“Perchè non partecipo alla ‘Buona Scuola’”

“«La Buona Scuola» resta un documento senz’anima, tutto anglicismi ed effetti speciali di concetti miseri da videogame e gioco in borsa. L’apprendimento ridotto a un’operazione digitale”.

NEWSLETTER DI COMUNE-INFO.

PERCHÉ NON PARTECIPO ALLA BUONA SCUOLA
Le fanfare del potere la spacciano già come la più grande operazione stupefacente di partecipazione. In parte hanno ragione: i dibattiti per «La Buona Scuola» sono una manovra così vuota, spocchiosa, irriverente nei confronti di chi ci lavora che non si era vista mai. Anche per questo non partecipo alla fiction della consultazione. «La Buona Scuola» resta un documento senz’anima, tutto anglicismi ed effetti speciali di concetti miseri da videogame e gioco in borsa. L’apprendimento ridotto a un’operazione digitale …. Non credo in questo tipo di riforme, sono infide, minano alla base la natura di una comunità. Credo nelle riforme che dilatano il cuore, che iniziano dal basso, che si fanno strada facendo L’ARTICOLO COMPLETO DI ROSARIA GASPARRO
 

CREARE UN MONDO NUOVO NEI TERRITORI E NELLE SCUOLE
 

LA BUONA SCUOLA? UN APPUNTAMENTO AL CINEMA PALAZZO
 

 

NEANCHE UN CORRIDOIO UMANITARIO
Il governo chiude Mare Nostrum, evidentemente sono state salvate troppe persone in mare. Era stato creato una sorta di corridoio umanitario. La nuova missione è controllare i confini, non salvare esseri L’ARTICOLO COMPLETO DI ASCANIO CELESTINI
 

 

QUASI QUASI MI FACCIO UNA BANCA. DI SEMI
Certo quelli che hanno il dono del saper fare, con le mani costruiscono cose meravigliose, soprattutto in legno. Che invidia, eh? Ma è arrivato il momento delle rivincita per tutti, anche per chi non sa tenere in mano un cacciavite: adesso possiamo farci una banca… A di là delle battute, ormai lo sanno tutti che, con i contadini di un tempo, stanno scomparendo essenziali antichi saperi e grandi patrimoni biologici: i semi naturali, quelli che butti a terra e crescono e fruttificano da soli o quasi, vengono soppiantatati da sementi ibridate che rispondono a criteri di riproduzione industriali cui serve, tra le altre cose, molta più acqua. Possiamo fare qualcosa, qualcosa d&rs quo;importante per il futuro nostro e degli altri. Bastano un po’ di passione e un piccolo luogo fresco e asciutto, dei contenitori di carta o ermetici, a seconda dei semi, etichette, e una buona attitudine alla catalogazione. Ce lo racconta in modo semplice quanto straordinario Eva: Sementi Indipendenti è una valigia di cartone piena di boccette. È un’ idea di una Sicilia più florida e verde. È la necessità di avere una biodiversità varia e sostenibile. Eva e Francesco, che attualmente gestiscono la banca, mirano alla creazione di un luogo di riproduzione dei semi basato sui principi della permacultura e seguono una regola fondamentale: non sentirsi costretti a far nulla L’ARTICOLO COMPLETO

LE CASE DELLE ERBE

 

TRE ANNI DI ORTO SINERGICO
“Ho capito che “coltivare” non significa sfruttare, ottenere il massimo rendimento, consumare …. bensì usufruire, sempre nel rispetto del suolo e della vita presente in esso, dei prodotti che la terra gratuitamente ti offre. Conoscere le erbe selvatiche, ad esempio, è un’esperienza veramente insolita ed entusiasmante… Mi sembra superfluo dire che la qualità, il diverso sapore e la delicatezza della produzione sinergica siano facilmente riscontrabili confrontandola con la produzione tradizionale …. Pensando a tutto questo e al tessuto sociale in cui ci muoviamo ogni giorno mi sembra di non esagerare dicendo che l’orto sinergico si pone in maniera critica rispetto al s istema attuale …. ” QUI LA LETTERA COMPLETA

 

