“E’ tempo di reagire con tutte le forze al fetore mediatico che impregna l’aria attraverso sostanze soporifere, occultando verità insopportabili, grazie ad un sistema dell’informazione omertoso e asservito!”
E’ tempo di reagire con tutte le forze al fetore mediatico che impregna l’aria attraverso sostanze soporifere, occultando verità insopportabili, grazie ad un sistema dell’informazione omertoso e asservito! Di fronte alla spregiudicatezza del bulletto di Rignano sull’Arno, abituato a prendere per i fondelli il Paese a colpi di
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e altre simili paraculate che fanno di lui un personaggio ancor più ridicolo della sua imitazione crozziana, è impossibile – oltre che grave, pena il farsene complici! – non denunciare tanta vergogna, attraverso la più ampia possibile divulgazione dell’editoriale odierno di Marco Travaglio. Non ci sono alternative:
PASSAPAROLA
Nuovo cinema paraculo (Marco Travaglio)
Il Fatto Quotidiano del 08/01/2015.
Garantire, come fa Renzi col consueto tono perentorio, che B. “sconterà la sua pena fino all’ultimo giorno”, equivale ad assicurare che le api continueranno a fare il miele, che le auto avranno ancora quattro ruote e le biciclette due, che la pioggia seguiterà a bagnare. Ovvietà da repartino psichiatrico: nessuno ha mai scritto che la soglia di impunità per le evasioni e le frodi sotto il 3% dell’imponibile dichiarato, infilata dalla sua manina nel decreto fiscale natalizio, avrebbe abbreviato la pena che B. sta scontando ai servizi sociali nell’ospizio di Cesano Boscone. Che non è mai dipesa da lui, dal suo governo e dal suo decreto, per una ragione molto semplice.
La depenalizzazione della frode per cui B. è stato condannato in via definitiva gli darebbe il destro di avanzare un “incidente di esecuzione” alla Corte d’appello di Milano, che sì revocherebbe la sua condanna, ma non prima di diversi mesi. Comunque ben dopo la conclusione dei servizi sociali, prevista tra la fine di febbraio e la metà di marzo. L’incidenza del decreto del 24 dicembre sul destino giudiziario del Caimano riguarda la pena accessoria del risarcimento di 10 milioni all’Agenzia delle Entrate e dell’interdizione biennale dai pubblici uffici, ma soprattutto l’effetto amministrativo indotto dalla legge Severino: cioè, evaporata la condanna, B. tornerebbe senatore e candidabile alle prossime elezioni. Il fatto che Renzi non dica una parola sulle vere conseguenze del suo decreto, limitandosi a smentire quella che nessuno ha mai ipotizzato perché mai potrebbe verificarsi, denota o una totale confusione mentale, o un’assoluta malafede, o una spudorata paraculaggine. E questo vale per tutto ciò che continua a blaterare il premier, eccezion fatta per la rivendicazione della paternità della porcata. Testuale: “Non facciamo norme né ad personam né contra personam: cambiamo il fisco per gl’italiani, non per Berlusconi”. Ma le leggi ad personam sulla giustizia sono sempre state ad personas: mica recavano nel testo il nome del destinatario. Per salvare B. si è depenalizzato il falso in bilancio per tutti, s’è dimezzata la prescrizione per tutti, si sono indultati decine di migliaia di delinquenti, si sono immunizzate tutte le alte cariche dello Stato. ESATTAMENTE come il decreto Renzi, che salva B. ma anche tutti i frodatori medio-grandi sotto il 3%, non certo “gli italiani” (almeno gli onesti, che non hanno nulla da guadagnare, ma tutto da perdere dalla porcata). Ancora: “Non mi faccio fare la morale da chi, in nome dell’antiberlusconismo , ha fatto governare Berlusconi per anni”. Ma B. non ha governato per anni a causa dell’antiberlusconismo: semmai del berlusconismo di milioni di elettori e della gran parte di stampa e tv, ma anche del filoberlusconismo di chi l’ha legittimato, gli ha fatto una finta opposizione quando governava e gliele ha date tutte vinte quando perdeva le elezioni, promuovendolo financo a padre ricostituente nei vari inciuci, dalla Bicamerale di D’Alema & C. al “tavolo delle riforme” di Veltroni al Patto del Nazareno di Renzi. E sentite quest’altra: “Questa ossessione di Berlusconi sia da parte di chi lo ama sia di chi lo odia non mi riguarda. A FORZA di pensare a lui, per anni si sono dimenticati degli italiani”. Ma il centrosinistra non si è scordato degli italiani perché si sia distratto pensando a B.: è che fare le riforme con B. significa fare gli interessi di B. e di quelli come lui, che sono l’opposto di quelli degli italiani perbene. Si chiama – se Renzi non si offende – conflitto d’interessi. Mettere poi sullo stesso piano la presunta “ossessione di chi lo ama e di chi lo odia” significa confondere chi aveva ragione e chi aveva torto: chi ha difeso la Costituzione, la legalità, l’equità sociale, la trasparenza, la libertà di informazione e il buongoverno e chi per vent’anni ha demolito la Costituzione e la legalità, premiando i ricchi e i ladri a scapito dei poveri e degli onesti, a colpi di condoni, censure, corruzioni e malgoverno. E chi è stato, di grazia, a dichiarare che “in qualsiasi paese, quando un leader politico condannato con sentenza definitiva, la partita è finita: game over” (11.9.2013), salvo poi riabilitare e sdoganare B. con un patto occulto (“profonda sintonia”), a riscrivere con lui non solo la legge elettorale, ma persino la Costituzione e le riforme della giustizia e del fisco, a copiarlo in peggio sull’art.18, a riceverlo sette volte a Palazzo Chigi e ora a farne il partner privilegiato per scegliere insieme il nuovo capo dello Stato? L’ossessione, caro Renzi, è tutta sua.
Edicolamia di Adriano Colafrancesco