In questi giorni il Burundi è tornato sulle prime pagine dei giornali italiani per la tragica morte delle tre suore saveriane trovate assassinate a Bujumbura il 7 settembre scorso.
Vi scrivo da Bujumbura per condividere con voi un po’ di considerazioni a seguito della tragica morte delle Suore Missionarie, le care Lucia, Olga e Bernadetta. Una vita spesa per aiutare i più bisognosi ed adesso il loro sacrificio. Ieri mattina ho partecipato alla Messa in loro onore alla chiesa di Mont Sion.
La celebrazione è stata commovente, erano presenti tantissime persone ed autorità, segno che la popolazione voleva veramente bene alle nsotre sorelle.
Adesso tutti i riflettori del mondo sono concentrati sul Burundi, ma quello che si scrive riguarda solo una tragica cronaca di un pazzo che ha ucciso tre nostre concittadine.
Il Burundi non è questo, il Burundi è un Paese dove io lavoro da quasi 4 anni e che amo tantissimo.
Le persone qua sono gentili, posate, poverissime ma sempre con il sorriso e pronte ad accoglierti ovunque tu vada. Io voglio scrivere dell’altro Burundi, non quello di oggi tristemente tragico, ma di quello bello di cui io ne sono innamorato e per il quale mi impegno ogni giorno.
In questo Burundi lavora il VIS da un decennio, nel ramo dell’educazione e della formazione professionale. In particolare noi lavoriamo con 24 bambine tolte dalla strada e accolte in una casa di suore, la Maison Bethanie.
Queste bambine adesso conoscono cosa vuol dire essere felici, sono in salute perchè hanno garantiti tre pasti al giorno, vanno a scuola e non più a chiedere elemosina sulla strada. Noi facciamo attività di sostegno, di educazione con giochi ludici e di reinserzione familiare. Lavorare con queste bambine ti fa scoprire l’altro Burundi, quello fatto di gioia e di sorrisi, di innocenza.
Nel campo della formazione professionale, inoltre, il VIS ha un grande progetto cofinanziato dalla Commissione Europea, che sta certificando e sostenendo tantissimi beneficiari.
In un luogo come il Burundi, un Paese molto povero, ci sono tanti artigiani competenti e che sanno un mestiere ma che non hanno avuto la possibilità ed i mezzi per studiare.
Non hanno cosi un certificato che attesti le loro competenze. Tutti questi artigiani operano nel mercato informale e sono per lo più meccanici, falegnami e sarti. Il VIS, con l’aiuto dei fondi di questo grande progetto che si chiama TVET, ha saputo identificare, formare e certificare un grande numero di artigiani che operano nel mercato informale dei quartieri più poveri di Bujumbura.
Adesso i nostri beneficiari hanno il loro diploma, potranno rimettersi in gioco nell’economia formale, gli abbiamo insegnato a gestire la loro piccola microimpresa, abbiamo testato le loro conoscenze, li abbiamo sostenuti nei loro problemi.
Nel quartiere dove sono state brutalmente uccise le nostre Sorelle vivono ed operano i nostri beneficiari, alcuni dei quali si sono stretti nel cordoglio alle nostre concittadine.
Il Burundi come lo vivo io tutti i giorni lo vedo come un altro Burundi, un Paese dove c’è speranza, dove le famiglie si aiutano a vicenda, dove ci sono grandi possibilità di crescita. Io voglio pensare a questo Burundi e cosi ogni giorno vado a lavoro con il sorriso e l’amore per questa splendida popolazione.
Giulio Perna
Volontario Internazionale del VIS in Burundi