LA DEMOCRAZIA DIRETTA E IL MISTERO DI KOBANÊ
La resistenza delle donne di Kobanê non è più sola. È già un simbolo planetario di grande valore e importanza. Il primo novembre si manifesta in Germania e in Argentina, in Australia e in Portogallo, in Canada e in molte città italiane. L’assedio delle bande dell’Isis è stato prima ignorato, poi esibito e poi nuovamente oscurato dai grandi media di tutto il mondo. Ma cosa succede veramente a Kobanê? Siamo certi che quella regione agricola senza aereoporti né pozzi di petrolio, sia il vero campo di battaglia? Oppure invece Kobanê, al di là del suo indiscusso valore simbolico, è una pedina cruciale in uno spietato gioco manipolato da Washington, Ankara e Irbil? Di certo nessuno Stato vuole che la misteriosa democrazia diretta di Kobanê e della Rojava – la casa di un esperimento rivoluzionario che sfida l’egemonia del sistema capitalista dello Stato-nazione ben oltre il suo significato regionale – si consolidi, si espanda e cominci a essere conosciuta nel Sud del mondo. Le donne di Kobane corrono dunque più di un pericolo micidiale, rischiano di essere rese schiave ma anche di essere crudelmente tradite dalle potenze che dicono di sostenerle. L’assedio dell’Isis, in fondo, continua a sembrare più una manovra di diversione, una trappola per il governo di Obama che il centro di una strategia di guerra. Il Califfo punta alla provincia di Anbar in Iraq, che già controlla in gran parte, ma soprattutto alla capitale: forse i “barbari” sono già alle porte, non solo di Kobane ma di Baghdad L’ARTICOLO COMPLETO DI PEPE ESCOBAR
 

 

IL PICCOLO CINEMA DI VICINATO
Ragazzi, anziani, bambini: hanno preso i tavoli e le sedie della nuova sede del collettivo di giovani che due anni fa occupò il Cinema America e hanno riempito lo spazio del mercato rionale. È l“Ottobrata trasteverina”: come ricomporre le relazioni sociali, naturalmente in modo autogestito. In questo storico pezzo di Roma non hanno solo imparato a fare del cinema uno luogo sociale e un volano di cultura per tutti, ma hanno anche deciso di non farsi strappare più strade e piazze dal consumo mordi-e-fuggi. Intanto, alla porta affianco al cinema in via Natale del Grande 7, c’è ora il “Piccolo Cinema America”: con la tessera (2 euro) si ha accesso a tutte le proiezioni ad offerta libera, grandi classici del cinema proposti ogni giorno in doppia proiezione, alle 19 e alle 21,30 L’ARTICOLO COMPLETO
 

 

RIPENSARE L’URBANISTICA DALLE COMUNITÀ LOCALI
Non ci sono scorciatoie. Gli urbanisti hanno bisogno di rompere con la ragioneria liberista. Occorre sperimentare tra conversione ecologica, salvaguardia dei beni comuni, autogoverno delle comunità locali. Del resto, è sul territorio che si sono ormai sviluppati micromovimenti, nuove responsabilità che si affermano, producono e promuovono stili di vita diversi, nuovi modelli di produzione e di consumo; è il territorio il luogo dove si aprono squarci di un futuro e di una società differenti, tracce di soggetti portatori di visioni e di speranze. Come ad esempio la nascita di movimenti che rivendicano i beni comuni (dai Comitati Acqua Bene Comune ai N o Tav, dalle occupazioni a scopo culturale alle leggi d’iniziativa per la gestione del paesaggio), «di forme di solidarietà dal basso (banche del tempo, car sharing, co-housing e co-working, crowdfunding …) IL SAGGIO COMPLETO DI ENZO SCANDURRA
 

DISEGNARE INSIEME LE PERIFERIE

 

UCCIDONO GLI OCEANI
Gli oceani non stanno morendo, li stanno proprio uccidendo. InquinamentI, pesca a strascico, perforazioni: il frutto della ricerca senza soste di profitti. Ma se gli oceani smettono di funzionare, non possono più esistere gli ecosistemi. Quindi, per favore, è positivo che le grandi multinazionali paghino più tasse o che un singolo contribuente al sistema sanitario nazionale sia coperto, ma questi cambiamenti alla fine entrerebbero a far parte della categoria delle proverbiali sdraio sul ponte del Titanic, se i nostri oceani non vengono ripuliti e rispettati, ma subito! L’ARTICOLO COM PLETO DI MICHAEL ZEZIMA
 

L’ISOLA DI PLASTICA

 

