Villa Maraini, lo storico presidio romano per la lotta alle droghe, richiama Regione e Comune al rispetto degli impegni assunti e per difendere il diritto del tossicodipendente a scegliere il luogo preferito dove curarsi.
Villa Maraini: “La burocrazia ci strozza”, torna la protesta
Stretta fra la morsa di regolamenti regionali confusi e contraddittori e di pastoie burocratiche micidiali per i suoi conti, la Fondazione Villa Maraini, lo storico presidio romano per la lotta alle droghe, si prepara a tornare a manifestare in piazza per richiamare Regione e Comune al rispetto degli impegni assunti e per difendere il diritto del tossicodipendente a scegliere il luogo preferito dove curarsi, un diritto garantito dalla legge nazionale ma disconosciuto nel Lazio.
Durante un’affollata assemblea plenaria che ha riunito ieri sera nella sede di Via Ramazzini parecchie decine di persone fra operatori, pazienti e loro genitori o familiari, Massimo Barra, il medico che fondò il Centro nel 1976, e Gabriele Mori, presidente della Fondazione, hanno spiegato i motivi della nuova protesta che farà seguito, in data da definire ma comunque prima di Pasqua, a quella già svoltasi per ragioni analoghe lo scorso 13 novembre. Saranno presenti anche questa volta i vessilli della Croce Rossa Italiana, che è partner di Villa Maraini.
La protesta a venire avrà diversi temi in comune con quella di novembre, tutti nodi rimasti insoluti nonostante le assicurazioni date all’epoca da Alessio D’Amato, coordinatore della cabina di regia della Sanità del Lazio, in particolare per quanto riguarda la parziale riscrittura del regolamento regionale, passo che a Villa Maraini è considerato di importanza fondamentale. Del tutto nuovo e inatteso invece l’impedimento che, complici i tempi lenti della Prefettura, rischia di ritardare ulteriormente e con conseguenze disastrose per Villa Maraini il pagamento di antichi debiti contratti dal Comune.
Sebbene stando alle assicurazioni date a novembre si voleva che la questione fosse risolta entro lo scorso dicembre, è invece ancora in alto mare la revisione del regolamento intesa a eliminare qualsiasi dubbio circa la facoltà di Villa Maraini di somministrare metadone in sede. E’ una facoltà che le deriva dalla sua natura di struttura autorizzata ma che viene contestata dalla burocrazia della ASL di riferimento con interpretazioni del regolamento strumentali e però sufficienti a bloccare il rimborso delle spese sostenute dalla Fondazione per l’acquisto di metadone.
Il venir meno di questi rimborsi significherebbe mettere in gioco la stessa ragion d’essere di Villa Maraini perché, come ha detto Barra, “un centro antidroga senza metadone è come un centro antitumori senza chemioterapia”. Altro caposaldo della revisione del regolamento regionale auspicata dal Centro di Via Ramazzini è il recepimento – sollecitato già da tempo – della norma della legge nazionale antidroga che lascia libero il tossicodipendente di scegliere il luogo dove curarsi. La Regione Lazio prescrive invece una scelta vincolata al luogo di residenza.
Ma la prossima protesta investirà anche Comune e Prefettura, protagonisti di un duetto burocratico che si traduce in un nuovo rinvio di pagamenti da lungo tempo dovuti. Il contenzioso di Villa Maraini con l’Amministrazione capitolina affonda le radici nel 2012 e ha raggiunto un volume di circa 400.000 euro. Dopo lunghe trattative negli ultimi giorni sembrava si fosse arrivati all’epilogo quando all’improvviso il Comune ha avanzato una nuova e del tutto inattesa richiesta: il certificato antimafia, che va rilasciato dalla Prefettura. La quale però intende accordarsi quattro mesi di tempo, un intervallo “inaccettabile” considerati i tanti ritardi già accumulati, ha detto Mori, e che sarà quindi fra i motivi della protesta.