Tutti i comandi e le basi Usa/Nato sono in piena attività per preparare la «Trident Juncture 2015» (TJ15), «la più grande esercitazione Nato dalla fine della guerra fredda».
La Nato lancia il Tridente
16 giu 2015 — di Manlio Dinucci
Tutti i comandi e le basi Usa/Nato sono in piena attività per preparare la «Trident Juncture 2015» (TJ15), «la più grande esercitazione Nato dalla fine della guerra fredda».
Si svolgerà in Italia, Spagna e Portogallo dal 28 settembre al 6 novembre, con unità terrestri, aeree e navali e con forze speciali di 33 paesi (28 Nato più 5 alleati): oltre 35mila uomini, 200 aerei, 50 navi da guerra. Vi parteciperanno anche le industrie militari di 15 paesi per valutare di quali altre armi ha bisogno la Nato.
Scopo di questa esercitazione «ad alta visibilità e credibilità» è testare la «Forza di risposta» (30mila effettivi), soprattutto la sua «Forza di punta» ad altissima prontezza operativa (5mila effettivi).
Sul fianco meridionale, partendo soprattutto dall’Italia, la Nato prepara altre guerre in Nordafrica e Medioriente. Lo conferma l’attacco effettuato in Libia, domenica scorsa, da caccia Usa F-15E che, decollati probabilmente da Aviano, hanno sganciato numerose bombe ufficialmente per uccidere un presunto terrorista.
Ad azioni simili si prepara l’Aeronautica italiana che, per verificare «le capacità dei suoi assetti nell’ambito di una forza ad elevata prontezza d’impiego», userà nella TJ15 l’aeroporto di Trapani (non quello di Decimomannu dove manca la «serenità» per le proteste contro le servitù militari), «per motivi eminentemente logistici, operativi e di distanze percorribili e per la pregressa esperienza maturata nel corso di altre operazioni condotte dalla base», ossia il bombardamento della Libia nel 2011. A Trapani-Birgi opereranno circa 80 aerei e 5mila militari, che (nonostante le rassicurazioni dell’Aeronautica) metteranno a rischio l’agibilità e la sicurezza dei voli civili.
Svolgerà un ruolo centrale nell’esercitazione il Jfc Naples, comando Nato (con quartier generale a Lago Patria, Napoli) agli ordini dell’ammiraglio Usa Ferguson, che è anche comandante delle Forze navali Usa in Europa e delle Forze navali del Comando Africa: alternandosi annualmente con Brunssum (Olanda), il Jfc Naples svolge il ruolo di comando operativo della «Forza di risposta» Nato, il cui comando generale appartiene al Comandante supremo alleato in Europa (sempre un generale Usa nominato dal Presidente). La proiezione di forze a sud va ben oltre il Nordafrica: lo chiarisce lo stesso Comandante supremo, il gen. Breedlove, annunciando che «i membri della Nato svolgeranno un grande ruolo in Nordafrica, Sahel e Africa subsahariana».
Sul fianco orientale, la Nato continua ad accrescere la sua pressione militare sulla Russia. Secondo notizie fornite al New York Times (13 giugno) da funzionari statunitensi e alleati, il Pentagono intende «preposizionare» armamenti pesanti (carrarmati, cannoni, ecc.), sufficienti a 5mila soldati, in Lituania, Lettonia, Estonia, Polonia, Romania, Bulgaria e Ungheria.
E mentre Washington fa sapere che non esclude di installare in Europa missili nucleari con base a terra, Kiev annuncia che potrebbero essere installati in Ucraina missili intercettori Usa/Nato, analoghi a quelli in Polonia e Romania. Ignorando che Mosca, come ha già avvertito, prenderà contromisure poiché le loro rampe di lancio possono essere usate anche per lanciare missili a testata nucleare.
In tale scenario si inserisce la «Trident Juncture 2015», espressione di una strategia di guerra a tutto campo. Lo conferma la partecipazione del segretario generale della Nato Stoltenberg, la scorsa settimana in Austria, alla riunione segreta del gruppo Bilderberg: quello che il magistrato Ferdinando Imposimato denuncia come «uno dei responsabili della strategia della tensione».
(il manifesto, 16 giugno 2015)