GLI ALLUVIONATI DI DOMANI RINGRAZIANO
Per evitare frane e alluvioni, non c’è tanto da consultare i modelli matematici di previsione delle piogge, quanto piuttosto c’è da guardare a terra, chiedendosi dove e se c’è spazio per il moto delle acque che inevitabilmente vengono giù dal cielo in quantità più o meno prevedibile, un anno dopo l’altro. Intanto, non contenti di aver seppellito la legge 183 (che istituiva i bacini idrografici per amministrare sul serio i territori), i governi nazionali e locali continuano a proporre opere di salvaguardia e di “messa in sicurezza” consistenti nel costruire bacini artificiali, nell’innalzare argini di cemento, nel coprire ulteriormente sotto le strade i corsi d’acqua straripati ieri. Gli alluvionati di domani ringraziano L’ARTICOLO COMPLETO DI GIORGIO NEBBIA
 

CITTADINI E DISSESTO IDROGEOLOGICO

 

TUNISIA: ELEZIONI, DELUSIONI
La lettura che i media occidentali hanno fatto delle elezioni tunisine insiste in modo riduttivo e stereotipato sulla posizione religiosa dei due principali contendenti. In questo modo non si mostrano le reali differenze che li separano e, al tempo stesso, le molte affinità che li avvicinano. Nidaa Tunes ed Ennahda, in realtà, non si differenziano per il laicismo né per la composizione di classe bensì per i rispettivi, concreti interessi imprenditoriali e per la tradizione politica. L’ancien regime si riaffaccia intanto per via elettorale con i suoi storici vessilli, tornano vecchi notabili e parecchi ex ministri di Ben Alì siederanno di nuovo in parlamento. Quelli ch e hanno fatto la rivoluzione nel gennaio 2011, i poveri e i giovani, non hanno alcuna rappresentanza. Sarebbero loro i veri vincitori, perché ha votato solo il 61 per cento dei tunisini, un dato che, sommato a quello dei non iscritti, mostra un’astensione reale che supera la metà della popolazione. Il maggior numero di astensionisti si trova a Sidi Bouzid, tomba di Mohamed Bouazizi e culla della rivoluzione L’ARTICOLO COMPLETO DI SANTIAGO ALBA RICO
 

 

INVENTARE ALTRI POSSIBILI MODI DI VIVERE
“Se il sistema non ha posto per noi, se lascia disoccupato il 50 per cento della popolazione giovanile, se taglia le sovvenzioni statali, se lo Stato si rifiuta di negoziare e la polizia diventa ogni giorno più repressiva, allora credo che siamo costretti non solo a inventare forme creative di protesta, ma anche a inventarci altri possibili modi di vivere. Credo che la crisi ci stia dicendo proprio che quella è la via da percorrere. Non siamo ancora al punto di poter dire al capitale che se ne può andare all’inferno perché tanto ce la caviamo benissimo senza di lui. Il vero problema sta qui. Ma credo comunque che sia questa la direzione da seguire” L’ARTICOLO COMPLETO
 

 

QUELLA SPORCA DOZZINA CHE DOMINA IL MONDO
Le multinazionali governano
l’acqua, l’aria, il cibo, i cieli,
le onde radio, l’energia,
i governi, gli spazi commerciali,
internet, il sistema di istruzione,
il nostro immaginario.
Non una sola cosa è al di là della loro portata.
Le domande giuste, suggeriscono quelli di Adbusters, sono: come siamo arrivati a questo? Cosa possiamo fare? Cosa viene già fatto? E, soprattutto, qual è la peggiore? UNA CLASSIFICA INTERESSANTE
 

 

IL PAESE DEGLI ARTIGIANI DEL RAME
Tini, bracieri, mestoli, piatti ornamentali. La resistenza dei maestri ramai di Agnone L’ARTICOLO COMPLETO
 

IL SAPER-FARE NON HA NULLA A CHE FARE CON IL KNOW-HOW

 

LA VERGOGNA DEL QUARTIERE
Da quarant’anni la signora C. esce per fare la spesa al mercato di Via di Santa Croce in Gerusalemme. A turbare la serena routine di un quartiere per bene, dove tutti hanno lavorato una vita per comprarsi la casa, c’è un palazzo occupato: gente strana, che arriva da chissà dove, gente che non rispetta le poche e semplici regole del convivere civile nella capitale. Poi un giorno, improvvisa, esplode la tragedia, con le sirene delle ambulanze e la coreografia degli avvenimenti che producono lacrime, lacerazioni, traumi. Avviene proprio lì, nel palazzo occupato, dove stanno tutti quei bambini. Quelli che alla signora C. avevano fatto cambiare idea… L’ARTICOLO COMPLETO
 

