Processo Ruby, lettera aperta al presidente Corte di Appello

Lettera aperta al presidente della corte d’Appello nel processo Ruby, Enrico Tranfa.

 

 

Caro Enrico Tranfa,

 

visto il poco apprezzamento (testimoniato da silenzio tombale) da parte della classe politica delle Sue dimissioni dalla magistratura – gesto nobilissimo che svela il Suo radicale dissenso dalla decisione di assolvere l’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi dalle imputazioni di concussione e prostituzione minorile che in primo grado ne avevano invece determinato la condanna a 7 anni di reclusione – parafrasando l’odierno editoriale di Marco Travaglio (*), sono a esprimerle solidarietà tramite questo esplicito atto di autoaccusa, con la presuntuosa pretesa – tutt’altro che infondata – di interpretare il sentimento profondo di milioni di italiani.

 

Anche io confesso! Confesso e mi scuso. Mi scuso anzitutto con il supremo leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi per aver proditoriamente insinuato che il politico più potente d’Italia degli ultimi venti anni, sia in verità persona indegna per amoralità e spregio delle istituzioni, mentre tutti sanno che sono gli italiani un popolo di puttanieri, sprezzanti e irriverenti verso i dettami  e lo spirito della Costituzione.

Mi scuso per aver affermato che è stato più volte titolare della più alta carica di governo senza produrre alcun risultato utile al Paese (ma piuttosto vantaggi e privilegi personali), mentre è noto che tutte le responsabilità della decrescita e del fallimento internazionale della nostra nazione sono figlie della fraudolenta inettitudine e della dolosa incapacità di milioni di nostri connazionali.

Mi scuso per avergli attribuito ingiustamente la proliferazione di un voluminoso corredo di leggi e provvedimenti ad personam finalizzati alla copertura e annientamento di frodi colossali, finanziarie e politiche, truffe criminali e delitti inconfessabili, mentre è nota, in proposito, la reità degli italiani, unici veri colpevoli, capaci ti tanta malvagità.

Mi scuso per aver sempre sostenuto che l’avvento degenerativo sulla cultura e la vita civile del Paese della televisione commerciale da lui controllata pressoché totalitariamente – nonché il sopravvento di questa sul servizio pubblico televisivo nazionale, anche mediante l’affidamento di incarichi di direzione e controllo di questa a prezzolati e disonesti sgherri della disinformazione – insieme alla creazione e controllo di altri inqualificabili organi di stampa, parimenti asserviti a scopi di mistificazione, calunnia e propaganda, abbiano rappresentato la vera ragione di un tanto stolto quanto ingenuo consenso da una grande parte di opinione pubblica, mentre è invece nota la venerazione e apprezzamento di questa per tanto apparato di accrescimento culturale, morale e civile.

 

Mi scuso di tutte queste cose, dottor Tranfa! Mi scuso per aver sempre biasimato l’introduzione in Parlamenti nazionali e regionali di legali, mafiosi, sodali, favorite, show girl e………..mi scuso, di questo e d’altro ancora che, per smarrimento e confusione, dinanzi a tanta ignominia, non so dome dire!!!

 

Posso solo dire che è triste vivere in un modo alla rovescia….ma ci dobbiamo abituare!

O forse no!! Forse, davvero, no!…almeno finché….sappiamo che c’è gente come Lei!!!

 

GRAZIE, dottor Tranfa, grazie di cuore…..non passeranno,….. finché c’è gente come Lei

 

Adriano Colafrancesco

 

 

(*) Io confesso ( Marco Travaglio )

Il Fatto Quotidiano, 18 ottobre 2014 

Mi scuso. Mi scuso anzitutto con il supremo governatore Claudio Burlando per aver proditoriamente insinuato che il politico più potente di Genova e della Liguria da 30 anni sia lui, mentre tutti sanno che sono io. 
Mi scuso per aver affermato che è stato, nell’ordine: assessore, vicesindaco e sindaco di Genova, poi ministro dei Trasporti, infine governatore della Liguria, mentre avrei dovuto ammettere che tutte quelle cariche le ho ricoperte io.

