Pakistan, salviamo Asia Bibi da condanna a morte

Il 16 ottobre l’Alta Corte di Lahore ha respinto il ricorso contro la condanna a morte di Asia Bibi, la donna cristiana condannata per blasfemia. Asia Bibi, che ha 45 anni e cinque figli, è stata riconosciuta colpevole di blasfemia.


Pakistan: Asia Bibi condannata a morte per blasfemia

Data di pubblicazione dell’appello: 24.10.2014

Status dell’appello: aperto Campagna Individui a rischio

UA: 266/14 Index: ASA 33/015/2014 Pakistan

Aasia Bibi © Archivio privato
Aasia Bibi © Archivio privato
Il ricorso di Asia Bibi, pakistana cristiana condannata a morte per blasfemia nel 2010, è stato  respinto dall’Alta corte di appello di Lahore. 

Il 16 ottobre l’Alta Corte di Lahore ha respinto il ricorso contro la condanna a morte di Asia Bibi, la donna cristiana condannata per blasfemia. Asia Bibi, che ha 45 anni e cinque figli, è stata riconosciuta colpevole di blasfemia l’8 novembre 2010 e condannata a morte ai sensi della sezione 295c del codice penale del Pakistan con l’accusa di aver insultato il profeta Maometto durante un alterco con una donna musulmana. 

Sussistono serie preoccupazioni sulla correttezza del processo. Asia Bibi sostiene che la prova della sua presunta blasfemia, che è stata accolta dai tribunali chiamati successivamente a pronunciarsi sul caso, sia stata precostituita, e di non aver accesso a un avvocato né durante la sua detenzione né l’ultimo giorno del suo processo nel 2010. Secondo l’avvocato di Asia Bibi il caso giudiziario si basa su un pettegolezzo. Attivisti per i diritti umani temono che i giudici dell’Alta corte di Lahore possono aver respinto l’appello perché temevano per la loro incolumità. I gruppi religiosi che chiedono l’esecuzione di Asia Bibi erano presenti in tribunale.

Da quando è stata arrestata nel 2009, Asia Bibi è stata tenuta in quasi totale isolamento allo scopo di proteggerla. La sua salute mentale e fisica sarebbe deteriorata durante la permanenza in carcere, compresa quella nel braccio della morte, e la sua famiglia e gli avvocati continuano a temere per la sua sicurezza. Nel dicembre 2010, un religioso islamico di primo piano ha offerto mezzo milione di rupie pakistane (circa 4000 euro) a chiunque l’avesse uccisa. 

Asia Bibi non avrebbe dovuto essere imprigionata, visto che le leggi sulla blasfemia sono incompatibili con gli obblighi internazionali del Pakistan di garantire i diritti alla libertà di espressione, di pensiero, di coscienza e di religione. Le leggi sono spesso utilizzate per risolvere le controversie personali, e coloro che sono accusati di blasfemia spesso diventano bersaglio di violenza. Il diritto internazionale consente l’imposizione della pena di morte solo per i “reati più gravi”, che va interpretata in riferimento al solo omicidio intenzionale. Anche se nessuno è mai stato messo a morte per blasfemia in Pakistan, da quando le attuali leggi sulla blasfemia sono entrate in vigore nel 1980, decine di persone di diverse comunità religiose, tra cui musulmani, sono stati attaccati e uccisi da privati dopo essere stati accusati di blasfemia, alcuni anche durante la detenzione.
 

 

 

Prime Minister 
Nawaz Sharif
Prime Minister House
PakistanSecretariat
Constitution Avenue
Islamabad
Pakistan 

Egregio primo ministro, 

Le scrivo come sostenitore di Amnesty International, l’organizzazione non governativa che dal 1961 lavora in difesa dei diritti umani, ovunque siano violati. 

Le chiedo di liberare Asia Bibi immediatamente e senza condizioni e di adottare misure efficaci per garantire la sua sicurezza e quella della sua famiglia. 

La sollecito a riformare con urgenza la legge sulla blasfemia e a fornire salvaguardie efficaci contro il suo abuso, in vista dell’abrogazione finale della legge. 

La invito a stabilire una moratoria immediata sulle esecuzioni e a commutare tutte le condanne a morte, allo scopo di abolire la pena di morte perché è una violazione del diritto alla vita e l’estrema punizione crudele, disumana e degradante. 

Grazie per l’attenzione.
 

 
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