCA CARMOSINO

DIALOGHI NEL MONDO CHE STA IN BASSO
Due incontri internazionali hanno visto l’apertura di dialoghi interessanti tra coloro che sono impegnati a resistere e a sfidare la conoscenza egemonica per aprirsi a saperi e pratiche molto diverse. La discussione è accesa: alcuni sono impeganti a pensare o immaginare un altro mondo possibile, altri ritengono che bisogna continuare a costruire un mondo nuovo che è già nato e deve resistere alla continua aggressione del mondo che sta morendo. Parafrasando Marx quando criticava i filosofi impegnati a interpretare il mondo invece di trasformarlo, a San Cristobal si diceva che i filosofi vogliono immaginare un altro mondo invece di costruirlo. Il mondo in cui trovano posto molti mondi, in ogni caso, non sarà certo il frutto di una ingegneria sociale degli apparati politici ed economici che stanno in alto L’ARTICOLO COMPLETO DI GUSTAVO ESTEVA

IL POTERE OPERAIO DI CAMBIARE VITA
Fino a poco più di due anni fa, la Allocco era la prima impresa argentina nella produzione di macchine per l’industria dell’olio. La stratosferica impennata della coltivazione di soja non le ha portato fortuna. Il padrone, Marcelo Markous, e la sua signora Amparo Corral, presidentessa dell’impresa, l’hanno abbandonata al suo destino: un enorme spazio dominato da gigantesche macchine silenziose condannate alla ruggine. Ottanta operai non si sono arresi e hanno cominciato a pensarsi come soggetti e non oggetti della produzione: un cambiamento repentino e profondo che investe la relazione con il lavoro, quella con l’impresa e le relazioni sociali tra gli stessi lavora tori. Foto-reportage dalla provincia di Santa Fe L’ARTICOLO COMPLETO

BAR SLOT FREE
La ludopatia è una malattia sociale veicolata dalla tv (siamo tutti un “pacco”) e diffusasi come un virus nelle menti di quanti (tantissimi: 15 milioni di giocatori abituali di cui 700 mila presentano forme di dipendenza patologiche e 2 milioni a rischio) non credono di avere più nulla da chiedere alla loro vita. Metteteci poi uno Stato che non disdegna di farci sopra un po’ di cassa e un business da 88 miliardari l’anno (più 450 per cento in dieci anni, grazie alla depressione economica). A poco servono le ipocrite campagne di sensibilizzazione “il gioco provoca dipendenza” Molto più utili sono le iniziative di “self help” che gruppi di “gi ocatori anonimi” riescono ad autorganizzare e le campagne che cittadini e amministrazioni comunali organizzano in molte città. In 150 hanno aderito alla campagna Slotmob che ha premiato 52 esercenti che si sono rifiutati di installare le micidiali macchinette mangiasoldi nei loro locali, rinunciando ad incassi che possono arrivare a duemila euro al mese L’ARTICOLO COMPLETO DI PAOLO CACCIARI

IL NOSTRO RAPPORTO CON LA CRISI ECOLOGICA
Ogni giorno vi sono maggiori evidenze scientifiche relative al cambiamento del clima, agli squilibri ecologici e al deterioramento dell’ambiente, causati dal modo in cui cresce e si espande l’economia. Tuttavia, si continua a crescere, produrre, consumare e vivere negli stessi modi. C’è chi pensa che i responsabili siano solo gli altri, chi crede che le proprie scelte non avranno un impatto significativo, chi cerca grandi soluzioni globali dagli effetti immediati. In realtà, abbiamo bisogno di molti cambiamenti, diffusi, locali e creativi, personali e comunitari. Di certo, le grandi imprese sono sostenute dai noi cittadini consumatori ogni vol ta che decidiamo di comprare un determinato prodotto e consegniamo ad esse il nostro denaro… L’ARTICOLO COMPLETO DI LUIZ RAZETO

USCIRE DALLA SCATOLA DELLA CRESCITA
“Non possiamo più limitarci a denunciare – dice Marie-Monique Robin, autrice di alcuni documentari (“Il mondo secondo Monsanto”, “Il nostro veleno quotidiano”…) che hanno fatto il giro del mondo – Abbiamo bisogno di mostrare le alternative alla società della crescita che già esistono e dobbiamo farlo rapidamente”. Cooperative per il risparmio energetico, monete locali, associazioni di quartiere, reti di filiera corta, mercati dello scambio, orti urbani, progetti per la riduzione dell’orario di lavoro, banche del tempo… sono al centro del suo nuovo film (titolo provvisorio “Maledetta crescita”). “Dobbiamo uscire dalla scatola… &e grave; ora di guardare fuori!” L’ARTICOLO COMPLETO

MARIO E FRANCESCA
“Voglio rimanere con Francesca, in qualunque condizione si trovi. Non abbandonatemi separandoci, mi ucciderei”. E lo ha fatto. Mario si è dato fuoco a 85 anni, ed è morto, perché la sua compagna affetta da Alzheimer era stata trasferita in una clinica fuori città, troppo lontana da lui. Francesca e Mario si erano amati e aiutati reciprocamente per vent’anni, ma non erano sposati. Ora non si tratta di criticare o meno la decisione della figlia di Francesca, ma certo abbiamo bisogno delle unioni civili. E abbiamo bisogno del diritto all’eutanasia, governo italiano delle sagge riforme… L’ARTICOLO COMPLETO DI MARIA G. DI RIENZO

IL TRENO A PROPULSIONE UMANA
Dal 3 agosto parte il Tvb, Treno a Velocità Bassa. Un viaggio, in cui sono ammessi solo gambe e bici, per scoprire le strade e i borghi tra Torino e Venezia. La ribellione della lentezza LA NOTIZIA COMPLETA

UN FESTIVAL PER RICORDARE E ACCOGLIERE
Il Sabir era un idioma parlato in tutti i porti del Mediterraneo dal Medioevo fino a tutto il XIX secolo. Uno strumento di comunicazione, in cui confluivano parole di molte lingue del Mediterraneo e che consentiva la comunicazione tra i marinai e i commercianti dell’area. Dal primo al cinque ottobre, a Lampedusa, il Sabir torna a vivere, sottoforma di “Festival diffuso delle culture mediterranee” e di momento di riflessione sulle tragedie, partorite in questi anni da quello stesso mare, in particolare quelle del 3 ottobre scorso, quando il mare restituì 368 corpi. Promosso da Arci, Comitato 3 ottobre e Comune di Lampedusa, il festival sarà diretto da Ascanio C elestini e Fiorella Mannoia LA NOTIZIA COMPLETA

PARLIAMO COI MURI
C’é la gente che passa, si ferma, chiede. Qualcuno arriva con il sax, altri aprono il proprio orto, offrono acqua. Scrivere insieme poesie sui muri è prima di tutto un modo per ricomporre le relazioni sociali. Una comunità provvisoria di senso e di-versi. “Abbiamo portato la poesia all’aria aperta fuori dalle aule e dai libri per farla incontrare con l’umanità di passaggio. Una provocazione di bellezza. Una promozione del sensibile. Chi vuole la coglie. È questa la sua natura, delicata e gratuita” L’ARTICOLO COMPLETO DI ROSARIA GASPARRO

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