Mi scuso per avergli attribuito ingiustamente la cementificazione della sua città e della sua regione, il piano casa tutto cemento, l’imboscamento di 8 dei 10 milioni stanziati dallo Stato per l’alluvione del 2010, la piastra di cemento per parcheggi costruita a monte del torrente Fereggiano, il mega-centro commerciale per 5 mila persone in una zona definita dal suo stesso assessore “a rischio di alluvioni”dopo la tragedia del 2011, i porticcioli turistici per impreziosire la costa in tandem col grande Scajola, il blocco dei lavori sul torrente Bisagno non per colpa dell’ex sindaco Sansa né del Tar, ma dalla Regione che non ha fatto nulla dal 2012, mentre è universalmente noto che tutte quelle brutte cose le ho fatte tutte io.

Mi scuso per non aver saputo rispondere in merito all’eventuale deviazione del Fereggiano, come sarebbe stato mio dovere in qualità di ex assessore, ex sindaco, ex ministro,ora governatore.

Mi scuso per aver difeso il buon governo del territorio dell’ex sindaco Adriano Sansa, che anzi deve vergognarsi per aver investito decine di miliardi di lire nel piano di bacino per fiumi e torrenti, per aver risparmiato alla sua città alluvioni per ben 17 anni e soprattutto per non aver ricevuto avvisi di garanzia né mandati di cattura per sé e per la sua giunta.

Mi scuso per aver detto che i due vicepresidenti e l’assessore all’Urbanistica della giunta Burlando, tutti arrestati, li ha scelti Burlando, mentre è arcinoto che li ho nominati io.

Mi scuso per aver rifiutato di prendere lezioni da un così insigne statista: soprattutto di scuola guida (chi mi conosce sa che ne avrei bisogno, essendo io solito imboccare autostrade e superstrade in contromano e poi esibire alla polizia il tesserino parlamentare, peraltro scaduto).

Mi scuso con uno degli angeli del fango in studio per aver io tentato di negare l’evidenza: cioè che a governare Genova e la Liguria sono io, talvolta spalleggiato occultamente dall’altro colpevole. Ma mi han subito sgamato, così non mi voteranno più e potranno alfine riporre le pale.

Mi scuso, sempre con il nostro caro angelo, per aver negato di aver detto ciò che non avevo detto: e cioè che per evitare le alluvioni basti ripulire un torrente dai rami e dai detriti.

Mi scuso, ancora con i nostri cari angeli, per aver interrotto il loro idillio con l’incolpevole Burlando che annuiva ed elogiava il loro buonsenso, ampiamente ricambiato, in un commovente minuetto contro il responsabile di tutte le cementificazioni e le alluvioni dagli anni 30 a oggi: il sottoscritto, con la partecipazione straordinaria di Mussolini e dell’architetto Piacentini.

Mi scuso, con un altro angelo del fango, per non aver capito in che senso chi fa opposizione in Comune, in Regione e in Parlamento e non ha mai governato né a Genova, né in Liguria, né in Italia, avrebbe le stesse responsabilità di chi governa da sempre a Genova, in Liguria e in Italia.

Mi scuso, stavolta con la Nazione intera, per non aver colto il nesso inscindibile fra lo spalare fango e lo sparare nel mucchio.

Mi scuso, con la Democrazia tutta, per aver colto la differenza tra l’insulto e la critica, tra il lasciar parlare e il lasciar mentire.

Mi scuso, con chicche e sia, per non esser nato foca ammaestrata che canta o tace al fischio del domatore.

Mi scuso, con tutti, per aver abbandonato lo studio di Servizio Pubblico proprio quando stavano per convincermi: ancora dieci secondi, e avrei confessato che l’alluvione l’ho fatta io. Il fango c’est moi.

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