“Creare un mondo nuovo”

“Viviamo in un tempo segnato da scenari di guerra tra stati e dentro gli stati stessi, poi c’è la “quarta guerra mondiale”, quella del capitale contro i popoli. Intanto il caos divampa”.

 

NEWSLETTER DI COMUNE

 

VIVERE NEL CAOS E CREARE UN MONDO NUOVO
Viviamo in un tempo segnato da scenari di guerra tra stati e dentro gli stati stessi, poi c’è la “quarta guerra mondiale”, quella del capitale contro i popoli. Intanto il caos divampa ma è proprio nei periodi di instabilità e crisi che l’attività dei movimenti può incidere di più sulla ridefinizione del mondo. Nella storia, le grandi rivoluzioni sono nate nel mezzo di guerre e conflitti spaventosi, come reazione dal basso, quando tutto stava crollando. I popoli però non hanno mai aderito in massa alle alternative sistemiche. Prima lo faceva una famiglia, poi un’altra, e così via. Stiamo andando verso un mondo nuovo, in mezzo al d olore e alla distruzione. Quando il sistema-mondo inizierà a disintegrarsi, generando tsunami di caos, i popoli dovranno difendere la vita e ricostruirla. Crollo e creazione sono complementari. Dal 1994 conosciamo il movimento zapatista che, nei territori dove ha le basi, ha creato un mondo nuovo
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DI RAÚL ZIBECHI
 

ALTRI MONDI REALI
Gli occidentali ritenevano che una “Grande Partizione” separasse natura e cultura, anima e corpo, umani e animali, coloro che sanno e coloro che credono. Così, per oltre quattro secoli abbiamo creduto che il nostro mondo, la nostra conoscenza e il nostro modo di vivere fossero superiori agli altri e che tutti, prima o poi, sarebbero diventati come noi. Un’idea insolente, che ha giustificato la spoliazione e il sistematico sterminio delle “culture altre”, extraoccidentali o interne ai nostri confini che fossero: dagli indigeni alle streghe, dai pogrom contro i migranti agli ebrei dell’Europa nazista, dalla schiavitù coloniale alle civiltà contadine. Oggi l’egemonia occidentale non persuade pi&ugrav e; nessuno: nemmeno gli occidentali. C’è voluto più di un secolo per capire che il mondo che avevamo costruito non era né il migliore, né il solo possibile. L’ultima grande stagione mondiale di lotte ha detto che se ne può fare un altro. Dacché un altro mondo è possibile, un altro mondo vogliamo: gli umani sono capaci di costruirne un numero infinito e molti di questi già popolano il pianeta. Ed è solo perché molti mondi diversi dal nostro sono già reali, che altri mondi possibili sono immaginabili. L’orizzonte chiuso e soffocante del capitalismo, quest’impressione di destino segnato che oggi ci fa accettare l’inaccettabile, non è che un’illusione ottica. Dobbiamo tornare all’idea di inventare “qualcosa di meglio per tutti”, a una rivoluzione tutta da ripensare
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DI STEFANIA CONSIGLIERE
 

LA TERRA A CHI LA LAVORA
Censire i terreni agricoli abbandonati, metterli a disposizione di chi volesse coltivarli, a cominciare dai giovani, favorire la conversione biologica, ma anche le colture locali a rischio di erosione genetica e l’agricoltura sociale. Qualcuno ha cominciato
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DI PAOLO CACCIARI

BENI COMUNI, DECRESCITA, NUOVA DEMOCRAZIA: IL LIBRO “VIE DI FUGA”

IL TRATTATO DI TROIA
Il trattato internazionale T-tip è il cavallo di Troia per imporre gli interessi dei più forti sui diritti di tutti nel cuore delle istituzioni europee. Bisogna fermarlo subito, prima che sia troppo tardi
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DI MONICA DI SISTO

DON MILANI, GRAMSCI E I BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI
Con Lettera a una professoressa don Milani ha denunciato prima di tutto il carattere esclusivamente borghese della cultura scolastica. Voleva che la scuola non fosse più espressione di una sola classe, che si aprisse ad accogliere le culture altre. Oggi quell’apertura esiste soltanto sulla carta: la storia, la filosofia, la poesia, l’arte che si studiano sono quelle occidentali, la cultura dell’apprendere facendo viene per lo più bandita. Accade quello che Gramsci scriveva Nei Quaderni del carcere a proposito della nascita della scuola di massa: il figlio dell’operaio, non abituato al lavoro intellettuale, va a scuola e trova molte più difficoltà del r agazzino di una famiglia con tradizione intellettuale. L’etichetta “bisogni educativi speciali” conferma che chiunque provenga da una cultura non borghese viene oggi dichiarato svantaggiato
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DI ANTONIO VIGILANTE
 

