Funivia Gerusalemme, imprese francesi si ritirano… e quelle italiane?

Due imprese francesi si ritirano dalla costruzione della funivia a Gerusalemme. In Italia, la Pizzarotti e l’Acea hanno collaborazioni in attività presenti nei Territori palestinesi occupati e il governo tace. Evento a Roma il 14 aprile.

 

La Francia richiama le imprese con attività nelle colonie. Che fa l’Italia?

 

Comitato No Accordo Acea – Mekorot


A fine marzo, due imprese francesi, la Safege, filiale della Suez Environnement, e la Poma, si sono ritirate dal progetto per la costruzione della funivia che, in violazione del diritto internazionale, collegherebbe a Gerusalemme insediamenti illegali di Israele. A seguito di un recente richiamo da parte dei Ministeri francesi della Finanza e degli Esteri circa i rischi a cui potrebbero essere esposte per violazione del diritto, le due imprese hanno annunciato il loro ritiro.[1]

Nell’estate 2014, in un’azione coordinata, 19 stati membri dell’Unione europea, tra cui Francia e anche Italia, hanno pubblicamente messo in guardia le imprese sui rischi economici, legali e di credibilità in cui sarebbero incorse causa attività condotte negli insediamenti israeliani in Cisgiordania, a Gerusalemme Est e nelle alture del Golan.

L’allora Ministro degli Esteri, Federica Mogherini, attuale capo della diplomazia UE, aveva dichiarato che l’avviso pubblicato dall’Italia era “in sintonia con altri Paesi europei”.[2] Tuttavia, a differenza di altri governi europei, il governo italiano non ha mai preso misure nei confronti delle imprese italiane che fanno affari con l’occupazione israeliana.

A dicembre 2013, durante il vertice Italia-Israele, l’Acea SpA, che per il 51% è di proprietà del Comune di Roma, ha firmato un Memorandum d’intesa con la Mekorot, società idrica nazionale di Israele. La Mekorot sottrae acqua illegalmente dalle falde palestinesi e fornisce alle colonie israeliane illegali l’acqua rubata, come documentato da organizzazioni internazionali quali Human Rights Watch e Amnesty International. Inoltre, l’organizzazione israeliana Who Profits afferma che la Mekorot “è attivamente impegnata nella conduzione e nel mantenimento” della occupazione israeliana.[3]

Vitens, il primo fornitore di acqua in Olanda, a seguito delle indicazioni del proprio governo, ha interrotto un analogo accordo con la Mekorot, motivando la decisione con il proprio impegno a rispettare la legalità internazionale.[4]

Anche la Pizzarotti SpA, società privata che campa con i lavori pubblici, fa affari con l’occupazione israeliana. L’impresa di Parma sta costruendo la TAV israeliana che collegherà Tel Aviv e Gerusalemme attraversando per 6,5 km la Cisgiordania occupata e confiscando terre palestinesi, per realizzare un mezzo di trasporto che sarà riservato esclusivamente ad israeliani.[5]

La nota organizzazione palestinese per i diritti umani, Al Haq, ha affermato, in un parere legale, che ci sono “fondati motivi” per ritenere Pizzarotti responsabile di “atti che possono costituire gravi violazioni del diritto internazionale, come i crimini di guerra di saccheggio e di distruzione e appropriazione di beni”.[6]

Già dapprima la Deutsche Bahn (ferrovie tedesche) si era ritirata dal progetto su suggerimento del Ministero tedesco dei Trasporti, perché “ha ricadute problematiche in ambito di politica estera e potenzialmente contrarie al diritto internazionale”.[7]

La complicità con le violazioni israeliane del diritto internazionale da parte dell’Acea e della Pizzarotti vengono denunciate da tempo dalle campagne No all’Accordo Acea-Mekorot e Stop That Train, nell’ambito del movimento internazionale per il boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro Israele.[8]

Il governo italiano, che ai sensi del diritto internazionale ha il dovere di intervenire, fino ad ora ha colpevolmente taciuto, implicitamente permettendo alle imprese italiane succitate di lucrare sulle violazioni dei diritti umani.

Si ricorda che la Corte Penale Internazionale ha avviato una istruttoria, tra l’altro, proprio sugli insediamenti nei territori occupati, considerati dal Diritto Internazionale crimini di guerra. Ciò significa che il nostro Governo acconsente al perpetuarsi di tali crimini.

Chiediamo quindi con forza al Governo di intervenire e porre fine a tale illegalità.

Comitato No all’Accordo Acea Mekorot
fuorimekorotdallacea@gmail.com

Coalizione Italiana Stop That Train
fermarequeltreno@gmail.com

Note:

[1] http://www.lefigaro.fr/societes/2015/03/25/20005-20150325ARTFIG00062-telepherique-a-jerusalem-est-suez-environnement-jette-l-eponge.php

[2] http://www.lastampa.it/2014/06/27/esteri/litalia-alza-il-tiro-contro-israele-stop-agli-affari-nelle-colonie-bRDWy513nUzJGa6FxyDFyN/pagina.html

[3] http://www.hrw.org/sites/default/files/reports/iopt1210webwcover_0.pdf
http://www.amnestyusa.org/pdf/mde150272009en.pdf
http://www.whoprofits.org/content/mekorot%E2%80%99s-involvement-israeli-occupation

[4] http://www.vitens.nl/overvitens/organisatie/nieuws/Paginas/Vitens-be%C3%ABindigt-samenwerking-Mekorot.aspx

[5] http://bdsitalia.org/index.php/campagne-footer/stop-that-train/307-dossier-crossing-the-line-il-treno-ad-alta-velocita-tel-aviv-gerusalemme

[6] http://bdsitalia.org/index.php/comunicati-pizzarotti/789-alhaq-pizzarotti

[7] http://www.inge-hoeger.de/start/regionalesnrw/detail/browse/64/kategorie/inge-hoeger-1/zurueck/regionalesnrw/artikel/bundesregierung-findet-israelisches-bahnprojekt-politisch-sensibel/suchen/

[8] http://bdsitalia.org/index.php/campagne/no-mekorot
http://bdsitalia.org/index.php/campagne/stop-that-train

E per chi abita a Roma e dintorni, Il Comitato No all’Accordo Acea-Mekorot invita alla proiezione di The Fading Valley, documentario di Irit Gal sull’esproprio dell’acqua nella Valle del Giordano.

Martedì 14 aprile alle ore 17.00
Sala del Consiglio
Facoltà di Economia, La Sapienza
via del Castro Laurenziano 9.

https://www.facebook.com/events/1015865228442206/

Dibattito con:
– Coordinamento romano acqua pubblica (http://craproma.blogspot.it/)
– Comitato No all’Accordo Acea – Mekorot (http://bdsitalia.org/no-mekorot)

“The Fading Valley” di Irit Gal

Nella fertile Valle del Giordano, i pascoli dei contadini palestinesi sono stati dichiarati zona militare, i loro pozzi sono stati sigillati e l’acqua viene deviata alle colonie israeliane. Senza acqua non c’è vita e l’agricoltura sta scomparendo. Questo film testimonia la vita di questi agricoltori i cui diritti sono stati spazzati via e che sono considerati “illegali” nella propria terra.

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