 

MILITARIZZARE LA CRISI DELLO STATO
Negli ultimi anni la retorica bellicista è stata il prodotto di esportazione del Messico. La “guerra al narcotraffico”, oltre centomila morti e decine di migliaia di desaparecidos, con i suoi corollari di militarizzazione e repressione della società, è servita a consolidare l’ingerenza degli Stati Uniti e a rafforzare il controllo sui movimenti sociali da parte dello Stato. Quello messicano, però, oggi è uno Stato in avanzato disfacimento, come racconta in quest’ampia intervista Fabrizio Lorusso, giornalista italiano da tempo emigrato lì, e come s’è visto anche nelle ultime settimane con il massacro degli studenti a Iguala. L a profonda crisi che lo attraversa non nasce oggi: già dagli anni Ottanta era venuta meno la legittimità del partito-stato che per quasi un secolo aveva svolto la funzione di garante degli interessi popolari e nazionalisti che si erano affermati nella rivoluzione del 1910. Ora il Pri è tornato al governo ma le sue recenti riforme neo-liberali – agraria, energetica, educativa, del lavoro, della giustizia e delle telecomunicazioni – hanno devastato il paese e aperto nuove faglie nella crisi. Il Messico è in svendita al capitale nazionale e straniero, il tessuto sociale si dissolve e l’insicurezza cresce. Assistiamo così a una redistribuzione del monopolio della “violenza legittima” da parte dello Stato. Dalla presenza storica dei gruppi guerriglieri, al crescente potere dei narcos, dalle esperienze insurrezionali alle faide intestine ai vari livelli della polizia nazionale, dalle polizie comunitarie ai gruppi di autodefensas: ovunque troviamo continue crisi di legittimità cui lo stato risponde solo con un aumento della militarizzazione L’ARTICOLO COMPLETO
 

 

I ROM DELLA BIGATTIERA SOTTO SGOMBERO
A Pisa, negli ultimi giorni è tornata di moda la “questione rom”, creata ad arte per giustificare lo sgombero del campo (autorizzato) più grande – quello della Bigattiera – dove vivono numerose famiglie. “Ci rimandano ‘a casa’ – dicono i rom – Ma la Macedonia, per noi, non è “casa”. Molte famiglie abitano a Pisa da venti, a volte da venticinque anni…”. È stato anche promesso un contributo all’affitto per i rom che dovessero trovare una casa: “Ma come troviamo una casa in due settimane, se non siamo riusciti a trovarla in tutti questi anni?”. Insomma, il Comune di Pisa rifiuta i rom in nome della legalità. Ma gli sgomberi f atti senza dare nessuna soluzione alternativa, lo dice perfino l’Ue, sono odiosi quanto illegali L’ARTICOLO COMPLETO
 

 

E LA TASSA EUROPEA SULLE TRANSAZIONI?
Lo hanno annunciato sotto le luci dei riflettori, pubblicamente, al vertice Ecofin del 6 maggio scorso, a distanza di pochi giorni dall’apertura delle urne per il rinnovo del parlamento europeo. L’Ue avrà una tassa sulle transazioni finanziarie. In questi mesi (di presidenza italiana) è successo qualcosa? Naturalmente no. Eppure è sempre più evidente, è questo il momento di introdurre un’imposta che scoraggi movimenti speculativi e pratiche predatorie sui mercati, sabbia negli ingranaggi del liberismo L’ARTICOLO COMPLETO
 

 

LE BIBLIOTECHE DI CORTILE
Sono poco più grandi di una cassetta postale eppure possono essere contenitori di condivisione, pensiero critico, bellezza in città. Le Little free library sono un’evoluzione del bookcrossing: i libri si prendono liberamente, basta lasciarne un altro per condividerlo. Queste mini librerie di strada si sono diffuse in tutto il mondo, anche in Italia cominciano a nascere le prime esperienze

 

RIBELLARSI FACENDO

MONDI DIVERSI ESISTONO. NOI PROVIAMO A RACCONTARLI

 

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