APPRENDERE FACENDO
 

HANNO SVENDUTO TUTTO, ANCHE IL TEMPO
Il credito ha sconvolto la percezione e la gestione del nostro tempo. Con la monetizzazione delle economie e la trasformazione del denaro in feticcio l’immediatezza è stata innalzata a nuovo imperativo sociale. Intanto, davanti alla sterminata potenza della finanzia internazionale le «risorse umane» – gli esseri umani trasformati in strumenti di lavoro – sono state ridotte alla voce costo di produzione. Ma oggi la crisi sociale e quella ambientale ci colpiscono come un boomerang. “l tempo che ci resta è ormai contato e l’umanità si trova davanti a un muro. Il motore dell’economia – scrive Serge Latouche – si è imballato: siamo andati troppo in fretta e troppo avanti. Il fiume dell& rsquo;economia è tracimato dagli argini e minaccia di travolgere ogni cosa. Una decelerazione è più che auspicabile: è indispensabile per la sopravvivenza. Dobbiamo rallentare, modificare il nostro rapporto con il tempo, cambiare ritmo”
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DI SERGE LATOUCHE
 

AGRICOLTURA URBANA E PAESAGGIO
La distruzione dei luoghi non è un incidente ma un obiettivo intrinseco del sistema dominante: recidere le relazioni tra individui e quelle tra persone e ambiente. Le colate di cemento sommergono ogni spazio libero, il paesaggio sparisce. La distruzione del paesaggio è insomma l’inevitabile conseguenza del dogma della crescita. Per questo abbiamo bisogno di ricostruire elementi di comunità in forme aperte, relazionali, solidali. Le esperienze di gestione condivisa del bene comune territorio (villaggio, condominio, “città di città”) e del paesaggio sono molte: si va dall’appello per una campagna di obiezione di coscienza contro gli incarichi professionali di progetti di edifici su terreni non edificati, alle amministrazioni comunali che modificano i piani regolatori a Zero consumo di suolo, alla campagna Rifiuti Zero. Dalla campagna Salviamo il paesaggio, alle Transition town, dalla rete delle Slow city ai Contratti di fiume. Dal movimento degli orti urbani collettivi agli ecomusei, passando per l’ospitalità diffusa. Dai Gas al co-housing, dagli ecovillaggi ai condomini solidali, da mercati contadini alle reti di scambio reciproco dei beni
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DI ANGELO SOFO
 

RIPRENDIAMOCI LA NOSTRA VITA
I media chiamano “crisi” quella che è una vera guerra ai popoli. A volerla vedere con altri occhi è in realtà un’opportunità per cambiare le nostre Vite, non per distruggere il Sistema ma per voltargli le spalle, per smettere di contribuire a crearlo ogni giorno. Sono crisi la quotidiana devastazione ambientale, l’inquinamento, lo sfruttamento di centinaia di milioni di altri esseri umani nel sud del mondo. Quelli che stanno sopra, come dice Eduardo Galeano, hanno deciso invece di fare la guerra “alla povertà” di farla direttamente “ai poveri”. Insomma, bisogna uscire da questa ipnosi di massa chiamata “crisi” e dalla speculare altra ipnosi chiamat a “crescita”. Per farlo bisogna aiutarci fra di noi, ricreare relazioni, Bisogna riportare i bambini a camminare in un bosco che è il più grande dei parchi giochi e non riempirlo di paure. Sono le case, le strade piene di auto, l’inquinamento, il cibo industriale, a ucciderci, non il bosco. Bisogna riportare i bambini, e noi con loro, a guardare le stelle invece di metterli davanti a un videogioco. Bisogna abbassare la temperatura dentro casa per consumare meno, inquinare meno. Bisogna mangiare con consapevolezza. Dobbiamo farlo noi perché nessuno lo farà per noi. Tutte queste cose sembrano solo belle parole, teorie, utopie. Lo sono in effetti. Fino a che non le mettiamo in pratica. Prendiamoci la responsabilità di cambiare in prima persona. Buona crisi
L’ARTICOLO CO MPLETO
DI ANDREA BIZZOCCHI
 

COME POSSIAMO CAMBIARE? G. ESTEVA
 

GLI SPAZI PLURIMI E INFINITI DEL RAZZISMO
Lo sapevate che il prestigioso National Geographic, nella sua Guida dedicata a Roma, invita a fare “particolare attenzione ai nomadi, spesso identificabili per abiti trasandati ma oggi sempre meglio vestiti”, e sempre pronti a “frugare nelle nostre tasche”? Stereotipi, pregiudizi, ostilità e aggressioni verbali contaminano tutte le sfere della vita pubblica e si propagano dall’una all’altra, contribuendo a plasmare i comportamenti sociali, le scelte e le prassi istituzionali, le strategie di informazione. Cronache di ordinario razzismo, il terzo libro bianco curato con pazienza e rigore da Lunaria, aiuta a conoscere e a comprendere l’Italia dei discorsi che degenerano facilmente in odio cont ro migranti, richiedenti asilo, rifugiati e rom. Il volume, da cui è tratto questo articolo di Grazia Naletto, sarà presentato alla Casa dei diritti di Milano il 5 febbraio
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DI GRAZIA NALETTO
 

