Richiesta audizione in merito al decreto attuativo dell’articolo 3 della Legge 80 del 2014 che riguarda l’accelerazione delle procedure di dismissione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica.
COMUNICATO STAMPA
17 dicembre 2014
L’UNIONE INQUILINI SCRIVE ALLA CONFERENZA UNIFICATA, ALLA CONFERENZA DELLE REGIONI, E ALL’ANCI: STOP AL DECRETO CHE PREVEDE LA VENDITA ALL’ASTA DELLE CASE POPOLARI SIA DEFINITIVO. CHIEDIAMO DI ESSERE ASCOLTATI IN AUDIZIONE.
Dichiarazione di Walter De Cesaris, Segretario Nazionale Unione Inquilini.
“Oggi abbiamo inviato una richiesta formale alla Conferenza Unificata, alla Conferenza delle Regioni e all’ANCI, per essere convocati in audizione in merito al decreto attuativo dell’articolo 3 della Legge 80 del 2014 che riguarda l’accelerazione delle procedure di dismissione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica. Abbiamo infatti promosso una mobilitazione contro la previsione di vendita all’asta delle case popolari che ha raggiunto un primo importante successo. Lo scorso 26 novembre, infatti, il Ministero delle Infrastrutture, in un incontro formale con una delegazione della segreteria nazionale dell’Unione Inquilini, ha comunicato, il congelamento del decreto e la disponibilità a rivedere i contenuti del decreto che aveva già avuto il previsto consenso presso la Conferenza Unificata lo scorso ottobre ed era già stato addirittura firmato dal Ministro ma non ancora pubblicato.
Il decreto, venendo modificato, deve pertanto avere un nuovo passaggio presso la Conferenza che dovrà nuovamente valutarlo.
La nostra richiesta è, pertanto, che questa volta il passaggio sia molto più rigoroso e che sia esplicitamente escluso il ricorso alle aste per le dismissioni del patrimonio immobiliare delle case popolari. Le ragioni sono molto evidenti: con la vendita all’asta si determina la conseguenza che pezzi del patrimonio pubblico che la legge riserva a categorie svantaggiate passano in mano a soggetti economicamente forti; si precarizza la condizione abitativa di chi vive nelle case popolari e che sicuramente non ha redditi che possano consentire di esercitare un ipotetico diritto di prelazione sul prezzo di aggiudicazione delle suddette aste. Più in generale, riteniamo che la priorità debba essere investire nell’edilizia sociale per rispondere alle richieste di abitazioni a canone sociale invase. Sono infatti circa 700 mila le domande di una casa popolare da parte di nuclei che ne avrebbero diritto e che rimangono nei cassetti dei comuni per impossibilità di fornire risposte.
Serve, secondo l’Unione Inquilini, un vero piano casa che punti sul recupero e il riuso a fini abitativi dell’enorme patrimonio pubblico in disuso o in dismissione.
Quello di cui proprio non si sente il bisogno, specialmente dentro una crisi così pesante che riguarda prevalentemente le fasce deboli, è il varo di misure abborracciate che producono effetti ulteriormente devastanti nella coesione sociale del Paese.
Già alcune Regioni (per esempio la Campania e il Lazio) e alcuni importanti comuni (per esempio Roma, Livorno, Cuneo e Messina), sotto la spinta delle mobilitazioni avviate dall’Unione Inquilini fin dal 4 ottobre scorso, hanno avanzato la richiesta del ritiro del decreto.
Per tutte queste ragioni, abbiamo chiesto alla Conferenza Unificata, alla Conferenza delle Regioni e all’ANCI di rendere definitivo lo stop al decreto che introduce la vendita all’asta delle case popolari, che abbiamo ottenuto dopo una mobilitazione straordinaria degli assegnatari.”
Unione Inquilini – Segreteria Nazionale
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