FACCIAMO COMUNITÀ, IERI E DOMANI
Autogestione e nuovo mutualismo: spazi sociali reinventano un welfare senza stato in uno stato senza welfare. Un contributo del collettivo Scup (nelle foto di Delia Merola e Chiara Moncada la manifestazione creativa al Campidoglio promossa da Scup il 29 gennaio)
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UN’ALTA, ESSENZIALE PROVA DI LIBERTÀ
La storia delle ignominie giudiziarie d’Italia lo ricorda come il processo “7 aprile”. Fu il frutto avvelenato del ” Teorema Calogero”, dal nome del giudice istruttore padovano che ordinò gli arresti di decine di militanti del disciolto Potere operaio, e di una forsennata campagna di stampa costellata di invenzioni farsesche quanto irresponsabili: Toni Negri venne accusato di essere capo e “telefonista” delle Brigate Rosse. Diversi dei “rastrellati” erano scrittori, intellettuali e docenti universitari, come Alberto Magnaghi. In attesa del processo, Magnaghi trascorrerà in carcere quasi tre anni, sarà condannato a sei e poi assolto e rei ntegrato nell’insegnamento universitario nel processo di appello del 1987. Due anni prima Manifestolibri pubblica “Un’idea di libertà“, una ri-elaborazione dei diari tenuti da Magnaghi prima a San Vittore poi a Rebibbia. Alla fine del 2014 Derive Approdi manda in libreria la seconda edizione con la prefazione di Alberto Asor Rosa, che trovate qui per gentile concessione dell’editore. Asor Rosa scrive di volersi limitare all’aspetto letterario del libro, una scelta che mantiene con rigore critico per evidenziare poi, con maggior libertà, non solo gli esemplari intendimenti stilistici ma il senso politico del lavoro di Magnaghi, un senso tutt’altro che difensivo: questo “è un libro di attacco”. La mancanza della necessità di difendere una qualche tesi nel libro, rivela Asor Rosa, fa sì che l’obiettivo vero del racconto sia e resti, perfino ossessivamente, uno solo: il carcere. Quello “che può descrivere con totale lucidità solo chi ci sta dentro, anche se, anzi, soprattutto se senza nessuna ragione di starci”
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DI ALBERTO ASOR ROSA
 

CIBO OGGETTI MUSICA TRASPORTI: BERLINO CONDIVIDE
Tra le pieghe della Germania liberista c’è chi sperimenta altro: foodsharing, bike sharing, gruppi locali per la condivisione di oggetti e di abbonamenti per gli autobus
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E ORA NON LASCIAMOLI SOLI
L’Europa è nata per rispondere alle esigenze di crescita delle imprese. In Grecia lo sanno bene: per questo hanno detto in molti modi basta. Il loro è prima di tutto un grido contro la società pensata solo in termini di profitto, mercato, concorrenza. Quelli della troika ora si inventeranno altre sanzioni per colpire il popolo greco sul piano commerciale. E allora evitiamo di starcene alla finestra per vedere cosa succede. La paura che la gente si svegli in tutta Europa e cambi direzione di marcia: questa è la vera prospettiva che più terrorizza quelli che stanno sopra
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DI FRANCESCO GESUALDI

SORELLE DELL’ANIMA
Le donne povere lavorano e hanno sempre lavorato: ma poiché operano per lo più nel settore classificato come “informale”, raramente sono incluse nelle statistiche ufficiali e ancor più raramente le legislazioni si occupano di loro in maniera positiva. In molte città del mondo queste donne sono venditrici di strada o venditrici ambulanti e costituiscono la maggioranza delle presenze di questo tipo sulle strade. Negli ultimi anni le loro condizioni di lavoro sono ovunque peggiorate. Tuttavia, si sono poco a poco autorganizzate per difendere la propria dignità in modo spontaneo, a livello locale e poi in una rete internazionale che ha prodotto analisi, azione e successi. Considerato quanto sono differenti fra loro non solo per provenienza geografica, ma per aree di competenza, possono essere considerate un trionfo della solidarietà e dell’abilità strategica
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DI MARIA G. DI RIENZO
 

LETTERA APERTA SULL’EXPO
Milano e il mondo non hanno bisogno di nuove bugie e di vetrine per le multinazionali: questo il contenuto di una lettera aperta al presidente del consiglio firmata da un gruppo di intellettuali e cittadini milanesi (tra gli altri, Moni Ovadia, Mario Agostinelli, Antonio Lupo, Emilio Molinari, Erica Rodari) in vista dell’avvio di Expo. «“La Terra ha abbastanza per i bisogni di tutti, ma non per l’avidità di alcune persone” affermava Gandhi. E questa verità oggi è più che mai attuale e ci richiama alla nostra responsabilità, ognuno per il ruolo che svolge…. »
LA LETTERA COMPLETA

VIVIAMO IN UN MONDO DI PLASTICA
Cresce la produzione mondiale di plastica: nel 2014 ha superato le 300 milioni di tonnellate. Il recupero e il riciclaggio restano insufficienti e così finisce nelle discariche e negli oceani. Si stima che in mare attualmente galleggino 269 milioni di tonnellate di plastica. Tuttavia quella produzione dipende dai consumi, cioè da noi o
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LA RIBELLIONE CONTRO IL LAVORO
Lo straordinario cortometraggio di animazione El Empleo dell’argentino Santiago Bou Grasso
GUARDA IL CORTO

 

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